Ducati Monster S2R: monografia

Ducati Monster S2R: monografia

Il Monster S2R venne presentato alla stampa a Montecarlo alla fine del 2004, per poi essere disponibile nelle concessionarie l’anno successivo, sostituendo il Monster 800.

Il Monster S2R venne presentato alla stampa a Montecarlo alla fine del 2004, per poi essere disponibile nelle concessionarie l’anno successivo, sostituendo, dopo solo due anni di permanenza nel listino, il Monster 800. Concettualmente, l’S2R si ispira alla versione a 4 valvole, l’S4R, proponendo così di fatto un vero e proprio sdoppiamento nella famiglia Monster: da una parte il 620 e il 1000, di impostazione classica, dall’altra S2R e S4R.

Dalla sorella maggiore, la versione da 803 cc riprende infatti la filosofia di naked sportiva che si traduce in un look più grintoso con lo scarico sdoppiato e sovrapposto posizionato a fianco della sella, sul lato destro, la grafica racing bicolore (anche se l’S2R era disponibile nella versione Dark, più economica: senza cupolino e coprisella, con il manubrio di tipo convenzionale in acciaio e non in alluminio a sezione variabile), il forcellone posteriore in tubi di alluminio.

In pratica, la moto si rivolge a un utente che, pur ammirando la linea dell’esuberante quattro valvole, preferisce la fluidità, la progressione e la facilità di guida del motore con distribuzione due valvole e raffreddamento ad aria.

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Un’immagine della versione da 800 cc dell’S2R.

Nonostante questo, proprio grazie a forcellone e scarico alto, la moto consente un angolo di piega da moto sportiva, pari a 48°, tanto che nell’utilizzo su strada è praticamente impossibile toccare con pedane o collettori: in questo senso, è evidente la parentela con la versione a quattro valvole. Anche le pedane concorrono a ottenere questo egregio risultato, in quanto consentono al pilota di assumere una posizione di guida più raccolta, con le pedane del pilota separate da quelle del passeggero.

La forcella anteriore dell’S2R è una Marzocchi a steli rovesciati da 43 mm di diametro, mentre l’ammortizzatore posteriore è un Sachs con precarico molla e freno in estensione regolabili: questo ammortizzatore è azionato da un puntone regolabile in lunghezza che consente di variare l’altezza del retrotreno.

I due dischi flottanti del freno anteriore hanno un diametro di 300 mm, sui quali agiscono pinze a due pistoncini: rispetto all’S4R (dotato di dischi di diametro di 320 mm e pinze a quattro pistoncini) si ottiene una risposta meno irruenta all’azionamento della leva, più idonea a chi non è abituato all’aggressività di impianti frenanti di tipo sportivo. Il freno posteriore è caratterizzato da un disco singolo da 245 mm con pinza fissa a doppio pistoncino. Altro elemento distintivo è la presenza dei cerchi Marchesini a 5 razze con posteriore da 5,5”, che consente l’utilizzo di un pneumatico a sezione larga (180/55), che garantisce un’impronta a terra adeguata.

Il propulsore ha una cilindrata totale di 802,84 cc, pari a una corsa di 66 mm per un alesaggio di 88 mm, tale da garantire 77 Cv a 8250 giri/min con una coppia di 7,4 Kgm a 6500 giri/min e presenta, rispetto al precedente Monster 800, la novità della frizione APTC, già installata precedentemente sul Monster 620: si tratta di un dispositivo dotato di asservimento in coppia che limita notevolmente lo sforzo che deve essere esercitato sulla leva al manubrio, oltre a ridurre in modo automatico la coppia retrograda che si genera durante le staccate più impegnative, raggiungendo così un risultato simile a quello di una frizione antisaltellamento.

Per l’S2R erano disponibili ben sei diverse colorazioni: quattro di queste riprendono la fortunata formula della banda longitudinale, che attraversa cupolino e serbatoio, in vari accostamenti: accanto al classico rosso Ducati con banda bianca ci sono il nero con striscia “tangerine red”, oppure “acid yellow”, e il “tangerine red” con grafica di contrasto nera. Si aggiungono poi due allestimenti monocromatici, il nero e il nero opaco del Monster S2R Dark.

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Tre immagini che sottolineano i principali tratti distintivi di questa moto, ovvero, la particolare livrea bicolore con fascia che attraversa cupolino, serbatoio e codone, il bellissimo forcellone
in alluminio e lo scarico sovrapposto e posizionato in alto.

Il prezzo del Monster S2R era di 9000 Euro (per il Dark risparmio di 500 Euro), solo 1000 Euro in più rispetto al 620.

Anche se non ha avuto un eclatante successo commerciale, la moto durante la prova evidenziò doti molto positive: una ciclistica facile e intuitiva, ottima luce a terra, frenata modulabile e non impegnativa, ottima maneggevolezza e straordinaria regolarità di funzionamento del propulsore, molto più amichevole (quasi 40 cavalli in meno!) rispetto alla versione a quattro valvole.

