Prova Ducati Multistrada 1100: compagna di viaggio

Prova Ducati Multistrada 1100: compagna di viaggio

Abbiamo provato la Ducati Multistrada 1100 sulle bellissime strade della Corsica. Ecco com’è andata, tra divertimento di guida e paesaggi stupendi.

Effettuare la prova di una moto, ambientandola in un luogo come la Corsica, che implica qualche ora di viaggio, il coinvolgimento di un traghetto e l’uso di una lingua straniera, genera nell’animo del motociclista una preziosa esperienza di turismo motociclistico invernale a medio raggio, che diventa ancor più entusiasmante se l’iniziativa ha la fortuna di incappare in due giorni di sole con temperature primaverili, incastonati tra le grigie e umide giornate caratteristiche della stagione fredda.

Già la preparazione del risicato bagaglio al seguito, la sera prima di partire, combattuti se fidarsi o meno delle favorevoli previsioni atmosferiche, contribuisce a costruire lo stato d’animo per la trasferta motociclistica.

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Una stradina che si inerpica sul fianco di una montagna e una Multistrada 1100: un binomio perfetto.

Eccitazione che si trasforma, poi, in una sorta di euforia da partenza, un senso di improvvisa e quasi incredula libertà, quando la mattina dopo, ancora di buio – data la stagione – si lascia la redazione a bordo della moto.

Dopo il viaggio di trasferimento e il traghetto d’obbligo, ecco dunque che il sorprendente paesaggio corso, caratterizzato per la stragrande maggioranza della sua estensione nella fascia litoranea da una sparuta macchia mediterranea, tenta frequentemente di distrarci dalla guida, facendoci rischiare di imbattersi nei molteplici trabocchetti che si presentano lungo il percorso.

In questa stagione il più frequente, e forse anche il più insidioso, è rappresentato dall’improvviso intervallarsi di zone di asfalto perfettamente asciutto con altre decisamente bagnato (frutto dell’intensa umidità notturna), magari proprio dietro a una curva. Tutto ciò, malignamente, anche durante le ore più soleggiate del giorno, tanto che il perdurare di tale situazione e il limitato traffico locale generano addirittura la formazione di licheni negli anfratti del manto stradale.

Fa parte, poi, del paesaggio ritrovarsi, sempre dietro alla solita fatidica curva, nel bel mezzo di un gregge con tanto di agnellini che ti saltellano davanti impauriti; o ancora, doversi mettere a discutere con un bue, risolutamente piazzato in mezzo alla strada, per poter proseguire il proprio itinerario.

Di singolare effetto il sentirsi osservati, in più di un’occasione durante il nostro lento e tortuoso tragitto, da qualche uccello rapace che a tratti ci segue roteando lento sopra le nostre teste, incuriosito, forse, dai colori brillanti di caschi e moto.

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La versione 1100 non cambia esteticamente rispetto al modello che l’ha preceduta. Diversi sono invece, oltre naturalmente alla cilindrata, la frizione (in bagno d’olio) e l’attacco del manubrio sulla piastra di sterzo (dotato di un supporto elastico).

In questi frangenti, si riesce a scoprire e ad apprezzare il comportamento e le peculiarità del mezzo che, in situazioni migliori, non risalterebbero.

Il riferimento è, ad esempio, alla dolcezza dell’erogazione necessaria all’uscita delle curve con fondo viscido, alla coppia ai bassi regimi per riprendere velocità in salita e con i bagagli a bordo quando è sconsigliabile scalare di marcia, alla maneggevolezza nelle manovre a bassissima velocità e con fondi estremamente sconnessi, al comfort relativo alle percorrenze con basse temperature e così via.

Tutte queste sensazioni sono più difficilmente percepibili se, in condizioni ottimali, di una moto si vuole testare la tenuta di strada estrema, la piega funambolica, la frenata al limite oppure la potenza e la velocità massime.

Sempre in virtù delle “deprecabili” condizioni invernali, si instaura con la moto una sorta di profonda sintonia, uguale ma opposta al feeling che si riesce a ottenere in pista: in quel caso, l’interfaccia è l’energia per gestire la potenza, qui il rapporto è imperniato sulla sensibilità per interpretare ogni minima indecisione del mezzo nel comportamento su strada.

