Intervista con Matteo Baiocco

Intervista con Matteo Baiocco

Baiocco sfiderà nel Civ Michele Pirro, che corre con Barni, e Lorenzo Zanetti, con il team Broncos, e lo farà con una squadra all’esordio, lo Zpm racing.

Tre icone della storia sportiva Ducati sono pronte a sfidarsi nella categoria Superbike del Campionato italiano velocità 2020, su altrettante Panigale V4 R schierate da tre team diversi. L’ultima novità è il ritorno in gara con Ducati di Matteo Baiocco, tre volte campione italiano con 1098 e 1199 R, protagonista anche nei Mondiali Sbk (nono con Althea nel 2015) e nel campionato British Bsb nel 2013, pilota del test team Ducati durante il passaggio dal telaio a traliccio alla ciclistica della Panigale (che più avanti ci racconterà).

Baiocco sfiderà nel Civ Sbk Michele Pirro, che corre con Barni, e Lorenzo Zanetti, con il team Broncos, e lo farà con una squadra all’esordio, lo Zpm racing. Breve inciso, la nuova squadra è guidata dal team manager Lino Marchionni e, assieme alla concessionaria Ducati Brothers Moto di Ancona, scende in pista con un dna spiccatamente marchigiano: il Baiox, di Osimo (An), avrà come compagno di box il maceratese Alessandro Andreozzi, altro pilota con importanti trascorsi nel mondiale Sbk (Kawasaki, Yamaha), mentre la sede del team è a Petritoli (Fm); unica contaminazione, in verità importante, sarà la collaborazione con AP Racing, che seguirà la preparazione e che ha sede in Veneto, a Povarolo di Dueville (Vi).

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Nella foto della pagina precedente ci sono Alessandro Andreozzi e Matteo Baiocco, i due piloti del team ZPM Racing che parteciperanno al CIV 2020 in sella alla Panigale V4 R. Secondo Lino Marchionni, Team Manager, la squadra potrà ottenere buone soddisfazioni in questa stagione di gare, anche grazie al valore dei piloti, entrambi di sicura esperienza e valore.

Viste queste premesse abbiamo pensato che fosse molto interessante intervistare Baiocco: ecco la nostra intervista con Matteo!

Anche grazie al tuo ritorno su Ducati, e alla sfida con le altre V4 R di Pirro, Zanetti e del tuo team mate Andreozzi, il Civ 2020 si annuncia appassionante. Quali sono le tue impressioni e le tue emozioni?

Sulla carta siamo i piloti più veloci sulla stessa moto; ovviamente tra noi c’è chi la conosce di più e chi meno, comunque in teoria abbiamo lo stesso pacchetto a disposizione, e questo già fa essere positivi e carichi per andare a lottare per qualcosa di buono. Non escludo che nella lotta possa entrarci qualcun altro, però sicuramente queste tre Ducati possono essere competitive in tutti i weekend. Sono molto contento di approcciare così a questa stagione, perché negli ultimi due anni non avevo avuto più tante occasioni per fare bene; adesso in teoria c’è tutto quanto, sia la parte tecnica che quella umana della squadra, quindi non vedo l’ora di iniziare”.

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Matteo Baiocco in piena azione con la Ducati del Team Althea, per il quale ha corso nella stagione 2015, raggiungendo ottimi risultati: nono nella classifica sotto, invece, ci riporta al 2012, quando Matteo ha contribuito allo sviluppo della Panigale 1199. Del resto, il pilota marchigiano vanta una grande esperienza in sella a Ducati, iniziata con la 1098 R, proseguita con la Panigale 1199, con la quale ha corso nel British Superbike, fino alla quattro cilindri, ultima evoluzione Ducati nel mondo Superbike.

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Appunto, il nuovo team, che atmosfera c’è? Puoi raccontarci come nasce questa avventura marchigiana?

