Pierfrancesco Chili: chiamatemi Frankie

Pierfrancesco Chili: chiamatemi Frankie

Pierfrancesco Chili è il pilota italiano con il più alto numero di vittorie in Superbike, quasi tutte ottenute su Ducati.

Non ce ne fu per nessuno: il Mondiale Superbike faceva tappa a Misano, era il 1997 e questa è la storia dello “stato di grazia”. La pioggia di quel giorno ce la mise tutta per trasformare quella piccola perla della Riviera Adriatica: aveva cercato di togliere colore al cielo, ai fiori delle aiuole nelle rotatorie e aveva rubato alla sabbia della spiaggia la sua impalpabilità.

Tuttavia, la pioggia voleva di più. Avrebbe voluto trasformare in una giornataccia la splendida domenica di gare che il pubblico accorso in circuito si aspettava. Fu la prima a essere sconfitta, la pioggia.

La gente era accorsa lo stesso ai bordi della pista. Fu la folla a ribellarsi e a restituire colore a quel teatro che la pioggia avrebbe voluto grigio.

Migliaia e migliaia di impermeabili sgargianti, migliaia di ombrelli, centinaia di bandiere e decine di striscioni erano lì, a combattere il non-colore della pioggia.

Anche i rumori erano diversi, strani, forti ma ovattati. Gli odori erano quelli di una campagna bagnata.

Era la grande giornata di Pierfrancesco Chili e della sua Ducati. In Gara-1, il pilota del Team Gattolone di Andrea Merloni aveva messo in riga tutti, facendo danzare la sua moto come nessun altro.

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Pierfrancesco Chili in un’immagine di qualche anno fa. Il pilota di Castenaso ha iniziato nei GP, per poi passare alle derivate di serie, dove ha raccolto i maggiori successi della sua carriera.

Pierfrancesco Chili, il “Frankie” protagonista degli striscioni che inneggiavano lungo le reti, era il pilota in “stato di grazia”. Colui al quale sarebbe riuscito tutto, che aveva consapevolezza del valore di se stesso. Frankie aveva vinto Gara-1, nel tripudio della gente accorsa a Misano, facendosi beffa della pioggia.

Anche Gara-2, di lì a poche ore, avrebbe dato lo stesso responso: ancora una volta Chili davanti a tutti, dopo aver superato la Honda di Kocinski, ancora una volta a far danzare la sua Ducati 916 nelle varianti di Misano. Moto e pilota sembravano trarre forza dall’incitamento della folla ed essersi alleati con la pioggia.

Chili, la sua moto, la gente di Misano e la pioggia contro il resto del mondo. Quando il motore della sua moto si ammutolì, privandolo della vittoria, fu come quando un campione di calcio viene sostituito quasi alla fine della partita per dargli modo di ricevere l’omaggio del pubblico. Per Frankie, in quel giorno di stato di grazia, fu così.

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Chili in azione sulla 916 del Team Gattolone. Siamo nel 1996.

Si concesse all’abbraccio di tutto il popolo della Superbike e si avviò a piedi verso i box.

Non era la prima vittoria di Chili in SBK, ma quel giorno, a Misano, l’atmosfera fu magica.

Ormai lo avete capito, in questo articolo ci terremo ben lontani dai numeri, dai risultati e dalle classifiche, per raccontare la storia di un rispetto, di un amore tormentato, tra Chili e la Ducati, figli della stessa terra.

Chili, la pioggia e Misano: un cocktail magico che ha regalato grandissime emozioni agli appassionati della Superbike.

La carriera di Pierfrancesco Chili

Facciamo un passo indietro: è il 1995 e questa volta siamo a Monza. E’ il 18 giugno e la giornata è splendida.

La 916 numero 27 di Chili parte dalla prima fila, con il quarto tempo. Dopo un avvio non troppo felice, una sequenza di giri veloci e sorpassi decisi, Pierfrancesco riesce a riacciuffare i primi.