Probabilmente, a causarne la non eccelsa diffusione, fu il fatto che l’S2R si trovò un po’ “schiacciata” dalla concorrenza interna, con il Monster 1000 da una parte e l’S4R dall’altra a togliergli un po’ di appeal commerciale: un vero peccato!

Non è un caso, quindi, se già l’anno dopo, nel 2006, Ducati decise di affiancargli una versione da 1000 cc: nasce così il Monster S2R 1000 (proposto in vendita a 10.000 Euro) dotato del bicilindrico con doppia accensione.

Rimangono inalterati i tratti distintivi, come la banda longitudinale (la moto sarà disponibile in colorazione grigia con banda e cerchi neri, oltre ai classici rosso o nero, entrambi con banda bianca), lo scarico sdoppiato e sovrapposto e il forcellone monobraccio in tubi d’alluminio; nuovi sono invece i fianchetti in fibra di carbonio.

Rispetto alla versione da 800 cc, il nuovo modello impiega all’avantreno una coppia di dischi da 320 millimetri di diametro, con pinze a quattro pistoncini e pompa PSC con serbatoio separato. La forcella è una Showa a steli rovesciati completamente regolabile, mentre il monoammortizzatore posteriore è lo stesso di quello che equipaggia l’800.

Il bicilindrico dell’S2R 1000 da 95 CV, lo stesso della Supersport e Multistrada, era già presente sul Monster 1000, ma ha subito qualche modifica, come lo starter automatico e altri accorgimenti utili a rientrare nell’omologazione Euro 3; inoltre, lo scarico sdoppiato ha un andamento dedicato che ha lo scopo di incrementare le doti di coppia, disponibile già a bassi regimi di rotazione.

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Il bicilindrico dell’S2R 1000 ha la doppia accensione ed ha subito una serie di interventi che lo rendono sfruttabile e godibile in tutte le condizioni di impiego. Per questo propulsore lo scarico sdoppiato ha un andamento dedicato, con lo scopo di esaltare le sue doti di coppia robusta, disponibile già a regimi di rotazione molto bassi. Inoltre, lo starter manuale è stato sostituito da una valvola automatica che rende più rapidi e pronti gli avviamenti a freddo, anche con climi particolarmente rigidi.
Altri aggiornamenti hanno consentito di contenere a livelli particolarmente bassi le emissioni inquinanti. In questo modo l’S2R 1000 è stato il primo Monster ad avere ottenuto l’omologazione Euro 3, un importante traguardo per un motore noto per le sue caratteristiche di elasticità e di allungo.

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Monster S4R: analisi tecnica

Forcellone monobraccio in tubi, doppio scarico rialzato sul lato destro, livrea bicolore e un po’ di carbonio: ecco il biglietto da visita del Monster S4R.

Il leggero aumento di potenza rispetto al Monster dell’anno prima (95 Cv con coppia di 9,6 Kgm a 6000 giri) è dovuto al ritocco del rapporto di compressione, ora salito a 10,1:1.

Per le considerazioni di guida, riprendiamo quanto scritto durante la prova: “Una volta in marcia, il 1000 DS si riconferma come uno dei migliori propulsori per l’equipaggiamento di una moto stradale. In pratica, grazie ad esso, il nuovo Monster 1000 è dotato di una doppia personalità: facendo leva sulle doti di coppia e pulizia dell’erogazione è possibile ottenere una guida fluida e poco impegnativa, adatta anche all’impiego urbano (nel qual caso, però, il comando della frizione risulta un po’ troppo duro), mentre spremendo a fondo il Dual Spark su strade più “aperte” ci si ritrova ad andature degne di una vera supersportiva. La rapportatura piuttosto lunga e l’ottima spinta che il motore elargisce fino agli alti regimi proiettano l’S2R 1000 verso velocità notevoli tra una curva e l’altra del cosiddetto misto. Allo stesso modo, la forcella risulta bella “tosta” quando si percorrono le strade cittadine, ma è anche grazie ad essa che l’avantreno è così stabile sul veloce nonostante l’assenza della carenatura. L’ammortizzatore, invece, ha una taratura un po’ più comoda e si comporta bene su tutti i tipi di fondo, compresi pavé e buche di media entità”.

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Il nostro tester qui ripreso durante la prova effettuata in quel di Montecarlo nel 2004, in occasione del lancio dell’SR2 800: la moto si rivelò pronta e facile da gestire, senza però che questo andasse a discapito del divertimento, come la foto evidenzia. Nel 2005, il listino Ducati, per quanto riguarda la famiglia Monster, era composto dal 620 (declinato in 620 Dark monodisco, 620 Dark e 620), il 1000 (versioni 1000 DS, 1000 S DS e 1000 Cromo), l’S4R e appunto l’S2R e S2R Dark.

Con la versione 1000, quindi, si perdono parte dei vantaggi introdotti dall’SR2 800, ovvero una potenza in linea con l’utilizzo della moto, la frenata meno aggressiva e, soprattutto, la peculiarità della frizione APTC. In cambio, si dispone di una moto più adrenalinica, sicuramente maggiormente apprezzata dagli “smanettoni”, che non disdegnano certo le ottime prestazioni e la guida energica che richiede questa versione.

