Luigi Dall’Igna, intervista al Direttore di Ducati Corse

Luigi Dall’Igna, intervista al Direttore di Ducati Corse

Il Direttore di Ducati Corse fa il punto sul lavoro svolto durante il lockdown, i problemi riscontrati e la ripresa delle attività.

Luigi Dall’Igna, per tutti Gigi nel paddock, è direttore di Ducati Corse dal 2014. E’ il progettista al centro di una storia che, per quanto riguarda le idee, le innovazioni e la capacità di realizzazione, è tutta italiana. E’ una storia vincente a livello mondiale grazie a caratteristiche come il genio e la creatività diffusa, comunemente riconosciute come peculiarità italiane, ma anche grazie ad altri fattori come il saper fare squadra, l’assunzione di responsabilità e la capacità organizzativa, che invece raramente sono contemplati nella narrazione dell’Italia (soprattutto dall’Italia stessa).

Potremmo definire Gigi Dall’Igna, la Ducati e più nello specifico Ducati Corse attingendo al pozzo della retorica, forse però è meno scontato dire una cosa molto più semplice: è possibile lottare costantemente per la vittoria nei due campionati del mondo MotoGp e Superbike – unica casa al mondo negli ultimi anni, nonostante le dimensioni – e al tempo stesso affermarsi nei più importanti campionati nazionali solo se dirigi un’organizzazione che funziona bene, molto bene!

Poi i successi sono fatti anche di tante sorprese tirate fuori dal cilindro, che ci piacciono assai, ma l’impegno e il lavoro ordinario che stanno dietro a tutto questo ci parlano di un’Italia che forse viene raccontata troppo poco, e di cui il direttore di Ducati Corse è protagonista.

Proprio l’Italia in questo periodo sta affrontando una delle prove più difficili della sua storia, a causa dell’emergenza sanitaria Covid-19.

Presentazione team Ducati MotoGP 2020
Siamo alla presentazione del Team Ducati per la MotoGp ad inizio 2020: al tempo, nessuno poteva neanche immaginare quello che sarebbe successo solo pochi mesi dopo. Del resto, neanche noi, nel momento in cui scriviamo, abbiamo idea di quali sviluppi potrà prendere questa stagione 2020. Certo, per i piloti Danilo Petrucci e Andrea Dovizioso non deve essere per niente facile conservare concentrazione e forza fisica, così come riprendere sintonia nella guida di mezzi così specialistici come quelli della MotoGp.

Chiediamo a Gigi Dall’Igna un’opinione, un pensiero, un’emozione per questa situazione che tocca così nel profondo il nostro Paese.

E’ un momento molto strano per tutti, perché da un giorno all’altro abbiamo cambiato le nostre abitudini; è strano soprattutto per gli italiani, un popolo che vive di relazioni, abituato a stare insieme, a ragionare insieme. In questo momento siamo forzati a vivere con un numero di persone ristrettissimo e, anche se sono le persone più importanti della nostra vita, per il popolo italiano è qualcosa di inconcepibile, non normale, difficile da portare avanti. Detto questo, siamo obbligati ad agire così perché il Covid è una brutta bestia e solo l’isolamento può farci fare un passo avanti verso una soluzione, ma dentro di noi vorremmo tornare alla normalità e incontrare le persone, perché difficilmente riusciamo a stare soli. Ci sono delle culture nel mondo per le quali è quasi normale stare isolati, la nostra invece è l’opposto: per noi è difficile anche esprimere le nostre qualità, questo almeno vale per Ducati. Noi riusciamo a esprimere tutta la nostra fantasia, tutta la nostra intelligenza di gruppo proprio quando stiamo insieme, perché è stando in gruppo che nascono le idee migliori, e così sono nate le idee che ci hanno permesso di vincere parecchie gare”.

Come vi siete organizzati in questo periodo? Cosa siete riusciti a fare, chi ha potuto continuare a lavorare? Come lavora un progettista da casa?

