Storia del Cucciolo Ducati

Storia del Cucciolo Ducati

di Vincenzo De Cecco. Nei primi mesi del 1946 la Ducati esordisce nella propria ed attuale storia motociclistica affiancando la SIATA di Torino nella fabbricazione del motore-ausiliario Cucciolo. Negli anni della ricostruzione seguenti alla sconfitta dalla Seconda guerra mondiale in Italia serve anche motorizzare le biciclette per agevolare e velocizzare gli spostamenti dei lavoratori. Il […]

di Vincenzo De Cecco.

Nei primi mesi del 1946 la Ducati esordisce nella propria ed attuale storia motociclistica affiancando la SIATA di Torino nella fabbricazione del motore-ausiliario Cucciolo.

Negli anni della ricostruzione seguenti alla sconfitta dalla Seconda guerra mondiale in Italia serve anche motorizzare le biciclette per agevolare e velocizzare gli spostamenti dei lavoratori.

Il Cucciolo risulta indovinatissimo in particolare per il basso rapporto di compressione in grado di bruciare anche le benzine di scarsa qualità del tempo, per il ridottissimo consumo dichiarato in un solo litro di carburante per 100 km, per il cambio di velocità che consente di superare anche pendenze impegnative e, non ultimo, per la facile installazione su ogni telaio ciclistico.

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Progettato dall’ Avv. Aldo Farinelli e dal P.I. Aldo Leoni e commercializzato dalla seconda metà del 1945, il primissimo modello della Società Italiana Applicazioni Tecniche Auto-Aviatorie ha quindi le caratteristiche di motore monocilindrico 4-tempi con testa, cilindro (con particolarissima alettatura “a spirale”) e parte superiore del basamento in unica fusione in terra di lega-leggera, alesaggio di 39 e corsa di 40 mm per una cilindrata di 47,78 cc, 2 valvole azionate da bilancieri con angolo di 30° comandati da aste in trazione, condotti di aspirazione e scarico entrambi posteriori, accensione con volano/magnete SIATA ad anticipo fisso, carburatore Feroldi da 8 mm, lubrificazione a sbattimento (con 0,3 litri di olio e relativo tappo di immissione posto anteriormente), cambio a 2 marce, avviamento a spinta per una potenza di circa 0,8 cv ed un peso di quasi 7 kg circa.

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Per il successo riscontrato, quindi per la necessità di produrre il Cucciolo in grande serie al fine di soddisfare le importanti richieste di mercato-produzione ecco che, come anticipato, dopo pochi mesi alla SIATA si affianca la Ducati, bisognosa di riconvertire la propria produzione post-bellica.

Così la prima variante del motore, che si può definire SIATA-DUCATI o DUCATI-T1 (o TIPO-D), prodotta negli anni 1946-47 presenta differenze quali cilindro con alettatura parallela, volano/magnete da 6v/15w da ora in avanti con bobina-luce e carburatore Weber da 9 mm.

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Dal 1948 circa, con la commercializzazione del modello T2, la Ducati si accaparra l’esclusività del prodotto apportandovi modifiche tra le quali cilindro smontabile dal basamento, carter-motore divisi longitudinalmente entrambi con alette di raffreddamento orizzontali, condotto di scarico anteriore, capienza olio aumentata a 0,4 litri per una produzione anche di 240 unità/giornaliere.

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Si entra così negli anni ’50 con l’introduzione della variante T50, avente bilancieri superiori e inferiori paralleli, questi ultimi comandati da doppia camme di distribuzione, tappo-olio posizionato posteriormente nel carter-sinistro e nuova marmitta silenziatrice,

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fino all’ultima evoluzione M55 del 1955, particolare per valvole racchiuse (coperte) e camicia del cilindro vincolata al carter, propulsore che equipaggia anche due ciclomotori completi quali il 55 E (telaio elastico) ed il 55 R (telaio rigido).

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Da segnalare altri 3 tipi di motore Cucciolo:
il modello T0 (zero) del 1949 circa, mono-marcia quindi senza cambio e frizione per cui mancante dell’asta-comando e relativo foro nel carter/sinistro (alettato, a differenza dell’analogo/destro liscio),

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il T2 Supersport, il più performante tra tutti, dotato di cambio a 3 marce, camme e pistoni dedicati, carburatore Weber 18MF, scarico a megafono con un rapporto di compressione 8:1 per raggiungere una potenza di circa 3 cv e superare abbondantemente i 6000 giri/min.,

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ed in ultimo il T3, quando nel 1948 la Casa madre da inizio all’aumento di cilindrata con
motore avente alesaggio di 42 e corsa di 43 mm per una cubatura di 59,57 cc, testa (in alluminio) separata dal cilindro (in ghisa), entrambi i condotti laterali e diametralmente opposti, bilancieri superiori coperti e lubrificati a grasso, cambio a 3 marce a pedale, avviamento a pedivella e capienza olio maggiorata a 0,7 litri che con un rapporto di compressione 6,5:1 raggiunge una potenza di 1,8 cv a 4500 giri/min circa.

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In conclusione, per riassumere, un motore-ausiliario in produzione per circa 15 anni che sancisce la nascita del Marchio come casa motociclistica e che da origine alla prima motoleggera completamente made in Borgo Panigale, il modello 60 del 1949 poi evoluto fino a 65 cc di cilindrata.
a 75 anni di distanza Ducati è realtà affermata soprattutto in campo sportivo, settore nel quale esordisce sempre col Cucciolo nella conquista di record mondiali omologati su brevi e lunghe distanze quali il km/lanciato a 77,7 km/h, i 10 km a 76,4 km/h di media e le 48 ore a 63,2 km/h sempre di media.

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“al prossimo” articolo, modello, record (o… titolo)!

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