I chilometri – che alla fine, soltanto entro i confini della Corsica, ammonteranno a più di 400 – scorrono piacevolmente, un po’ per le strade praticamente prive di traffico, ma anche grazie al frequente avvicendamento alla guida della moto, al fine di poter meglio valutare la protagonista della nostra prova sulle più diverse tipologie di percorso: la città, l’autostrada durante il trasferimento, la statale di grande comunicazione, per finire alle deserte stradine tortuose (caratterizzate da ogni tipo di fondo asfaltato e dalla precaria manutenzione) tipiche della costa occidentale  dell’isola.

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La Corsica, con i suoi scenari mozzafiato e le strade poco trafficate d’inverno, si presta in modo ideale per il mototurismo.

Multistrada 1100: come va

In questi frangenti, così delicati, la Multistrada se la cava con una buona sufficienza. Come in tanti suoi aspetti, questo modello presenta continui chiaroscuri, alternando situazioni in cui si fa apprezzare ad altri in cui il giudizio non è sempre positivo.

Già da ferma, la moto, con la sua imponenza e la parte di sella del passeggero rialzata, richiede un discreto esercizio ginnico per salirci sopra, anche se non si è propriamente bassi di statura.

Di conseguenza, una volta alla guida, sulle prime si è un po’ spaesati dall’ingombro della moto, con i piedi che toccano terra solo grazie alle punte: tutto questo, ovviamente, è avvertito soprattutto se si ha poca confidenza con il mondo dell’enduro, universo con il quale la Multistrada è sicuramente imparentata, anche se con finalità di utilizzo completamente diverse.

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Su strada il comportamento è molto buono, favorito dalle sospensioni a corsa lunga e dall’ottimo tiro del motore già ai bassi regimi.

Una volta messo in moto, il 1100 DS che equipaggia la moto (a proposito, molto comodo, soprattutto in inverno l’ausilio della procedura d’avviamento assistita: voi premete il pulsante start, al resto ci pensa lui!) dimostra subito di essere il punto di forza del pacchetto. Sufficientemente docile nel traffico cittadino, senza problemi nelle aperture di tipo on/off del comando gas, costante e regolare nel tratto autostradale, ma subito brillante e incisivo appena si superano i 4500 giri, con una progressione esaltante fra una curva e l’altra.

Ma ripartiamo dall’inizio, dalla città, non certo la location ideale per una moto da oltre 200 chili con l’altezza della sella a 85 centimetri!

All’inizio si è un po’ impacciati, ma la buona stabilità generale, la morbidezza del comando frizione (ebbene sì, a bagno d’olio, anche se i puristi avranno da ridire!), la gentilezza dell’erogazione, rendono tutto più facile e permettono di sorbirsi i pochi chilometri urbani con sufficiente naturalezza.

Livorno, luogo di imbarco per il traghetto che ci condurrà in Corsica, ci aspetta, ecco allora l’autostrada: anche questo non è certo il terreno ideale per la Multi, che riesce comunque a stupirci per una vocazione turistica che non sospettavamo.

La posizione di guida è sufficientemente confortevole, l’insieme manubrio-pedane non costringe a posizioni innaturali, il cupolino protegge sufficientemente dal vento. Abbastanza utili anche gli “strani” specchietti, che rimediano la loro scarsa valenza estetica con una certa praticità, a patto di non largheggiare troppo di gomito, così come robusto è il fascio luminoso del proiettore nonché la visibilità del completo cruscotto, che fornisce una serie veramente notevole di informazioni.

Inoltre, il nuovo manubrio, montato con fissaggio elastico alla testa di sterzo, smorza notevolmente le vibrazioni, rendendo sufficientemente confortevole il viaggio. Particolarmente apprezzata con queste condizioni climatiche che ci costringono a laboriose vestizioni, con doppi guanti, sottocaschi e altri ammennicoli vari, è la notevole capacità del serbatoio, oltre 20 litri, che consente di eliminare o ridurre al minimo le soste dal benzinaio che richiedono, solo per arrivare al portafoglio, una quantità di movimenti e tempo non indifferente!

Unica nota negativa: la sella, che troviamo decisamente dura e scomoda, tanto da costringerci più volte a cambiare posizione per alleviare, diciamo così, il malessere delle parti basse!

Niente da dire sulla ciclistica che, grazie alla forcella Showa e al mono Sachs completamente regolabili, consente di trovare il settaggio ideale per qualsiasi situazione di viaggio turistico, ovvero con o senza passeggero e bagaglio.

Dopo sole 4 ore di traghetto, ecco dunque Bastia, la Corsica, il sogno di ogni motociclista, con la bellezza del suo paesaggio e le mille curve delle sue strade!

