Ducati Streetfighter V4 S vs Ktm 1290 Super Duke Gt

Ducati Streetfighter V4 S vs Ktm 1290 Super Duke Gt

Una comparativa atipica ma con diversi punti di connessione. Una Ducati Street Fighter è paragonabile ad una Ktm 1290 Super Duke Gt?

di Alessandro Bianchi

Di getto vien da pensare …….. assolutamente no !!!! Ma invece vi dimostro che malgrado si tratti di due segmenti apparentemente diversi, le connessioni ci sono eccome, vediamole insieme .

Una doverosa prefazione :

Ufficialmente e di facciata sono diverse, l’una sport tourer e l’altra street fighter dura e pura, ma è veramente così ?? Cominciamo a scoprirle partendo dalla Ktm, che con la sigla Gt intende proporci un mezzo versatile e che possa anche affacciarsi al segmento turistico . Ma la verità è che questo modello non viene creato da un foglio bianco con l’intento di perseguire tale obiettivo, bensì ,quei ragazzacci in Ktm hanno pensato bene di prendere la Beast 2.0 in carne ed ossa, ( e di carne sappiate che ce n’è proprio tanta !! ) schiaffargli un plexiglass minimal, un serbatoio da 23 lt, la possibilità di montare come optional una sella confort riscaldabile e ………… voilà il gioco è fatto, habemus la sport tourer !!!!

Ma a questo punto direi che sia meglio far chiarezza. Vista la genesi dalla quale proviene il prodotto Gt, proposto da quei burloni in Ktm, è il caso di dire che si discosta di gran lunga dalla tradizionale sport tourer alla quale eravamo abituati. Mi spiego meglio, questo segmento, peraltro in forte fase di contrazione poiché soprafatto dalle crossover, ha sempre proposto mezzi dotati di stazze ed ingombri imponenti, dove all’agilità si preferiva la solidità con ciclistiche capaci di viaggiare in autostrada piantate in terra senza vibrazioni a velocità supersoniche, con la minima esposizione all’aria. La Gt proposta da Ktm irrompe a gamba tesa negli inviolati canoni ortodossi che contraddistinguevano le sport tourer, piazzando alcune innovative e rivoluzionarie peculiarità che oltre a spiazzare, possiamo dire che danno vita ad un nuovo concetto di sportività unita al turismo. Infatti nel caso di chi volesse mettersi nel garage la Super Duke Gt della casa di Mattighofen sappia che quella sigla Gt è fuorviante dal classico concetto ortodosso di Gran Turismo .

ktm

Ma cosa hanno combinato ??? Semplice, hanno dato vita ad un segmento innovativo dove in primis ktm punta tutto o quasi, sulla preservazione della sportività espressa dalla sua naked procace, the Beast ,dando la possibilità di godere di questa giostra non solo nelle sparate giornaliere, ma grazie a qualche piccolo ritocco, di estenderne l’utilizzo e la permanenza in sella anche nei viaggi a medio raggio. Geniali !!!!!!

Il problema delle naked è proprio questo, belle, divertentissime e adrenaliniche, ma rimangono nell’immaginario collettivo dei giocattoloni, proprio perché al di fuori del puro divertimento l’handicap più grosso è la totale assenza di protezione all’aria, che caratterizzandole ne determina anche un’utilizzo condizionato da un’affaticamento precoce dovuto al totale impatto con l’aria, almeno nella maggior parte dei casi.

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Quindi paragonare la Ktm 1290 Super Duke Gt con la Ducati Street Fighter è legittimo, la prima è una naked pura travestita da tourer e la seconda una naked con doti ciclistiche e motoristiche che la rendono inaspettatamente fruibile e godibile anche in un’utilizzo non estremo .

