Monster 1100 Evo: sempre meglio

Monster 1100 Evo: sempre meglio

E’ il modello di punta della più longeva famiglia Ducati: ma il Monster 1100 Evo va più forte ed è più comodo dei suoi predecessori.

Quando arrivò la notizia della presentazione del Monster 1100 Evo, qualcuno rimase un po’ sorpreso. Del resto, il Monster 1100 era uscito nel 2009, dunque non molto tempo prima. Invece Ducati ha deciso di introdurre questo nuovo modello nella gamma: la maggiore novità ha interessato innanzitutto il motore.

Il termine Evo, infatti, riguarda l’evoluzione del bicilindrico a due valvole con raffreddamento ad aria, che in questa versione ha fatto la sua prima apparizione nel 2010, quando è stata presentata la Hypermotard 1100 Evo.

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La linea è sempre quella, anche se rispetto alla versione precedente il Monster Evo è caratterizzato da un impianto di scarico di tipo basso, con entrambi i silenziatori disposti sul lato destro.

Le misure di alesaggio e corsa sono pari a 98 x 71,5 mm, per una cilindrata effettiva di 1078 cc; apparentemente, le caratteristiche principali sono rimaste più o meno le stesse del precedente Dual Spark, ma in realtà il propulsore è stato completamente rinnovato, a cominciare dal basamento, realizzato con tecnologia Vacural che, grazie alla fusione sottovuoto, riduce la presenza di bolle d’aria all’interno del materiale e, a parità di resistenza meccanica, garantisce uno spessore delle pareti inferiore, consentendo un risparmio in termini di peso.

Il motore ha inoltre una risposta ancora più brillante grazie ai corpi farfallati di derivazione 848, mentre per l’accensione si è passati dalle due candele della versione precedente alla singola candela: di conseguenza, la testa è stata ridisegnata e il rapporto di compressione è passato da 10,7:1 a 11,3:1.

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Una suggestiva immagine del Monster 1100 Evo che mette in risalto le inconfondibili forme del serbatoio.

Ulteriori interventi tecnici hanno poi portato questo bicilindrico a guadagnare il titolo di motore Ducati raffreddato ad aria più potente di sempre, grazie a una potenza massima di ben 100 Cv: rispetto al precedente Dual Spark, questo valore è aumentato di 5 Cv e pure la coppia ha subìto un lieve incremento, senza contare che il suo picco viene erogato 250 giri più “in basso”, ovvero a un regime di 5750 giri. Naturalmente, i benefìci dovuti a questi cambiamenti si percepiscono durante la guida, rendendo il Monster ancora più facile ed efficace.

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Il sinuoso sviluppo dei collettori di scarico.

Se a qualcuno sta venendo il dubbio che il nuovo motore sia stato “addolcito” fin troppo, niente paura. Il sound che esce dall’impianto di scarico è Ducati al 100%, così come le emozioni che la moto sa trasmettere.

Anche la frizione in bagno d’olio, che i puristi non vedono di buon occhio, non può che essere promossa a pieni voti, grazie alla morbidezza del comando e alla sensazione di controllo che garantisce; soprattutto nel traffico, permette di disimpegnarsi con minore fatica, mentre nella guida sportiva, il sistema antisaltellamento promuove la stabilità del retrotreno in frenata.

Insomma, nonostante che a prima vista questo particolare possa apparire tutt’altro che fondamentale, ai fini pratici introduce un cambiamento piuttosto importante.

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Per quanto riguarda la nuova posizione di guida, essa è stata modificata a livello di altezza del manubrio (+ 20 mm), conseguendo un migliore controllo del mezzo. Inoltre, i movimenti in sella sono più facili (questo aspetto ha sempre costituito un limite per il Monster e richiedeva un po’ di tempo per instaurare il feeling necessario): questo nuovo “Mostro” trasmette una sensazione di maggiore ergonomia, che dipende anche dalla notevole compattezza, che accomuna il 1100 a una moto di categoria inferiore.

L’incremento di maneggevolezza è probabilmente dovuto pure alla diversa distribuzione dei pesi originata dall’impianto di scarico basso, anziché alto come sulla precedente versione: sta di fatto che la differenza si sente, anche a bassa velocità.

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Un particolare di una delle pinze freno anteriori ad attacco radiale e il disegno a cinque razze sdoppiate del cerchio posteriore.

Uno dei punti forti del Monster rimane l’inserimento in curva, dove all’ormai collaudata efficacia dell’impianto frenante anteriore si aggiunge la sicurezza garantita dall’ABS, che sul 1100 Evo è di serie al pari del DTC, il controllo elettronico della trazione: questo può essere regolato su quattro livelli di intervento, passando da quello indicato per la guida in pista a quello da utilizzare in caso di pioggia.

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Entrambi i dispositivi possono essere disattivati manualmente dall’utente. Nel caso dell’ABS, tuttavia, la combinazione tra la forcella Marzocchi e il pneumatico anteriore Pirelli Diablo Rosso II offre un limite davvero elevato prima che entri in funzione il sistema antibloccaggio, mentre è più facile che intervenga sulla ruota posteriore.

Se proprio vogliamo trovare un difetto a questo modello, bisogna segnalare come talvolta il motore emetta qualche scoppio nella fase di rilascio, dopo aver chiuso completamente il gas, ma non si tratta di un fenomeno tale da risultare fastidioso. Sotto gli altri punti di vista, il Monster 1100 Evo si conferma un ottimo prodotto, grazie a una dotazione estremamente completa a fronte di un prezzo d’acquisto leggermente inferiore rispetto al “vecchio” 1100.

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Il punto di forza del Monster 1100 Evo è senza dubbio l’inserimento in curva. La presenza dell’ABS ha inoltre elevato il livello di sicurezza.

Questo secondo capitolo relativo alla celebre naked di Borgo Panigale prosegue dunque nel migliore dei modi, dal momento che il livello dei contenuti si è arricchito ulteriormente, mentre non è cambiato il fascino che porta con sé questo modello, presentato nell’ormai lontano 1993 e sempre più radicato nella storia della Casa bolognese: un degno erede di una stirpe gloriosa.

Per gentile concessione di Ducati Magazine
traduzione di Noriki Aizawa

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