Un Monster realizzato in Germania con gusto e fantasia, impreziosito con numerosi accessori realizzati ad hoc.
Che la Germania sia la seconda patria della Ducati, a seguito dell’alto numero di appassionati, è cosa risaputa; non sorprende quindi trovarvi delle special di Borgo Panigale degne di questo nome.
Quella che abbiamo di fronte ci ha subito colpito per la bellezza data dall’estrema cura in ogni dettaglio, per la semplicità di realizzazione e per l’originalità del mezzo che raccoglie a piene mani, in chiave moderna, l’importante eredità lasciata dalle Cafe Racer degli anni ’60. Nonostante l’aspetto sia nettamente differente dal prodotto di serie, il risultato, come vedremo, è stato ottenuto senza grosse manovre, principalmente con indubbia manualità e idee chiare sul prodotto da realizzare. Ovviamente, ci sono degli accessori presi dall’ampio ventaglio proposto dal mercato, ma ragionevolmente si può concludere che la loro presenza fa da cornice alla bontà del progetto, che avrebbe raggiunto comunque un notevole consenso.
Questa breve disquisizione per sottolineare ancora una volta che, per realizzare una buona special, non è indispensabile accendere un mutuo in banca se si hanno idee chiare e una buona riserva di olio di gomito.
Il motore è la base di partenza più classica: il bicilindrico raffreddato ad aria. A livello tecnico le modifiche più importanti riguardano l’aumento della cilindrata fino alla soglia dei 1000 cc (ottenuta mediante pistoni con alesaggio maggiorato) e l’adozione della doppia accensione.
A livello estetico ci sono nuovi carter della distribuzione con feritoie, un carter della frizione praticamente inesistente e un nuovo carter catena. Tutto è lucidato a specchio e, per essere a tono, il radiatore dell’olio è stato anch’esso vestito con una grembialina a tema.
La ciclistica e la componentistica sono rimaste praticamente inalterate, ma anche in questo frangente si è lavorato con grande cura. Il telaio è stato sabbiato, le saldature sono state appianate e il tutto è stato laccato con numerosi strati di vernice rosso corsa.
Il forcellone, interamente lucidato, è stato verniciato nella parte anteriore; stesso abbinamento sui cerchi, che hanno la parte esterna a specchio e il canale interno e le tre razze verniciati.
All’avantreno la forcella, in origine con foderi anodizzati, è stata interamente lucidata e abbellita con interventi di tornitura e fresatura sia sui foderi sia sulle piastre.
Il manubrio lievemente rialzato è sparito e al suo posto sono apparsi due mezzi manubri aggrappati alla forcella, mentre, tra le due piastre, il grande faro circolare che contraddistingue il Monster ha ceduto il posto a due singolari faretti di dimensioni minime, sistemati verticalmente e in posizione sfalsata.
Al retrotreno, completamente ripulito, troviamo una struttura in alluminio che, partendo dall’asse della ruota posteriore, va a sostenere la targa e la luce posteriore.
Una soluzione praticamente sconosciuta da noi, ma usuale su molte special in territorio teutonico.
All’inizio abbiamo menzionato non a caso le Cafe Racer degli anni ’60. Infatti, è lo stesso costruttore che ci spiega come i parametri – chiaramente rivisitati in chiave attuale – siano gli stessi: una moto spoglia e aggressiva, alleggerita al massimo e con un motore e una ciclistica che consentono una buona guida sportiva.
Serbatoio e codino sono anch’essi sviluppati per rendere la linea il più filante possibile sottolineandone la leggerezza, senza però stravolgere la “paternità” del Monster.
A questo proposito, è stato deciso di mantenere il serbatoio di serie sapientemente modificato nella parte inferiore, a ridosso della testa posteriore. Questa semplice intuizione ha dato l’effetto sperato – ci spiega il preparatore – aggiungendo alla linea generale una silhouette ancora più fluida e piacevole.
Il codino è venuto, di conseguenza, striminzito e arrotondato, come sulle moto da corsa di un tempo. La moto ha un solo posto, secco e inglobato nella fibra di vetro, con il gruppo ottico posteriore di una MV Agusta.
Il risultato è ottimo e gli scarichi, in questo caso, non potevano che essere posizionati a ridosso del codino, come la Ducati per prima ha fatto. I terminali hanno il corpo in carbonio e le bocche in alluminio. La loro presenza è comunque discreta, grazie alle dimensioni consone e alla perfetta integrazione nel telaio.
Restano da segnalare le pedane arretrate Lucas e uno spoiler a segnare nettamente la luce a terra.
La livrea in rosso e argento è anch’essa all’insegna della semplicità, ma di lodevole impatto visivo.
Novantacinque i cavalli dichiarati, freschi e scalpitanti, più che sufficienti per concedere alla special un brio adeguato alla sua estetica.