La collaborazione con questa squadra è nata soprattutto grazie a Brothers Moto di Ancona, che è il concessionario di riferimento Ducati delle Marche, con il quale ho una buona amicizia; si è instaurato così un rapporto con questa nuova squadra che sta crescendo e che nel frattempo ha concluso un accordo con Andreozzi. Siamo tutti a una distanza massima di 40 chilometri, ed è una cosa bella come è bello che tutti abbiamo lo stesso obiettivo. Ho cercato di mettere a fuoco gli aspetti basilari sui quali lavorare per fare una buona stagione e sembra che ci sia il comune intento di muoversi in un certo modo, a partire dalla composizione della squadra e dei componenti tecnici sulla moto. Vediamo come vanno i primi test”.

Intanto hai provato la versione S della V4: che sensazioni hai avuto?

Sì, ho avuto l’occasione di guidare la moto che loro hanno utilizzato nel 2019 nel National Trophy, la versione S, mentre io userò la R. Ho fatto una buona sessione, anche a livello elettronico, dopo quella giornata sono stato contento, prima di tutto perché mi sono divertito, secondo perché per me è stato abbastanza naturale tornare a guidarla: il dna delle altre Ducati che avevo guidato c’è sempre, in più qui c’è anche un grandissimo motore. E’ stata un’esperienza molto positiva”.

Hai anche un impegno ufficiale con un’altra casa, con Aprilia per la MotoGp.

Ufficialmente per Aprilia ho un ruolo definito come track analysis, faccio il mio lavoro da bordo pista e porto tutte le indicazioni che posso non solo ai piloti, anzi molto meno ai piloti e molto di più agli ingegneri elettronici, a tutto lo staff tecnico della squadra; la mia collaborazione è molto tecnica e meno di coaching sui piloti, anche perché qui parliamo di piloti che hanno un grandissimo livello di velocità e di conoscenza dei circuiti, non è che devo insegnare tanto a queste persone, anzi spesso c’è da imparare. Riesco a coniugare queste mie due attività perché Aprilia ha sempre rispettato molto la mia volontà di correre; in parallelo a quella che è l’attività con loro mi hanno permesso di portare avanti quella che per ora è ancora la mia priorità; mi hanno dato l’ok per farlo, anche perché la squadra con cui correrò è totalmente privata e sono due impegni ben distinti”.

Quest’anno correrai con la tua terza generazione di Ducati.

Sì, ho corso con il traliccio della 1098, poi con la Panigale V2 (versione da 1199 cc) e adesso con la V4”.

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Nel 2016, Baiocco conquista, per la terza volta, il titolo di Campione Italiano Superbike con la Ducati del Team Motocorsa.

Puoi riepilogarci la tua esperienza con Ducati? Puoi dirci i campionati e i team in cui hai corso, la moto e l’esperienza che ti sono rimaste dentro?

Con Ducati e Barni ho vinto nel 2011 e nel 2012 il Campionato italiano Superbike, dopo queste due stagioni sono entrato a far parte del test team Ducati Superbike e lì abbiamo iniziato a sviluppare la V2 Panigale che stava arrivando. Nel frattempo, nel 2013 ho corso nel campionato inglese: non è stata un’esperienza facile dal punto di vista dei risultati perché eravamo un po’ soli, era tutto nuovo, per noi era la prima volta con la centralina MoTeC senza gli aiuti di cui la moto era di solito fornita, quindi è stata un’annata tecnicamente un po’ difficile, ma bellissima umanamente e come esperienza professionale; è andata parallelamente al lavoro di tester che poi ho proseguito anche nel 2014, sempre per Ducati. Nel 2014 poi sono tornato a correre in Italia, dove per poco non ho vinto un’altra volta il campionato, arrivando secondo con la Panigale V2; siccome in quella stagione ho vinto parecchie gare si è aperta l’opportunità di fare il mondiale con il team Althea. Quello è stato il mio miglior momento su una Ducati, perché avevo parecchio allenamento, stavo sempre in moto grazie al test team e il mondiale di conseguenza mi portava ad alzare l’asticella; è stata una bellissima annata, nel mondiale ho concluso come primo degli italiani, settimo in campionato, ma poi ho avuto una frattura in Qatar all’ultima gara e ho finito nono: pensavo mi bastasse per rimanere in quel mondo e per continuare, ma così non è stato, le squadre buone erano poche, ci sono stati un po’ di cambiamenti. Nel 2016 sono dovuto tornare a correre in Italia, nel team Motocorsa che durante la stagione mi ha lasciato libero anche di fare due o tre gare nel mondiale: ho fatto qualche sostituzione con il team Vft, abbiamo fatto bene anche lì, ma la moto era vecchia, c’erano poche risorse per fare di più, ho fatto quel che si poteva. Nel 2016 comunque sono riuscito a vincere ancora nell’italiano, poi sono cambiate un po’ di cose. Per quel che riguarda la mia esperienza su Ducati, sicuramente gli anni 2014 e 2015 sono stati i momenti in cui andavo più forte, quelli più belli”.