Infatti malgrado la Street Fighter e la Panigale V4 affiancate possano sembrare identiche , tranne ovviamente che per l’anteriore, di identico non hanno proprio nulla se non le forme puramente estetiche. La Street è il frutto di un’accurata ricerca di un perfetto equilibrio dinamico che pone l’attenzione alla fruibilità dell’enorme potenziale del propulsore che esordisce con i suoi 208 cv, valore assoluto per una nuda !! Ma in Ducati sappiamo che la ricerca e l’evoluzione sono il denominatore che caratterizza questo marchio, e questa nuova creatura ne è la prova.

Difatti a dispetto della Panigale V4,le quote sono differenti, la Street vanta di un’interasse notevolmente più lungo e di un’avancorsa più aperto ed anche il motore è diverso, malgrado la cilindrata sia rimasta la stessa, la rapportatura è più corta e nelle prime 3 marce il ride by wire limita l’erogazione tagliando la potenza. La scommessa di Ducati con questo progetto era quella di trovare un perfetto connubio tra motore e ciclistica tale da poter rendere fruibile ed anche utilizzabile tutta la spropositata cavalleria a disposizione .

Ducati Street Fighter V4 e Ktm 1290 Super Duke Gt, come vanno

Due moto diversissime, ma capaci entrambe di generare forti emozioni e assoluto piacere di guida. Cominciamo con la Street Fighter, bella e accattivante, inutile dirlo, ma contrariamente a ciò che si potrebbe pensare, una volta saliti in sella, si apprezza una comodità inaspettata, si è dentro alla moto e non sopra come con la Gt, con una posizione naturale e confortevole. La Gt ha un’impostazione differente ,si è sopra la moto e la seduta è più alta.

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Una volta partiti nella Ducati ciò che stupisce è la sensazione di stabilità e rigore che trasmette anche a basse velocità, la moto è piantata in terra e stupisce la sensazione di sicurezza inaspettata per una super naked , in tutto ciò il motore ha un ruolo preponderante, infatti se la manopola non viene molestata in maniera scriteriata, l’erogazione è dolcissima, lineare e corposa sin dai bassissimi giri, permettendo di passeggiare tranquillamente senza strappi o esitazioni, anzi la posizione di guida particolarmente confortevole invita ad un’andatura scorrevole che comunque regala un bel piacere di guida.

Ma poi se vogliamo scoperchiare l’altro volto di questo mezzo non bisogna far altro che girare la manopola con decisione per trovarsi tra le mani una vera macchina da guerra. Il poderoso V4, comincia subito scaricare a terra la sua moltitudine di cavalli con una progressione impressionante, non ci sono vuoti di erogazione od incertezze, i giri salgono con una velocità fulminea ritrovandosi al limitatore in pochi attimi. La schiena non è quella di un bombardone bicilindrico, che solitamente presenta il classico picco di coppia, qui la progressione è para, elettrica ma vigorosa e costante fino alla zona rossa, la spaventosa trazione, sempre presente ad ogni regime, è l’elemento peculiare che ne caratterizza le doti di un’erogazione che lascia basiti.

Il cambio è un’opera d’arte, spalancando il gas le marce vengono fagocitate una dietro l’altra a colpi di fucile, o forse meglio dire a colpi di mitragliatrice, vista la velocità e la precisione chirurgica sconcertante del cambio elettronico. Nelle accelerazioni è bene tenersi forte al manubrio se non si vuole volar via raggiungendo velocità in pochi attimi sconcertanti, ed anche andando semplicemente allegri non ci si accorge che si va forte facendo tanta strada, insomma una moto dotata di una doppia anima.

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La ciclistica è stata oggetto di approfonditi studi proprio per poter gestire e sfruttare,( ovviamente per chi ne è capace) l’enorme potenziale e la moltitudine di cavalli di cui dispone. Infatti grazie alle sue quote ciclistiche, nel misto stretto non è un fulmine di guerra, specialmente nei repentini cambi di direzione, ma di contro, la ciclistica , pur sbattendola con vigore negli ingressi curva e nei piff paff più marcati, non si scompone mai, mostrando un rigore da riferimento ed una capacità di ingressi a velocità fuori del comune.

