La Ducati Hypermotard 1100 S provata al kartodromo

La Ducati Hypermotard 1100 S provata al kartodromo

La Hypermotard è nata per giocare:il motore è il suo punto di forza, ma anche freni e sospensioni, soprattutto sulla S, sono all’altezza della situazione.

La Hypermotard 1100 è una moto da rapina in banca, la protagonista ideale di film tipo “Fuori in 60 secondi” o, se volete, di un cortometraggio d’azione alla Real TV. Se vi date alla fuga con quella, difficilmente qualcuno riuscirà a prendervi. Se poi avete la fortuna di inforcare la versione S, magari nella livrea nera con i cerchi bordati di rosso che la rendono ancora più cattiva, le probabilità si riducono ulteriormente.

Della serie: siete stanchi dell’assurda politica dei prezzi praticata dagli autodromi italiani e volete concedervi una botta di vita?

Fate così: al diavolo il mutuo, il caro benzina e le assicurazioni canaglia.

Indossate il vostro viso angelico più convincente e andate da quel vostro amico che ha appena comprato una nuova e fiammante Hypermotard e chiedetegliela in prestito per un girettino: “Sai, la curiosità, pensavo di comprarla anch’io, però prima la vorrei provare. Ti dispiace se faccio qualche chilometro con la tua?

Dopo di che, una volta girato l’angolo, vi potete dirigere a tutto gas verso il kartodromo più vicino!

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Aggressiva, con il suo posteriore irriverente, dominato dal forcellone monobraccio e dagli scarichi alti, la Hypermotard 1100 S nella sua livrea nera con cerchi bordati di rosso è davvero accattivante.

Strada facendo, già che ci siete, fate una visitina ai vostri genitori a cui, dopo i convenevoli di rito, potrete chiedere (ops, mamma, mi sono dimenticato il portafoglio a casa!) i 50 Euro necessari per portare a termine il colpo: 30 per il noleggio della pista e 20 per la benzina.

Con un simile bottino potrete infatti garantirvi un’intera giornata di sano divertimento, addirittura in totale beata solitudine nel caso si tratti di un giorno feriale. Un vero spasso in confronto agli asfissianti e superaffollati turni di prove libere dei circuiti più blasonati, dove ormai si paga anche l’aria da respirare!

Certo, non vi ritroverete a 200 all’ora con il ginocchio a terra nel curvone di Misano o tra i cordoli delle due Arrabbiate al Mugello, ma la Hypermotard 1100 S non è certo il mezzo adatto a simili tracciati, mentre si dimostra perfettamente a suo agio nel misto stretto, nelle curve da seconda marcia, dove c’è da frenare forte, piegare tanto a centro curva e poi spalancare l’acceleratore in uscita con la ruota anteriore inevitabilmente sollevata da terra. Un vero spettacolo!

Non rimpiangerete i circuiti da medie autostradali quando, con un impegno tutto sommato contenuto, vi ritroverete con gli slider alla frutta per le pieghe (con la Hyper non conviene guidare con la gamba interna alla curva stesa in avanti, come si fa nel Supermotard, ma è meglio adottare uno stile di guida tradizionale) e l’asfalto della pista “ricamato” da virgole nere sempre più lunghe.

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Non che derapare sia la cosa più facile del mondo con una moto che, di serie, ha un peso in ordine di marcia comunque prossimo ai 200 Kg, ma dopo aver preso la necessaria confidenza con il freno posteriore qualche piccolo traverso vi verrà abbastanza naturale, anche se di nome non fate Ruben e di cognome Xaus. E poi, come si dice: chi si accontenta, gode!

La versione S, poi, conta su un impianto frenante anteriore con le stesse pinze monoblocco ad attacco radiale della 1098. Roba da ribaltamento, insomma.

A dare una mano in termini di maneggevolezza, invece, ci pensano i cerchi in alluminio forgiato della Marchesini, anch’essi in comune con l’allestimento della Superbike di Casa Ducati.

Stiamo dunque parlando di una moto che, in quanto a componentistica, non ha davvero nulla da invidiare a una vera sportiva, senza contare la presenza di qualche particolare in fibra di carbonio (come i fianchetti posteriori, i copristeli della forcella, il parafango anteriore e i coperchi delle cinghie di distribuzione) che non guasta mai.

La Hypermotard è facile, intuitiva, va dove vuoi che vada senza tanti giri di parole. Non importa ricorrere ad acrobazie particolari per andare forte. A quello ci pensa infatti il bicilindrico Ducati da 1100 cc previa rotazione della manopola destra.

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Su questa versione, tra l’altro, ci è sembrato di scorgere un pizzico di cattiveria in più, ma forse si tratta solo della suggestione dovuta all’euforia, la stessa che prova un bambino con il suo giocattolo nuovo.

