Prova Ducati Diavel 1200 Base: angeli e demoni

Prova Ducati Diavel 1200 Base: angeli e demoni

Una moto dalla doppia personalità: bruciante in accelerazione, ma anche divertente nelle curve,oltre che comoda in città.

Oltre alla prova vera e propria di questa moto, una volta tanto, volevamo capire che cosa ne pensasse la gente. Per questo motivo, tra una manciata di pieghe e l’altra, ci siamo fermati in una decina di bar cercando di capire quali sensazioni suscita il nuovo Diavel.

Tra i vari commenti, a colpire sono stati i giudizi di chi è rimasto favorevolmente impressionato, anche perché alcuni si sono addirittura dimostrati a corto di parole di fronte a un modello di così forte personalità.

Molti, tuttavia, rispondevano al nostro quesito con un’altra domanda: volevano sapere come va la moto. Così, sentendo che si guida bene e che è ancora più facile di quello che potrebbe sembrare, scattava la curiosità di poterla provare: proprio quello che era successo a noi, appena era stata presentata!

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Con le sue forme muscolose il Diavel non passa certo inosservato, ma la maggior parte delle persone che lo vedono si immaginano una moto goffa e pesante, mentre quando scoprono che si guida quasi come una sportiva non vedono l’ora di provarlo.

In sella al Ducati Diavel 1200

Ora, dopo averla testata a lungo, possiamo dire che appena montati in sella ci si sente subito a proprio agio, anche grazie alla possibilità di appoggiare comodamente a terra entrambi i piedi. Inoltre, anche se la mole del veicolo non è trascurabile, la sensazione è quella di un discreto controllo, oltre che di una posizione di guida comoda.

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La posizione di guida è decisamente più comoda rispetto alla classica Ducati sportiva grazie al manubrio largo, alla sella bassa e alle pedane avanzate.

L’unico appunto riguarda l’esposizione all’aria che, dopo qualche chilometro ad andatura sostenuta, si fa sentire; inoltre, nelle manovre a bassa velocità il largo manubrio obbliga a distendere completamente le braccia e a spostare il busto in avanti. Nonostante questo, comunque, si riesce a effettuare una inversione a U senza la necessità di aiutarsi con le gambe.

In accelerazione, la sella offre un ottimo appoggio e le pedane, nonostante siano particolarmente avanzate, trasmettono la giusta sensibilità.

Ben posizionate sono anche le leve al manubrio, mentre l’aspetto più innovativo del ponte di comando è senza dubbio la strumentazione, caratterizzata da due elementi (di cui uno a colori), attraverso la quale sono riportate tutte le informazioni da tenere sotto controllo.

Anche perché il Diavel è contraddistinto da una sofisticata gestione elettronica che permette al conducente di intervenire su vari parametri: il motore, ad esempio, è dotato di tre diverse mappature preimpostate, abbinate a loro volta a un determinato valore del controllo della trazione, anche se all’occorrenza si può intervenire scegliendo quello preferito tra gli otto livelli disponibili, così come succede anche sulla Multistrada 1200.

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Il sistema di scarico di tipo 2 in 1 in 2 è senza dubbio l’elemento che caratterizza maggiormente l’estetica del lato destro.

Per apprezzare al meglio le prestazioni del Diavel, abbiamo deciso di partire dal Riding Mode Sport, cui corrispondono 162 Cv di potenza massima. A questo abbiamo poi tolto tutti gli aiuti elettronici del caso, ottenendo un’accelerazione davvero rabbiosa, che poche moto al mondo sono in grado di esprimere: nelle prime due marce, il Diavel si trasforma infatti in una vera bruciasemafori, ma all’occorrenza, spingendo un semplice tasto, la belva si trasforma in un agnellino grazie al Riding Mode Urban.

Con quest’ultimo, la moto può essere guidata da chiunque, tanto è dolce nell’erogazione e fluida nel riprendere giri anche alle velocità più basse, dimostrandosi ottima anche nel traffico cittadino. In tale circostanza, la guidabilità è sorprendente e, pur avendo misure importanti, la moto risulta agile e facile da condurre, anche nelle curve più strette, dove, essendo ben bilanciata, si riescono a raggiungere angoli di inclinazione notevoli, grazie anche al grip offerto dai pneumatici Pirelli bimescola che al posteriore vedono una soluzione “oversize”, con 240 mm di larghezza; una scelta dettata più dalla resa estetica che non dalle effettive esigenze ciclistiche, ma che non toglie efficacia alle doti dinamiche del mezzo.

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L’enorme ruota posteriore da 240/45-17″ non impedisce al Diavel di disimpegnarsi con agilità nelle curve più strette.

A sorprendere positivamente sono anche i consumi particolarmente contenuti in rapporto alla cilindrata, un aspetto questo probabilmente collegato alla riduzione dell’angolo di incrocio tra le valvole da 41° a 11° del bicilindrico Testastretta Evoluzione di 1198 cc.

Inoltre, l’airbox di grande capacità fa “respirare” al meglio il propulsore in modo da ottimizzarne il funzionamento in ogni condizione di utilizzo.

La frenata con Abs è a dir poco entusiasmante, visto che permette di “pinzare” forte anche in condizioni di aderenza non ottimale. Su questo aspetto abbiamo effettuato più di una prova, ripercorrendo lo stesso tratto di strada con l’Abs inserito e senza: la moto ha un comportamento completamente diverso e questo ci ha fatto apprezzare ancora di più l’efficacia del sistema antibloccaggio.

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La presenza dell’Abs si fa apprezzare per la sua efficacia in presenza di fondi non perfettamente lisci o carenti in fatto di aderenza.

Lo stesso vale per la frizione antisaltellamento, che offre un prezioso contributo sia per quanto riguarda la guida, laddove il freno motore di un bicilindrico con questo alesaggio andrebbe inevitabilmente a scomporre l’assetto in fase di scalata, che in termini di comfort, con un carico da applicare alla leva più che accettabile in relazione alle caratteristiche del bicilindrico.

prova_ducati_diavel_base_1200 (3)Il feeling di guida prosegue con la taratura delle sospensioni. Sia la forcella Marzocchi che l’ammortizzatore Sachs, infatti, hanno un funzionamento ben calibrato, pur se tendenzialmente sportivo.

Il Diavel, comunque, si adatta meglio ai percorsi di montagna, preferibilmente guidati, piuttosto che ai lunghi tragitti autostradali, confermandosi in questo una vera Ducati, nonostante la sua veste non convenzionale. Quando si tratta di curvare, quindi, questo modello non si tira indietro, a differenza di alcune sue rivali, capaci solo di andare sui rettilinei.

Un ultimo suggerimento: non provate a impennare con il controllo della trazione inserito, c’è il rischio che, una volta sollevata la ruota anteriore, il motore “perda” improvvisamente potenza facendola atterrare di nuovo sull’asfalto con una certa violenza e soprattutto, causando l’accidentale (e doloroso!) urto delle parti basse di chi guida contro il serbatoio del carburante: meglio non provarci!

Tornando ai nostri amici al bar, quindi, non possiamo che confermare loro la piacevolezza di guida di questo nuovo “mostro” della Ducati, sottolineando ancora una volta come si tratti di una moto godibile e versatile, non certo (e comunque non solo) una scelta di semplice immagine.

Foto Damiano Cazzamali

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