In Ducati, e in particolare in Ducati Corse, siamo all’avanguardia in questo, usavamo già lo smart working perché un reparto corse è abituato a lavorare in giro per il mondo: queste tecnologie erano già state sviluppate, altrimenti durante le trasferte per le gare non avremmo potuto portare avanti il lavoro restando in contatto con l’azienda. Tutta la parte di progettazione e di ideazione è proseguita, anche se in misura minore, perché è un periodo particolare dal punto di vista economico ed è importante gravare il meno possibile sull’azienda; il personale è una voce di costo abbastanza importante, quindi anche noi abbiamo cercato di ridurre al minimo tali attività. Poi ci sono le parti più operative che gravitano attorno alle sale prove o alla pista, per le quali non abbiamo potuto fare assolutamente niente: le attività delle gare, evidentemente, ma anche quelle del test team, delle evoluzioni del motore, delle delibere dei vari esperimenti, sono state fermate per la necessità di non andare nei luoghi di lavoro. Va detto che non tutte le parti del mondo sono state toccate allo stesso modo dall’emergenza; l’Italia ha avuto un impatto molto importante, mentre in altri paesi come il Giappone – dove si trovano sostanzialmente i nostri rivali – le attività anche di sala prove e sviluppo in pista invece non si sono mai fermate”.

Come sarà la fase 2? Chi ripartirà per primo e quali settori dovranno accelerare di più all’inizio? Chi deve recuperare più tempo?

Per Ducati sarà sicuramente importante ripartire al più presto soprattutto con la produzione perché, comunque e per fortuna, il nostro marchio è così importante che le nostre moto vengono richieste anche in questo momento in cui tutto è fermo. Poi evidentemente bisognerà ripartire anche noi, per quanto riguarda le gare; tutto lo sport si è fermato e credo che sia importante ricominciare, soprattutto con gli sport che non comportano contatto fisico tra atleti, perché è un segno che possiamo ritornare alla normalità, è un segno di speranza che in questa fase può essere veramente importante, forse necessario”.

Proviamo a quantificare la dimensione di questa emergenza per Ducati, per Ducati Corse e per il settore moto in generale.

Secondo me ancora non siamo riusciti a capire l’entità del problema, perché adesso siamo focalizzati sulla parte sanitaria che è di gran lunga quella più importante; una volta che saremo riusciti ad approcciare questo tipo di emergenza, però, ce ne sarà sicuramente un’altra, ovvero quella economica, perché le stime di crescita che abbiamo di fronte sono veramente difficili da sopportare per tantissime economie, per tantissime aziende e anche per tantissimi team. In futuro i costi saranno assolutamente importanti, bisognerà fare di tutto per tenerli sotto controllo, per cercare di sopravvivere. Credo che ‘sopravvivere’ sia proprio il termine più importante da utilizzare, sopravvivere dal punto di vista economico per poi rafforzarci e crescere negli anni futuri. Nei prossimi due anni credo che dovremo puntare tanto, se non quasi tutto, sulla riduzione dei costi di questo sport”.

Desmosedici GP
Un particolare della confermazione delle ali aerodinamiche della versione 2020 della Ducati da Moto Gp: la vedremo mai in gara?

Ci saranno cambiamenti irreversibili per il motociclismo e per il motorsport? Sono state settimane in qualche modo proficue per farsi un’idea di cosa sarà il futuro?

Ci sono stati tanti contatti con tutti i costruttori per cercare idee che servano appunto a contenere i costi nei prossimi anni. Credo che tutte le proposte fatte siano ragionevoli e credo che siano tutte in qualche modo provvisorie. Non mi aspetto che tante proposte resteranno nel tempo, ma sicuramente saranno importanti nei prossimi due anni per cercare di riuscire a ripartire con il piede giusto e far tornare meraviglioso questo sport che tutti noi amiamo”.

In sintesi, quali sono le proposte fatte?

Le proposte sono quelle di utilizzare le moto di quest’anno anche per il prossimo anno, non solo per i team satelliti, ma anche per i team ufficiali, e quella di limitare le evoluzioni nell’arco della stagione; una delle nostre idee era quella di utilizzare una sola moto per pilota e, anche se per il momento non è stata accettata, secondo me varrà la pena di rivalutarla; ci sono tante idee che porteranno comunque a una riduzione dei costi, sia da parte dei costruttori che da parte dei team”.

Come sarebbe iniziato il mondiale MotoGp 2020 in condizioni normali? Come sono stati i test del Ducati team e degli altri team che corrono con le Desmosedici? I temi dell’inverno sono stati l’holeshot, le nuove Michelin, la ricerca continua della velocità in curva: a che punto saremmo stati?