L’ avantreno preciso e ben piantato, è l’altro elemento di punta che completa l’opera, infatti entrando forte, anzi molto forte, si necessita di raggiungere subito angoli importanti e qui entra in gioco un’anteriore che oltre a consentire un percorrenza rotonda, è anche capace di chiudere arrivando alla corda con estrema naturalezza, raggiungendo inclinazioni da supersportiva con grande facilità, grazie anche al gommone da 200/60 che regala un’appoggio infinito con il risultato di poter beneficiare di un feeling di guida che trasmette tanta sicurezza sempre ed in ogni contesto.

La Streetfighter contrariamente a quello che si possa pensare, non è una moto nervosa o di difficile gestione, anzi, le sue reazioni sono sempre controllate e ampiamente prevedibili, specie se si considera la vagonata di cavalli di cui dispone,il lavoro in Ducati è stato straordinario raggiungendo un livello di perfezione ingegneristica che rasenta la perfezione. Far andar d’accordo 208 cv ed una ciclistica naked senza che quest’ultima mostri segni di insofferenza con torsioni, sbacchettamenti od altre varie reazioni di “intolleranza” , che di norma sarebbero fisiologiche, è veramente tanta roba.

Ma non andate via che non abbiamo ancora finito, il meglio deve ancora venire !!! Grazie all’eccelso lavoro compiuto, stabilità e rigore come abbiamo già detto, sono le chiavi di volta che ti permettono anche di osare e di lanciarti dentro un curvone ad oltre 200 km/h sottosopra con il ginocchio a terra e ………miracolo spalancare tutta manetta, e la moto non accenna a muoversi ,anzi schiacciandosi in terra trasmette esattamente la stessa sensazione di appoggio e stabilità di quando si viaggia a 80 km/h. L’elettonica ovviamente è al top e lavora sempre senza essere mai invasiva, inoltre offre la più ampia possibilità di settare, variare e regolare tutti i parametri a seconda delle proprie esigenze.

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E la Ktm che fine ha fatto ???? Certo affiancata alla Street sicuramente sfigura in termini di prestigio ingegneristico, la sua componentistica è di livello nettamente inferiore, il comparto sospensioni in termini di funzionamento non è minimamente paragonabile alle Ohlins che viaggiano tre spanne sopra alle WP di Ktm, la scorrevolezza la precisione ed il sostegno dinamico che offrono le gialle Svedesi è inarrivabile , inoltre il mono della Ktm è privo di leveraggio con attacco diretto sul forcellone.

Anche l’elettronica rispetto a Ducati, malgrado funzioni bene è ancora ad uno stato primordiale, le regolazioni sono esigue e limitate. Mi sento di dire che ducati vanta una superiorità tecnologica e componentistica oggettiva che la rende in questo contesto sicuramente vincente. Ma si sa, quello che conta poi all’atto pratico per noi motociclisti sono le sensazioni !! E qui Ktm si prende una rivincita, perché se è vero che la tecnologia di Ducati primeggia, Ktm in termini di sensazioni percepite vince a braccia basse, offrendo un mezzo che risveglia i nostri recettori sensoriali stimolando le ghiandole surrenali ad una abbondante produzione di adrenalina, risultando così sconsigliata per deboli di cuore.

Eh sì loro in Ktm fanno così, bando alle ciance, pochi fronzoli, un bel traliccio vecchia concezione, ma meravigliosamente efficace, nel quale viene incastonato un bombardone da 1300 e spicci cc, con 140 Nm e con la spinta di un Caterpillar. Ebbene la prerogativa di questo propulsore si traduce non tanto nella potenza, piuttosto nella forza e nella veemenza con cui palesa il suo carattere vigoroso, erogando notevolissimi quantitativi di Newton metri di coppia già da bassissimi giri, il chè dal lato emozionale è sicuramente appagante, ma dal lato strutturale mette alla frusta il reparto sospensioni, specie se si esagera con le manate di gas.

