Special “Scrambler” su base 900 SS del 1992

Special “Scrambler” su base 900 SS del 1992

E’ ormai tempo di Scrambler: tutti vogliono vivere la nuova moda lanciata da Ducati.

Il fenomeno Scrambler sta ormai dilagando e lo fa non solo grazie al nuovo modello messo in produzione dalla Casa di Borgo Panigale: sono sempre di più, infatti, le special che vengono realizzate prendendo spunto da questa specifica caratterizzazione e questo tipo di attività trova ormai applicazione su modelli di tutte le marche e delle epoche più disparate.

Quella che potremmo definire “Scramblermania”, dunque, ha valicato i confini dell’universo Ducati, anche se naturalmente sono in molti a scegliere le moto bolognesi come base di partenza per le loro “variazioni sul tema”.

Una di queste proviene dalla CRN di Napoli, l’officina specializzata nella realizzazione di special accomunate da uno stile essenziale, ma al tempo stesso ben caratterizzato, e da una meccanica semplice.

CRN-Special-Scrambler-Ducati-su-base-900-SS-del-92

Questa filosofia di base ha fatto sì che i tecnici partenopei sviluppassero una particolare predilezione per gli esemplari della serie Super Sport, facili da reperire e ampiamente predisposti all’elaborazione, tant’è che anche in questo caso la scelta è ricaduta su una 900 SS del 1992 e, come dicevamo, l’opera di allestimento è stata portata avanti traendo ispirazione dal genere Scrambler.

Come prima cosa è stata modificata la struttura del telaio, andando a ridefinire la zona posteriore in virtù della nuova sella, decisamente più alta e allungata rispetto all’originale, così da poter ospitare con comodità sia il pilota che il passeggero.

CRN-Special-Scrambler-Ducati
Lo Scrambler realizzato dalla napoletana CRN è caratterizzato da un’importante operazione di alleggerimento, creando così una moto che ha tutti i presupposti per rivelarsi agile e divertente nella guida su strada.

Poi è stato sostituito il forcellone, andando a pescare dalla componentistica di un altro “best seller” Ducati, il Monster, e impostando la sospensione posteriore con un tocco dal sapore retrò: al posto del monoammortizzatore previsto ormai da tutti i modelli di moderna concezione, infatti, troviamo due ammortizzatori Bitubo WMT01 (peraltro ampiamente regolabili) disposti uno per lato, come accadeva sull’esemplare del 1962.

Le “citazioni storiche” proseguono poi con entrambi i parafanghi, in alluminio spazzolato e dal design estremamente minimalista, mentre il serbatoio del carburante (dotato di un classico tappo Monza con apertura a scatto) è in fibra di vetro e solo grazie a un’apposita verniciatura, opera della Carrozzeria Notaro, dà viceversa l’impressione di essere anch’esso realizzato in metallo, mentre le relative aerografie sono state eseguite dalla Ivan Design.

Passando alle ruote, altro elemento particolarmente distintivo su una moto di questo tipo, da notare come i cerchi derivano da quelli di una Sport Classic GT 1000, con il canale verniciato di nero, mentre il posteriore è stato modificato per risultare compatibile con il forcellone del Monster; a completare l’opera, ecco due pneumatici Golden Tire caratterizzati da una scolpitura che permette di affrontare anche qualche tratto di fuoristrada leggero, senza per questo penalizzare l’utilizzo su asfalto.

Per lo stesso motivo, si è deciso di equipaggiare l’impianto frenante anteriore con un solo disco, in modo da evitare che una risposta troppo potente potesse creare disagio in condizioni di aderenza limitata, anche a fronte della notevole opera di alleggerimento di cui è stato protagonista il veicolo.

Anziché affidarsi ai dischi originali, però, si è preferito installare delle unità Braking con profilo a margherita sia davanti che dietro, caratterizzate dallo stesso diametro riportato sul libretto di circolazione, mentre le pinze sono le Brembo di serie semplicemente verniciate di nero.

Ruote a raggi, il forcellone di un Monster, due mono vintage style e ruote tassellate. Questa la ricetta classica per realizzare una vera Scrambler.

A livello di motore, le uniche modifiche significative hanno riguardato l’impianto di scarico, costituito da un vecchio catalizzatore Ducati opportunamente rivisto in modo da ottenere un compromesso accettabile tra sound, prestazioni e ingombri, e quello di alimentazione, con i caratteristici carburatori Mikuni che anziché “respirare” attraverso l’airbox originale contano su due filtri a tronco di cono ad alta permeabilità della BMC.

Vista l’essenzialità dell’allestimento, grande attenzione è stata dedicata all’impianto elettrico, affinché i vari cablaggi, modificati in virtù della nuova caratterizzazione, fossero accuratamente celati alla vista.

Una volta spostato il blocchetto di accensione sul lato sinistro del telaio, infatti, il ponte di comando è adesso dominato da un unico strumento multifunzione della Acewell, che dispone di un contagiri analogico nella parte alta, all’interno del quale sono integrate anche alcune spie di servizio, e di un display a cristalli liquidi in quella bassa, essendo così in grado di fornire un gran numero di informazioni.

La posizione di guida fa affidamento su un manubrio PBR in allumino di chiara impostazione fuoristradistica e su una coppia di pedane Tarozzi in ergal ricavato dal pieno che fanno della leggerezza e dell’essenzialità il loro punto di forza.

Anziché ricadere sull’ormai diffusissimo faro del Monster, la scelta del gruppo ottico anteriore ha interessato un elemento aftermarket, che, oltre a essere più piccolo, richiama proprio la fisionomia dello Scrambler grazie alla sua particolare forma allungata.

Anche gli indicatori di direzione e la luce di stop denotano la medesima provenienza, integrandosi perfettamente con lo stile generale del mezzo, mentre alcuni particolari in ergal ricavato dal pieno, come gli specchietti retrovisori, il serbatoio dei comandi al manubrio Evotech, il tappo di carico dell’olio, il coperchio della frizione Star Performance e altri dettagli completano la ricetta messa a punto dalla CRN.

Ne risulta un mezzo dal forte impatto estetico, anche se, a ben guardare, l’impostazione tecnica è abbastanza semplice.

Quello che fa la differenza è il modo in cui sono stati accostati i vari elementi, donando uniformità all’insieme e cogliendo lo spirito che animava il modello originale.

Ecco perché anche il nuovo Scrambler Ducati sta ottenendo un successo tale che, a quanto pare, sta già scatenando la fantasia dei preparatori, pronti a rispondere alle richieste dei ducatisti che vogliono un mezzo fuori dagli schemi.

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