Devo dire che sono tornato veramente contento dai test del Qatar, subito prima di quella che doveva essere la partenza del mondiale: avevamo trovato un setup generale della moto che funzionava bene, o almeno a Doha avrebbe funzionato bene. Ne sono convinto, e credo che anche per le piste successive avrebbe potuto rappresentare un bel punto di partenza. Diciamo che avevamo cominciato a capire bene come fare a sfruttare le nuove Michelin, o meglio, la gomma posteriore che Michelin ha introdotto o doveva introdurre nel corso del 2020: quindi avremmo potuto fare bene, soprattutto durante la prima gara. Per quanto riguarda il resto, l’holeshot è un sistema che abbiamo sperimentato noi per primi e che poi in tanti hanno seguito come spesso è accaduto negli ultimi anni; devo dire che siamo stati i precursori di molte, chiaramente non di tutte ma di molte, delle ultime novità tecniche che si sono viste in pista. L’holeshot è un sistema che sicuramente ci fa guadagnare qualcosa nella fase iniziale della gara: questo è sempre buono in ottica generale, perché partire davanti, soprattutto nella MotoGp moderna, è veramente importante”.

Luigi Dall'igna
L’Ing. Luigi Dall’Igna è dalla fine del 2013 Direttore Generale Ducati Corse. Già all’epoca, Dall’Igna aveva maturato importanti esperienze nel mondo del motorsport, in particolare nel Motomondiale e nella Superbike.

Com’è stato organizzato il rientro delle moto e dei materiali dal Qatar?

Abbiamo avuto dei problemi per quanto riguarda il rientro del materiale dal Qatar, perché tra test e gara passano circa due settimane e solitamente tutto il materiale resta a Doha mentre la squadra rientra in Italia; purtroppo il gran premio è stato cancellato fondamentalmente perché non era più permesso agli italiani di entrare in Qatar, o meglio tutti gli italiani che sarebbero dovuti entrare avrebbero dovuto fare 14 giorni di isolamento prima di poter fare l’attività in pista. Quindi non era sicuramente possibile effettuare la gara, ma non era neanche possibile mandare là il personale italiano necessario a far rientrare il materiale. Per fortuna abbiamo dei componenti del team che non sono italiani, così come parecchi meccanici di team satelliti, che ci hanno aiutato nelle operazioni di rientro”.

Passiamo a un giudizio sui piloti Ducati 2020: cosa hanno dimostrato in questi anni? Quali sono le aspettative e le prospettive per ognuno di loro?

Partiamo da Dovizioso.

Il Dovi rappresenta la continuità per Ducati, è il pilota che negli ultimi anni è riuscito a esprimere al meglio la potenzialità della moto, ed è quello che è arrivato secondo per tre anni di fila, un anno giocandosi il mondiale fino agli ultimi sei giri dell’ultima gara. E’ evidente che è un pilota di riferimento in questo momento per Ducati”.

Petrucci.

Danilo invece è un pilota che è cresciuto molto in questi anni con noi, è un pilota che l’anno scorso è riuscito a vincere una gara, la gara del Mugello che per noi di Ducati è estremamente importante. Ha fatto una prima parte di stagione veramente positiva, l’ultima parte invece non è stata sicuramente all’altezza della prima; anche lui però ha lottato fino alla fine per la terza posizione in campionato. E’ un pilota che è stato scoperto da Ducati e che deve fare ancora un passettino per puntare veramente in alto, ma siamo confidenti che lo possa fare”.

Dovizioso e Petrucci

Miller.

Anche Jack è un pilota che in MotoGp ha avuto prima una storia con un altro costruttore e devo dire che quando è arrivato in Ducati ha subito dimostrato di essere veloce. Anche lui in questi anni ha fatto dei passi di crescita importanti, così come anche lui l’anno scorso ha fatto una stagione estremamente positiva, con 5 podi. E’ un pilota che ha tantissima grinta, deve smussare qualche spigolo che secondo me ancora ha, ma anche lui ha tutte le carte per poter fare bene”.

Bagnaia.

Bagnaia è un giovane, un giovane che ha tantissimo talento, campione del mondo in Moto2; già in Moto3 aveva dimostrato di poter fare molto bene, con una moto che probabilmente non era il riferimento assoluto; credo che abbia bisogno ancora di un po’ di tempo di adattamento, ma sono convinto che riuscirà a sfruttare bene la moto quest’anno; mi auguro”.

Tito Rabat e soprattutto Johann Zarco.

Anche Tito è un campione del mondo Moto2; ha fatto bene fino al momento del suo incidente più importante, a Silverstone l’anno scorso, poi da lì ha faticato un po’ a recuperare la velocità che aveva. E’ un pilota a cui voglio molto bene perché è un bravissimo ragazzo, spero veramente che riesca a ritornare a fare quello che riusciva a fare prima dell’incidente. Zarco è ancora una scoperta, una carta che probabilmente nessuno ha davvero visto, è un pilota che ha fatto bene con una moto abbastanza diversa dalla nostra. Ha avuto la sfortuna di saltare i test a fine della scorsa stagione, ha cominciato con noi solamente a Sepang e finora ha potuto fare solo 6 giorni di prove; quindi è troppo presto per poter fare una valutazione, ma mi auguro possa fare bene almeno come aveva fatto con l’altra Casa”.