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Certo, come abbiamo già scritto, la stagione è quella sbagliata, le strade alternano zone umide ad altre perfettamente asciutte, ma il piacere di guida rimane intatto.

Iniziamo subito con un antipasto molto gradito, le tre possibili soluzioni per andare da Bastia a St-Florent, cittadina dal pittoresco porticciolo turistico nella parte nord dell’isola: sono tre diverse statali che rappresentano una sorta di università del motociclista, con tutte le varianti possibili di curve, salite e discese.

E’ questo il mondo della Multistrada, l’utilizzo per il quale è stata progettata e pensata ed è qui che la goduria è massima. E’ bellissimo dimenticarsi del cambio, sfruttare tutta la coppia del motore senza mai forzare e, arrivati in prossimità delle curve, appoggiare lievemente il pedale del freno per trovare la traiettoria giusta, lasciando a lei il compito di scendere in piega, con poco sforzo e grande naturalezza.

Da St-Florent, dopo la sosta d’obbligo nel porticciolo, ecco altri 30 chilometri di libidine per arrivare alla strada di grande comunicazione che porta a Calvi. Sono trenta chilometri di curve e controcurve, immersi nel Désert des Agriates, fra rocce rosse, sparuta macchia mediterranea e l’incredibile azzurro del mare.

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Il delizioso porticciolo di Saint Florent, situato nella parte nord della Corsica.

Nel nostro caso, vista la stagione, fanno da sfondo eccezionale le montagne della Corsica centrale con le vette imbiancate.

In questi casi, cosa fare? Concentrarsi nella guida o ammirare il paesaggio? Con la Multistrada si può fare entrambe le cose: marcia alta e ammirare, marcia bassa e dare gas!

Una volta arrivati al bivio, ecco la strada nazionale: fine del divertimento.

Prendiamo la direzione di Calvi, dove pernottiamo. Il mattino seguente, sole in quantità, e allora via nella pazzesca costiera che collega Calvi con Porto, una sorta di strettissimo budello a picco sul mare, con vista mozzafiato, ma del tutto inadeguato a spingere, soprattutto se lo fate, come noi all’andata, dalla parte del mare: incontrare una macchina, in questi frangenti, non è simpatico, anche se per fortuna il traffico invernale, in questa zona, è veramente ridotto al minimo. I luoghi sono comunque fantastici e allora per una volta lasciamo perdere l’emozione della moto per fare i veri turisti.

Il nostro giro termina con una breve incursione all’interno dell’isola, nel caratteristico paesino di Sant’Antonino, escursione che riconferma le doti multistradistiche della Corsica (o quelle corse della Multistrada?).

Insomma, forse l’avete capito, oltre a effettuare la prova della moto vi stiamo dando anche un consiglio per le prossime vacanze!

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Se si decide di effettuare il giro della Corsica è meglio farlo in senso orario, per non avere il mare a picco alla vostra destra.

Ducati Multistrada 1100: le conclusioni

Una volta tornati a Bastia e imbarcati nuovamente sul traghetto è l’ora della riflessione, della considerazione del fenomeno Multistrada: alle sue innegabili doti motociclistiche non si può non abbinare considerazioni di livello estetico che, anche se soggettive, in questo caso raggiungono quasi un livello di plebiscito.

Che la moto sia sempre piaciuta poco non è un mistero per nessuno ed è questo, secondo noi, forse il limite maggiore alla diffusione di questo modello, oltre al suo prezzo di vendita non molto contenuto.

La creatura disegnata da Pierre Terblanche è così: o piace o non piace. Guardandola viene voglia di levare, di togliere, di alleggerire, perché l’essenza della moto stessa, per l’uso a cui è stata pensata, è proprio la leggerezza, la possibilità di guidare in scioltezza, di sfruttare le doti del 1100 DS che ha sicuramente nella curva di coppia la sua arma vincente.

Siamo sicuri che in Ducati stiano pensando a un restyling di questo modello che, comunque, è bene ricordarlo, è presente sul mercato fin da inizio 2003 e quindi comincia a sentire anche il passare degli anni.

Una nuova Multistrada, quindi, con doti motoristiche e ciclistiche come le attuali, ma in un contesto più agile e gradevole a livello estetico, ne siamo sicuri, incontrerebbe un notevole favore di pubblico.

Almeno di tutta quella parte di motociclisti che apprezzano di più il divertimento di guida del moderno propulsore a due valvole, rispetto alle imbarazzanti potenze degli attuali quattro valvole, assolutamente fuori luogo nelle situazioni in cui la maggior parte di noi è abituato a condurre la propria moto.

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