Niente cambia nel 2007, con entrambi i modelli sempre presenti nel listino Ducati, mentre l’anno successivo la versione da 800 cc esce definitivamente di scena; ma anche per l’S2R 1000 la vita sarà breve, uscendo di produzione nel 2009, per fare posto alla versione 1100, un innegabile passo in avanti per erogazione e leggerezza del mezzo.

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Come avrete capito leggendo queste note, la nostra preferenza va alla versione da 800 cc, ma si tratta comunque di moto molto valide e divertenti, con una dotazione tecnica che le rende tuttora appetibili per gli amanti del settore delle naked; fra l’altro si trovano sul mercato dell’usato esemplari in ottimo stato, proposti a prezzi accettabili (circa 4000 Euro per l’800, un migliaio di Euro in più per il 1000).

L’S2R quindi rappresenta un ottimo capitolo nella storia Ducati, e rimarrà come esempio della costante evoluzione tecnica e prestazionale del Monster.

La storia del Monster fino all’ S2R

Un modello che è diventato una pietra miliare nella storia del motociclismo, uno dei pochi dal quale è addirittura nato uno specifico segmento nel mercato, quello delle moto Naked, fra l’altro uno dei più fortunati. Ripercorriamo la genesi di questo modello, fino all’arrivo dell’S2R oggetto di questa monografia.

1992: al salone di Colonia, in anteprima mondiale, ecco il Monster di 900 cc.
1993: entra in produzione il Monster con motorizzazione 900 cc Desmodue (2 valvole raffreddato ad aria).
1995: la famiglia Monster cresce con l’arrivo della versione “piccola” di 600 cc.
1996: la crescita continua con la cilindrata 750 cc.

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Monster 750 del 1996.

1998: esplode il successo del Monster con l’arrivo del Monster 600 dark, il Monster 900 Cromo e il Monster 900 S.
2000: la tecnica e lo stile si evolvono. Arriva il Monster 900 ad iniezione elettronica. Modifiche di design su tutta la famiglia.
2001: l’evoluzione sportiva porta alla nascita del Monster S4 con motore 916 cc Desmoquattro e ciclistica totalmente nuova.
2002: l’iniezione elettronica viene estesa alle cilindrate inferiori; l’entry level cresce di cilindrata fino a 620 cc; tutti i veicoli beneficiano della nuova ciclistica di derivazione S4.

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Monster 620 del 2002.

2003: nascono il Monster 800 ed il Monster 1000, equipaggiato con il nuovo motore Dual Spark.
2004: nasce il top gamma della famiglia Monster con la presentazione dell’S4R con motore 996 cc, monobraccio e veicolo profondamente rivisto nella tecnica e nell’estetica. Alla fine dell’anno viene presentato l’S2R.

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Monster S4R del 2004.

Confronto tra Monster S2R 800 e S2R 1000

Cilindrata
Monster S2R 800: 803 cc
Monster S2R 1000: 992 cc
Alesaggio x Corsa
88 x 66 mm
94 x 71,5 mm
Rapporto di compressione
10,5:1
10:1
Potenza
77 CV a 8250 giri/min
95 CV a 8000 giri/min
Coppia
7,4 Kgm a 6500 giri/min
9,6 Kgm a 6000 giri/min
Alimentazione
Iniezione elettr. Marelli, corpo farfallato 45 mm
Iniezione elettr. Marelli, corpo farfallato 45 mm
Omologazioni
Euro 2
Euro 3
Cambio
6 marce
6 marce
Frizione
APTC multidisco in bagno d’olio con comando idraulico
Multidisco a secco con comando idraulico
Telaio
Traliccio in tubi di acciaio
Traliccio in tubi di acciaio
Interasse
1440 mm
1440 mm
Inclinazione cannotto
24°
24°
Sospensione anteriore
Forcella Marzocchi a steli rovesciati da 43 mm
Forcella Showa a steli rovesciati da 43 mm completamente regolabile
Escursione ruota anteriore
130 mm
130 mm
Ruota anteriore
Lega leggera a 5 razze 3,50×17
Lega leggera a 5 razze 3,50×17
Pneumatico anteriore
120/70 ZR 17
120/70 ZR 17
Sospensione posteriore
Progressiva con monoammortizzatore Sachs regolabile nel precarico e in estensione
Progressiva con monoammortizzatore Sachs regolabile nel precarico e in estensione
Escursione ruota posteriore
148 mm
148 mm
Ruota posteriore
Lega leggera a 5 razze 5,50 x 17
Lega leggera a 5 razze 5,50 x 17
Pneumatico posteriore
180/55 ZR 17
180/55 ZR 17
Freno anteriore
2 dischi da 300 mm, pinza a 2 pistoncini
2 dischi da 320 mm, pinza a 4 pistoncini
Freno posteriore
Disco da 245 mm, pinza a 2 pistoncini
Disco da 245 mm, pinza a 2 pistoncini
Capacità serbatoio benzina
14 l (di cui 3 l di riserva)
14 l (di cui 3 l di riserva)
Peso a secco
173 Kg
178 Kg
Altezza sella
800 mm
800 mm

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