Quindi la guida, risulta piacevolissima divertente ed adrenalinica ma solo se mantenuta fluida e scorrevole, guidata ad uso race diventa impegnativa e poco gestibile, mostrando alcune carenze in termini ciclistici. L’elettronica è un po’ semplificata ma comunque efficace e le sospensioni fanno il loro lavoro ma senza eccellere e qui onestamente a mio avviso Ktm avrebbe potuto/dovuto far meglio , vista specialmente la poca gentilezza con la quale il propulsore si esprime. Ma non fraintendetemi, non è che i 208 cv della Ducati siano bruscolini o roba poco emozionante, è che sulla Street tutto è più composto e controllato, a partire dall’erogazione per finire alla ciclistica, offrendo il perfetto equilibrio dinamico, il connubio tra rigore ciclistico e la possibilità di poter gestire i suoi 208 cv che per una naked è veramente tanta roba.

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Ktm al contrario, offre un mezzo estremamente reattivo, con una posizione più alta e con un’avantreno estremamente sensibile e veloce. La moto sul misto medio e stretto dà la sensazione di cadere dentro le curve con una facilità disarmante, al contrario di Ducati nei cambi di direzione è rapidissima, ma richiede il lavoro del pilota per inserirla in ingresso, proprio a causa del suo equilibrio “precario” e di un’instabilità che pecca di quella precisione e di quel rigore ciclistico che invece appartiene alla Street. insomma la Ktm è una vera funbike capace di far divertire alla stragrande, con un motore che offre sempre ed in ogni contesto tanta forza e coppia . Sul veloce però la stabilità e l’appoggio di Ducati è inarrivabile, scoraggiando così il desiderio di fiondarsi a capofitto nei curvoni da oltre i 200 km/ h ginocchio a terra . Insomma due moto con un’anima contrapposta, sicuramente bellissime da guidare ma sostanzialmente diverse. Basta solo avere le idee chiare su cosa si cerca e che tipo di emozione si vuole.

Concludendo e facendo una considerazione finale su questi due super mezzi penso che per quanto riguarda Ducati :

malgrado il meraviglioso lavoro svolto sulla perfetta accordatura tra ciclistica e motore, forse sarebbe stato meglio renderla un pelo più passionale ed emozionale o meno educata, magari rinunciando un pochino a questo perfetto equilibrio che inevitabilmente va ad intaccare quel lato emozionale di un mezzo che nasce concettualmente privo di raziocinio.

Ktm :

Passionale, arrogante ed adrenalinica in perfetto stile Ktm, una vera naked mascherata, ma con delle carenze in termini di sospensioni, quando si comincia a far sul serio le badilate di coppia mettono letteralmente a sedere il posteriore innescando veementi pompaggi che ne compromettono la guida, il freno anteriore è poco modulabile e troppo aggressivo nella prima parte della frenata, l’anteriore nelle staccate decise affonda troppo alleggerendo il posteriore. Se guidata fluida è meravigliosa e incredibilmente scorrevole, capace di trasmettere sensazioni sublimi.

In fine un’ultima considerazione riguardo i rispettivi telai, Ktm monta un tradizionale ma meraviglioso traliccio mentre Ducati un front frame con attacco diretto sulle teste, assolutamente innovativo ma……. onestamente rimango dell’idea che un telaio tradizionale trasmette una bellezza di guida senza eguali, il front frame è molto rigido passatemi il termine duro, manca di quell’elasticità che ti permette di comunicare appieno con la moto dandoti una sensibilità ed un feeling unico, inoltre nella percorrenza delle curve il front frame toglie rotondità alla moto, risultando più dura e spigolosa da far girare, ma questa è un’altra storia ed un altro argomento che analizzeremo un’altra volta !!!

Buona strada a tutti Biker’s !!!!!!!

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