Da Evo a Cafe Racer in poche mosse

Da Evo a Cafe Racer in poche mosse

Vi presentiamo il Monster 1100 Evo allestito, in stile cafe racer, da Luis Bertelli.

Ci sono special che nascono con la necessità di trasformare tecnicamente ed esteticamente un modello magari non più giovanissimo, aggiornandolo con la componentistica che, nel frattempo, si è resa disponibile sul mercato, e altre invece che percorrono la strada inversa, decisamente più complicata e non priva di rischi, assumendo un aspetto e una caratterizzazione vintage, pur mantenendo un equipaggiamento moderno.

Questo Monster 1100 Evo allestito da Luis Bertelli, della Luis Moto di Pisa, già noto ai nostri lettori per altre realizzazioni pubblicate in precedenza su Mondo Ducati, appartiene alla seconda categoria.

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Il Monster rimane sempre tale, ma le soluzioni estetiche di Luis gli donano un altro charme: tanti i particolari interessanti, il tappo del serbatoio vintage, gli specchietti stile Cafe Racer, l’originale impianto di scarico di matrice artigianale e la bella e curata sella in pelle.

Secondo lo specialista pisano, infatti, questa versione della nuda di Borgo Panigale non è mai stata valorizzata come si deve dai vari customizzatori e perciò ha deciso di intervenire secondo quelli che erano i suoi gusti specifici in materia di tuning dal sapore retrò.

L’idea di Luis non era quella di stravolgere la moto, ma di apportare modifiche semplici e completamente reversibili, come delle piccole pennellate qua e là che, però, fanno assumere a un quadro una connotazione diversa.

La macchina del tempo procede al contrario, riportando indietro le lancette dell’orologio.

Ecco che da naked sportiva e tecnologica, il Monster 1100 Evo si è trasformato in una cafe racer contemporanea, caratterizzata da uno stile classico, ma comunque molto performante, visti i 110 Cv di potenza massima erogati dal bicilindrico Ducati a due valvole con raffreddamento ad aria e la straordinaria agilità offerta dalla parte ciclistica.

Inoltre, Bertelli ci teneva particolarmente al fatto che la moto risultasse pratica, in modo da poter essere utilizzata anche tutti i giorni, grazie a una sistemazione comoda sia per il pilota che per il passeggero; pertanto, la prima cosa su cui si è concentrato è stata la realizzazione di una sella biposto che, pur avendo un look accattivante, come testimonia la forma appuntita della parte posteriore, la scelta dei materiali e la particolarissima lavorazione, andasse a sostituire l’originale senza abbassare il livello del comfort.

Allo stesso modo, il manubrio di serie ha lasciato il posto a un’unità della Tommaselli che, oltre a possedere una forma “old style”, determina un’impugnatura più raccolta ed equilibrata, grazie anche ai raiser in alluminio ricavato dal pieno che Luis ha realizzato appositamente.

Bertelli, tuttavia, ha deciso di spingersi ancora oltre, con un particolare che identifica il Monster quasi quanto il serbatoio del carburante: il gruppo ottico anteriore. In questo caso, è stato effettuato una sorta di viaggio a ritroso nel tempo, passando dal modernissimo proiettore del 1100 Evo a un normalissimo faro tondo, simile a quello che equipaggiava il primo esemplare del 1993.

Va detto che, sulla carta, l’operazione era assai rischiosa, ma il risultato finale sembra dare ragione a Luis, soprattutto in considerazione di altri due interventi che, in un certo senso, completano il quadro: quello sul tappo del serbatoio, che adesso è di tipo Monza, con flangia di adattamento costruita a mano, e quello sul parafango anteriore, adesso composto da una semplice lamiera di alluminio sagomata appositamente e sostenuta da supporti tubolari in acciaio inox che integrano anche quello per il sensore dell’abs.

Tutte insieme, queste modifiche conferiscono credibilità alla moto, anche se la caratterizzazione tecnica che Bertelli ha voluto dare a questo Monster non si basa esclusivamente su particolari dal gusto nostalgico: l’esempio più eclatante in tal senso è l’impianto di scarico, di tipo 2 in 1, che conta sui collettori originali lucidati a specchio e, soprattutto, su un terminale GP style in acciaio inox con manicotto di unione tra collettore e terminale modificato per inclinare ancor più verso l’alto il silenziatore stesso.

Eppure, questo contrasto tra vecchio e nuovo non stona affatto con la coerenza generale del mezzo, ma le dona semmai ancora maggiore personalità.

Questo vale anche per i copricinghie di distribuzione dotati di oblò in plexiglas con cornice in alluminio lucidato a specchio, attraverso i quali è possibile vedere le pulegge sottostanti, per il portatarga Ducati Performance modificato in modo da avvicinare ulteriormente la targa al gruppo ottico posteriore, previa l’eliminazione della luce per illuminare quest’ultima, o per le leve del freno anteriore e della frizione di tipo corto, in alluminio ricavato dal pieno e dotate di regolazione.

Curiosa, poi, la soluzione che Bertelli ha utilizzato per fissare gli indicatori di direzione anteriori, vincolandoli direttamente ai tubi del telaio a traliccio, anziché al faro o agli steli della forcella, attraverso dei supporti artigianali in alluminio.

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Su questo Monster, dunque, si cambia di volta in volta registro a seconda del dettaglio preso in esame, ottenendo comunque un effetto sorprendentemente omogeneo.

Dal caratteristico specchietto retrovisore ancorato all’estremità esterna del manubrio, tipico del genere cafe racer, al coperchio dell’alternatore in ergal ricavato dal pieno, passando per il supporto tubolare in acciaio inox che sostiene il faro e la strumentazione, dunque, si evidenzia tutta la padronanza che Luis ha sviluppato lavorando sui bicilindrici desmodromici, al punto da poter rivisitare, senza passi falsi o, peggio ancora, eccessi cattivo gusto, anche una pietra miliare come il Monster 1100 Evo, l’ultimo rappresentante della gloriosa serie a due valvole con raffreddamento ad aria.

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