Petrucci vince il GP del Mugello
Uno dei momenti più belli della stagione 2019: siamo al Mugello al tempo della bella vittoria di Danilo Petrucci, in una pista che potremmo definire come la casa del marchio bolognese. Tutto lo staff al completo festeggia un risultato di primissimo piano.

A proposito di Zarco: è un’impressione o davvero c’è un certo interesse per chi ha esperienza con le quattro in linea e soprattutto una particolare confidenza con la velocità in curva?

E’ sempre importante il feedback che un pilota ti offre quando passa da una moto a un’altra, perché le sfumature che dà possono essere importanti per capire meglio le differenze e soprattutto per provare a migliorare la nostra moto. Quando un pilota cambia moto e sale su una Ducati per me è sempre importante ascoltare quello che ha da dire”.

La velocità in curva è il punto su cui la Desmosedici in questi anni deve migliorare maggiormente: in quali direzioni si cercano le soluzioni?

Evidentemente ogni moto ha dei pro e dei contro, è impossibile concentrare su una moto solo i pro. Quando uno prepara un assetto per migliorare determinati aspetti per forza di cose ne penalizza degli altri. Sposto la coperta sul corpo e qualche volta scopro i piedi, altre volte la testa. E’ sicuramente vero che una delle cose che noi vogliamo migliorare è la velocità in curva: in parte abbiamo fatto passi importanti negli anni scorsi, in parte dobbiamo trovare ancora qualche altra idea”.

Anatomia della Velocità Moto GP Ducati
Un’immagine ripresa dalla mostra temporanea “Anatomia della Velocità” proprio dedicata all’aerodinamica delle MotoGP Ducati. Per l’occasione, Luigi Dall’Igna aveva commentato: “L’aerodinamica è sicuramente uno degli ambiti in cui Ducati Corse è più all’avanguardia rispetto agli altri costruttori. È uno dei campi di sviluppo in cui puntiamo di più, con l’obiettivo di raggiungere risultati sempre migliori in futuro”.

Nella tua carriera sei famoso per alcune intuizioni tecniche originali, se non per vere e proprie invenzioni. Di quali vai più fiero? Ad esempio, puoi raccontarci di come è nata l’idea delle ali e dello sviluppo aerodinamico delle moto da corsa?

Le ali sulle moto non le ho scoperte io, Ducati le aveva già utilizzate in passato, sempre in MotoGp; dal mio punto di vista però ho ritenuto che in qualche modo l’aerodinamica sulle moto fosse stata sempre trascurata, per tanti motivi, quindi è stato uno dei settori sui quali ho voluto fare qualcosa di più. Lavorando sull’aerodinamica abbiamo capito come poterla sfruttare al meglio, perché le ali non hanno solo dei vantaggi: è un po’ come la coperta che ti dicevo prima, portano dei benefici in qualche punto, ma degli svantaggi in altri, per cui è importante ridurre i loro effetti negativi. Questo è stato uno studio importante che in Ducati abbiamo portato avanti fino alla fine del 2016, perché il 2015 e 2016 sono state le stagioni in cui l’aerodinamica era sostanzialmente libera, a parte qualche dimensione massima da non superare. Alla fine del 2016, o meglio all’inizio del 2017, le cose sono molto cambiate, hanno iniziato a limitare sia lo sviluppo aerodinamico, imponendo l’omologazione di una sola carena e una sola carena nuova durante la stagione, ma soprattutto eliminando la possibilità di utilizzo delle ali come le intendiamo normalmente. Siamo comunque riusciti a non lasciar perdere l’aerodinamica: abbiamo avuto l’idea di sfruttare dei condotti invece delle ali, il regolamento ci ha dato questa possibilità. Anche in questo caso siamo stati i primi a farlo, poi tutti gli altri in qualche modo ci hanno seguito. E’ vero, l’aerodinamica è una delle cose che ci distingue e ci rende orgogliosi di tutto il lavoro fatto”.

SBK a Jerez: avanti tutta!

A Jerez de la Frontera, seconda tappa del campionato SBK, si ri-accende lo spettacolo con Ducati protagonista. Doppietta di Redding e secondo posto in gara 2 per Davies.

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