Cercasi elemento di disturbo, cercasi qualcuno che sappia inserirsi nel circolo ristrettissimo che tre piloti si stanno costruendo attorno: Jonathan Rea, Alvaro Bautista e Toprak Razgatlioglu.
Prepotenti, padroni della propria moto, che pure anche altri guidano uguale alla loro, affamati di vittoria, stupefacenti, fanno il bello e il cattivo tempo.
Decidono loro, anche quando eliminarsi e lasciare agli altri un po’ di spazio sul podio. E’ la storia delle tre gare di Assen, ed è la storia di tre piloti che sembra non vogliano lasciare spazio a nessuno. Ognuno di loro ha i propri motivi, la propria forza, il proprio punto di arrivo.
Cominciamo da uno, Jonathan Rea. Rubiamo per lui un soprannome prendendolo dal ciclismo, quello che fu di Eddy Merckx: il cannibale. Non si placa Rea. Anni e anni di dominio, anni di vittorie in sella alla sua Kawasaki non lo appagano, non lo saziano, e – nonostante la sua età diventi ogni anno meno verde della sua moto – è sempre lui il riferimento ed è sempre lui che fissa la misura di quanto debba essere alto il livello della contesa. Rivuole il titolo, lo considera suo.
Ne sa qualcosa Alvaro Bautista, battuto in Gara 1 e in Superpole Race nel furioso corpo a corpo con il pilota irlandese di Ballymena. Dal canto suo lo spagnolo, rientrato quest’anno nel circolo dei tre grazie al ritorno in sella alla Ducati Panigale V4R, dimostra quanto i due anni di purgatorio in sella alla Honda non lo abbiano fiaccato. Tutto è tornato a scorrere nel flusso naturale, non c’è nulla da aggiungere: Alvaro è tornato con gli altri due a giocarsi la vittoria perché ha di nuovo la sua Rossa.
Penalizzato nella gara sprint della domenica mattina per una discutibile escursione nella zona verde, retrocesso dal secondo al terzo posto a vantaggio di Razgatlioglu, vince Gara 2 e vola in testa alla classifica. Lo spagnolo sulla moto rossa di Borgo Panigale è tornato a dare il meglio di se; dal team Aruba.it è stata data ad Alvaro la possibilità di rimediare ai pasticci del 2019, quando perse il titolo dopo aver dominato la prima parte della stagione in maniera imbarazzante, e il pilota iberico, subito in palla, non vuole deludere. E’ tranquillo, consapevole di se, ironico quando andando a tagliare per primo il traguardo della gara finale ed ha guardato con fare inorridito la zona verde incriminata.
Poi c’è il terzo, il campione del mondo in carica, il più giovane, quello che per il momento – dei tre – sembra faticare di più, ma che comunque è ancora lì, attaccato come un’ombra ai due già citati e, come loro, fa un’altra gara, un altro sport. Jonathan, Alvaro e Toprak fanno e disfano: è grazie all’incidente tra il turco e l’irlandese in Gara 2, costato uno zero ad entrambi, che gli altri hanno avuto spazio. Sono quelli che vengono dopo, che per ora hanno avuto gloria semmai nelle prime fasi di gara e poi sono stati sverniciati e lasciati lì. Ed è a loro che si sventola davanti il cartello: “Cercasi figura professionale di pilota che possa arginare e contenere il potere dei tre”.
SBK a Jerez: avanti tutta!
A Jerez de la Frontera, seconda tappa del campionato SBK, si ri-accende lo spettacolo con Ducati protagonista. Doppietta di Redding e secondo posto in gara 2 per Davies.
Ritorno al futuro
Ad Aragon inizia finalmente il WSBK e la musica non cambia. I suonatori sono sempre gli stessi: Rea, Razgatlioglu, ai quali si riaggiunge Alvaro Bautista, subito in forma con la Panigale V4R