Mancano cinque giri. Supera Gobert ed è terzo, alle spalle di Fogarty e Slight. Mancano due giri: il più sembra fatto, ma entra troppo forte in Parabolica e cade. Vincerà Fogarty.

Non resta che rifarsi in Gara-2. Parte di nuovo male e deve rimontare. In testa sono in cinque: Gobert, Fogarty, Bontempi, Corser e Slight. Al sesto giro anche Chili entra a far parte dell’allegra combriccola. Cade Bontempi trascinando con sé anche Corser. Un sorpasso, un solo sorpasso, e anche Gobert e Slight sono dietro. Davanti adesso c’è solo Fogarty. Un altro giro veloce ed è in scia all’inglese. I sorpassi fra i due si susseguono, il pubblico è in piedi. Chili passa alla variante, Foggy replica subito. Mancano cinque giri e l’italiano è di nuovo al comando: la sua moto è un missile.

Mancano due giri, Frankie attacca e Fogarty resiste. In una delle gare più belle della storia della Superbike, Chili perde leggermente terreno, si volta a guardare il retrotreno della sua Ducati e l’inglese sembra poter fuggire. Un secondo posto è meglio della ghiaia della Parabolica, ma il secondo è il primo degli sconfitti: la decisione è presa, si va all’attacco.

Poche staccate da brivido ed è di nuovo lì, alle calcagna dell’inglese. Chi entra primo in Parabolica perde la volata sul traguardo: Chili lo sa, ma sceglie la fantasia, il colpo a sorpresa. Anziché restare in scia o passare alla staccata della curva simbolo di Monza, Chili supera Foggy nel rettilineo precedente, in modo da affrontare quell’ultima curva scegliendo la migliore traiettoria. E’ fatta: la Parabolica scorre sotto di lui come una vertigine e lo lancia primo sul traguardo.

Sarà la prima delle 17 vittorie del pilota di Castenaso nel Mondiale Superbike.

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Uno striscione dedicato al pilota bolognese.

E’ così, adesso lo avrete capito, che ci accingiamo a raccontare la storia di come Pierfrancesco Chili seppe interpretare la splendida Ducati creata da Tamburini.

Lo scenario è sempre quello di Monza e la stagione è quella del 1996.

Chili parte dalla pole. Siamo in Gara-2, quella che sarà una delle più belle manche della sua carriera, per la quale scomoderemo ancora il concetto di “stato di grazia”. Credere nelle proprie possibilità, anche quando le cose si mettono male, anche quando un ostacolo sembra metterti i bastoni fra le ruote.

Anche questo è lo “stato di grazia”. Pierfrancesco ha creduto di poter riagguantare gli avversari che sembrava gli fossero sfuggiti dopo il via, di poterli superare, una, due, cento volte, di essere pronto a giocarsi la vittoria all’ultimo giro e di potersi fare beffa delle leggi della fisica quando, a poche centinaia di metri dal traguardo, si è ritrovato con le ruote nell’erba.

E’ stato allora che ha pensato di poter fare di tutto con quella moto e di potersi presentare per primo sul traguardo.

Si è fatto piccolo dietro alla Honda di Fogarty uscendo dalla Parabolica, al punto da indurre i propri uomini al muretto dei box a pensare che fosse caduto, è uscito dalla scia e ha vinto la volata.

Credere di saperlo fare: è stato questo il merito di Pierfrancesco Chili in quel giorno magico a Monza.

Siamo nel 1998: Chili, Corser e Fogarty sono le punte dello splendido tridente che la Ducati ha messo in campo per riprendersi la corona mondiale. La stagione vive fasi alterne, fra i tre piloti ufficiali Ducati è da subito una guerra di nervi.

Si lamenta Corser per le attenzioni che, a suo dire, il compagno di squadra Chili riceve in più nella struttura di Virginio Ferrari, e si rode Fogarty, che nei confronti diretti, carena contro carena, ha sempre subìto l’italiano.

