La delicata fase di Ducati tra passato e futuro

La delicata fase di Ducati tra passato e futuro

Dobbiamo constatare quello che è ormai un dato di fatto: Ducati è una realtà internazionale, con una gamma di prodotti molto ampia e con il compito di trovare sempre nuovi clienti per le sue moto. Sappiamo bene che buona parte dei nostri lettori è legata in modo viscerale all’azienda di qualche anno fa, quando desmo, […]

Dobbiamo constatare quello che è ormai un dato di fatto: Ducati è una realtà internazionale, con una gamma di prodotti molto ampia e con il compito di trovare sempre nuovi clienti per le sue moto.

Sappiamo bene che buona parte dei nostri lettori è legata in modo viscerale all’azienda di qualche anno fa, quando desmo, telaio a traliccio, frizione a secco e bicilindrico erano termini imprenscidibili, alla base di ogni ricetta, che fosse il modello naked o quello direttamente derivato dalla moto che stava partecipando al campionato mondiale Superbike.

Se si decide di rivolgersi a un pubblico sempre più diversificato, infatti, tutti questi termini o caposaldi perdono di significato: chi viene da altri marchi e vive la moto con minore coinvolgimento, più attratto dalla novità del momento che da quello che rappresenta un marchio, non è certo interessato al fatto che quel modello abbia o no il desmo, anche perché magari non ne conosce la storia né è interessato a capirne la funzione.

Questo tipo di cliente, che poi rappresenta la stragande maggioranza dei motociclisti, vuole una moto che funzioni, che non dia problemi, che abbia determinate prestazioni.

Poi certo, su di lui agisce comunque il piacere personale e l’orgoglio di guidare una moto che, per storia e risultati agonistici, è diversa alle altre, ma detto questo, niente toglie che dopo qualche anno di piacevole utilizzo si rivolga a un altro marchio per il suo nuovo acquisto.

Immaginiamo che sia questo il grande dilemma degli uomini che guidano l’azienda, ovvero ampliare il proprio pubblico senza rischiare di perdere quello storico, che pensa sempre e comunque in termini di Ducati.

In questo senso, tutti sono stati convinti dall’operazione di passaggio dal bicilindrico al quattro cilindri, in quanto, grazie al Twin Pulse e alla configurazione a V di 90°, nel nuovo motore è rimasta comunque una forte anima bicilindrica.

Operazione senz’altro molto più difficile quando si decide di incrementare notevolmente i tempi del controllo valvole, mettendo da parte la distribuzione desmo; tutto difficile da spiegare all’appassionato storico, ma questa è e sarà la direzione futura.

Tutto ciò con la speranza di non finire in una sorta di omologazione del marchio, così da renderlo indistinguibile dagli altri, ma piuttosto ci auguriamo che si insista in futuro nel sottolineare con decisione i punti di forza e di esclusività di Ducati.

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