Un “balocco” che non va spremuto al limite per dare le sue soddisfazioni, come del resto è tradizione nell’ambito del Desmodue, neppure in pista. Tanto, il cambio è talmente morbido e preciso che una scalata in più non fa male a nessuno. Anzi, magari ci scappa pure una leggera derapata…

In uscita, invece, nonostante l’avantreno della Hyper sia bello solido in percorrenza, in virtù della massiccia forcella Marzocchi con steli da 50 mm, la spinta è tale che qualche piccola sbacchettata ci può stare, ma niente di preoccupante. Non andate perciò a fasciarvi la testa con ammortizzatori di sterzo o cose del genere.

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A sx: la versione S è equipaggiata con un ammortizzatore Öhlins dotato di tutte le regolazioni del caso. A dx: basta un colpo di gas e nelle prime due marce l’avantreno decolla. In realtà, nei tratti guidati la Hypermotard si fa apprezzare per la sua solidità di sterzo.

Di tecnologia, del resto, ce n’è in abbondanza. Merito del mono posteriore di fabbricazione Öhlins, ottimamente tarato, e dei pneumatici di primo equipaggiamento, i Pirelli Diablo Corsa III, sinceri quanto basta per divertirsi in pista e su strada.

E’ chiaro che, se si decide di forzare oltre il dovuto, qualche limite viene fuori. In particolare la luce a terra, che costringe ad adottare uno stile di guida non troppo aggressivo, pena le pedane perennemente a contatto con l’asfalto.

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Nei kartodromi la Hypermotard si dimostra perfettamente a suo agio. L’unica cosa alla quale bisogna prestare attenzione è la luce a terra. Le pedane, infatti, talvolta finiscono per toccare l’asfalto nelle pieghe più accentuate.

Si ha invece modo di apprezzare molto la spaziosità della sella, che consente ampi e fluidi spostamenti del corpo, mentre il manubrio sarebbe stato meglio qualche centimetro più in alto, in modo da offrire un appiglio ancora più saldo soprattutto in frenata (forse, a trasmettere una sensazione un po’ strana, è anche il suo sistema di fissaggio elastico, precedentemente introdotto sulla Multistrada).

Del resto, come dicevamo, l’impianto della versione S non scherza davvero: il doppio disco anteriore da 305 mm con pinze a quattro pistoncini e comando radiale offre una risposta portentosa, oltre che perfettamente gestibile attraverso l’uso di un solo dito sulla leva. Anche in questo caso, si sarebbe potuto completare l’opera con una frizione antisaltellamento inserita nel pacchetto di serie, ma a onor del vero la sua mancanza non si fa sentire più di tanto, se non nell’uso “a vita persa”.

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A sx: l’avantreno con dischi da 305 mm, pinze monoblocco ad attacco radiale, cerchio in alluminio forgiato e forcella rovesciata con steli da 50 mm. A dx: la maniglia per il passeggero che integra anche la luce di stop a led.

La Hypermotard privilegia comunque la stabilità alla maneggevolezza, quindi ci si può permettere anche qualche passaggio sopra le righe senza preoccupazioni di sorta. Casomai, se si è un po’ a corto di allenamento, è meglio concedersi una pausa ogni 15-20 minuti, altrimenti si rischia di ritrovarsi con la lingua per terra senza possibilità di recupero in tempi brevi.

Le frenate e i cambi di direzione sono senza dubbio le fasi più impegnative dal punto di vista fisico, anche se, a fine giornata, questa Ducati non lascia certo il segno come tante altre supersportive.

Con la 1100 S, infatti, di dolori al collo o alle braccia nemmeno l’ombra, giusto un po’ di fastidio ai polsi, costretti talvolta a “lavorare” con un’angolazione innaturale quando si è piegati.

Per il resto nulla da dire, se non che l’unico lato positivo degli specchietti retrovisori, assolutamente incompatibili con le esigenze della circolazione su strada, è che possono essere comodamente chiusi quando si usa la moto in pista e che la piccola strumentazione digitale ha il led del fuorigiri facilmente identificabile nella parte alta, mentre per quanto riguarda le altre informazioni (e sono molte) si può fare sinceramente anche a meno di consultarle.

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Sopra: la strumentazione completamente digitale è piuttosto piccola e dispone di un utile led di fuorigiri nella parte alta.

Ok, il tempo a disposizione è scaduto, bisogna riconsegnare la moto oggetto della nostra prova.

Una prova assai interessante in quanto, oltre ad avere passato una giornata di ordinaria e sana follia motociclistica, abbiamo individuato anche una soluzione all’attuale crisi economica e ai costi degli autodromi: certo, ovviamente abbiamo scherzato, ma neanche troppo…

La Hypermotard 1100 S è un giocattolo che dà euforia, una forza della natura a suo agio in molte situazioni e ambienti.

Un ultimo consiglio: prima di restituire la moto al vostro amico, è necessario ripulire i pneumatici dai segni della pista effettuando un tratto guidato non troppo lento, meglio se con curve in appoggio, dopo di che potete applicare giusto un paio di moscerini sulla targa, in modo da far credere che siete andati talmente piano da farvi perfino tamponare dai malcapitati insetti.

Insomma, avete capito: cosa non si farebbe per un bel giro sulla Hyper!

Foto Giovanni Del Bravo
Si ringrazia per la collaborazione Ducati Firenze

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