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Un’altra immagine della carriera di Pierfrancesco Chili in Ducati. La foto si riferisce alla stagione 1998, quando Frankie era pilota ufficiale.

Il weekend di Misano è disastroso per Frankie, caduto in Gara-1, fermato da un inconveniente tecnico in Gara-2 e dato, quindi, per spacciato nella lotta per il titolo. La stagione, tuttavia, non presenta un vero dominatore e il bolognese ha modo di presentarsi ad Assen in piena rimonta. Fogarty considera la pista olandese una sorta di suo feudo. In Gara-1, dopo una partenza non proprio esaltante, la rimonta di Chili è perentoria e si conclude con un duello, terminato a favore dell’italiano, che a Fogarty suona come un affronto.

Frankie dà lezioni di guida, impegnandosi in un furioso corpo a corpo con Carl, mantenendo un profilo deciso ma leale.

Gara-2 sembra scorrere sulla stessa falsariga. Chili che si prende il lusso di partire peggio degli avversari, di rimontare, di superarli e di infliggere al campione di Blackburn la stessa identica lezione, lì nella “sua” pista, nell’Università del Motociclismo.

Fogarty non ci sta e tira fuori un finale di gara coraggioso, ai limiti della correttezza, che fa andare su tutte le furie l’italiano. Gli chiude ogni possibile varco. I due, è chiaro, lottano solo per quella gara, solo per quel traguardo, quasi fosse il traguardo della fine dei tempi. Chili non si accontenta del secondo posto e cade, proprio all’ultima curva, dicendo addio definitivamente alla possibilità di vincere il Mondiale, che andrà rocambolescamente al campione inglese.

Il contratto parla chiaro: nel 1999 i piloti ufficiali saranno ridotti a due, quelli che arriveranno più in alto nella classifica finale. Chili perde il posto: il rapporto con Borgo Panigale si deteriora, anche grazie a un’infelice scenata di Frankie nel dopo gara olandese.

Nel 1999, nel 2000 e 2001 Frankie correrà con la Suzuki, con la quale avrà modo di allungare la sua fila di vittorie.

Il ritorno alla Ducati nel 2002 ha risvolti particolari: sotto la guida sportiva di Stefano Caracchi, con il padre Rino, Giorgio Nepoti e Franco Farné come tecnici, rinasce il Team NCR.

Contrariamente a quelle che sembrano essere le premesse per una stagione esaltante, quella si rivelerà una stagione povera di soddisfazioni e l’unica nella quale Frankie non riesce a vincere neanche una gara. L’ultima vittoria di Chili in sella alla 998 del Team PSG-1 avrà come scenario il circuito di Misano. Dopo una pioggia torrenziale, in Gara-2 azzarda le gomme da asciutto. Nei primi giri, con la pista umida, riesce a stare in piedi per miracolo, nelle retrovie.

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Il diluvio di Misano nel 2003, sotto al quale Chili ha colto una bellissima vittoria in Gara-2.

Aspetta, però, che l’asfalto si asciughi per prodursi nella rimonta che lo porterà a superare la 999 ufficiale di Laconi all’ultima curva.

Chili è tornato alla vittoria con la Ducati gialla numero 7, complice di nuovo la pioggia, il pubblico, la magica aria di Misano.

Foto archivio Mondo Ducati

Andrea Tessieri

Andrea Tessieri, da sempre appassionato di motociclismo sportivo, segue le tappe italiane del WorldSBK e del mondiale GP professionalmente dalla fine degli anni novanta. Collaboratore di Mondo Ducati come fotografo e giornalista fin dai primi numeri, la propensione alla studio della storia del motociclismo sportivo lo porta alla pubblicazione di Ducati Racing, nel 1999, e del più recente Ducati Legends, uscito alla fine del 2021.

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