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Ecco la probabile protagonista del CIV 2020, ovvero la V4 R, in questo caso quella preparata dai tecnici di A.P. Racing; il titolare di questa azienda vicentina, Andrea Pizzato, vanta una pluriennale esperienza nella preparazione di Ducati da competizione, frutto di anni di specifica esperienza a fianco dei migliori tecnici del settore. Del resto, basta ascoltare le sue parole a proposito di questa sua passione specifica per il marchio di Borgo Panigale: “Ducati è ancora oggi l’orgoglio di chi la possiede, sinonimo di storia, di qualità e di valore. Lavorare con Ducati significa lavorare con l’eccellenza, ed è questo che il cliente si aspetta da me”.

Hai guidato moto con filosofie progettuali molto diverse, innovative, hai vissuto cambi epocali nella storia del marchio. Qual è la tua moto preferita e cosa rappresenta per quel poco che hai potuto provare il passaggio al quattro cilindri?

Il primo test che ho fatto in vita mia su una Ducati è stato nel 2009, ho provato questa moto durante una gara nel Campionato italiano ed è stato impressionante: il motore, la coppia che erogava, il telaio a traliccio che era eccezionale, c’erano proprio tutte quelle caratteristiche che avevo sempre visto ai vari Fogarty, Corser, Bayliss. Mi sono ritrovato sopra una moto che mi dava quelle sensazioni che vedevo sempre in televisione ed è stata una bellissima esperienza. Poi comunque tutte le Ducati che ho guidato sono state sempre abbastanza performanti, credo però che quella che guiderò quest’anno sia qualcosa di più, qualcosa che eccelle sicuramente nella storia Ducati; hanno fatto un grande lavoro, sembra che prima abbiano progettato una moto da corsa e poi l’abbiano resa stradale, questo ci lascia ben sperare; la moto l’ho vista anche l’anno scorso da avversario, sembrava davvero molto molto competitiva”.

Si avverte nella guida la differenza tra il telaio a traliccio e la ciclistica della Panigale 1199? Puoi raccontarci quel passaggio?

Sicuramente sono cambiate moltissimo le rigidità: quando si è passati al motore portante si è dovuto lavorare abbastanza sulla ciclistica della moto perché ovviamente era molto più rigida. La moto col traliccio copiava tutto, le buche, le asperità, a volte anche in rettilineo la moto si scuoteva, ma nel senso che aveva torsioni ed era comunque molto guidabile. Quella nuova, arrivata in quelle stagioni, ovvero la Panigale, aveva invece una filosofia completamente diversa; una grandissima capacità di entrare in curva, però aveva alcuni bilanciamenti da sistemare, tanto che abbiamo dovuto lavorare tanto sulla distribuzione dei pesi. Comunque la moto ha subito vinto in Italia appena si è presentata nel 2012, con Ivan Goi. E’ stata competitiva fin dall’inizio, però ovviamente era un progetto nuovo e richiedeva un lavoro completamente diverso da quello che era stato fatto prima”.

Chi è il tecnico con cui ti sei trovato meglio in Ducati?

Ho imparato tanto da Ernesto Marinelli quando era in Ducati; c’era lui a capo del progetto Superbike quando ero nel test team, mi ha coinvolto in varie attività, è stato lui la persona in Ducati dalla quale ho preso di più. Ho cercato di rubare il più possibile il modo di fare le cose, il modo di non mollare dal punto di vista tecnico, di far crescere le cose fino all’ultimo. La strategia da corsa, che è proprio nell’anima del marchio, è stata sicuramente d’ispirazione per me”.

Torniamo ad oggi, alla sfida con tre team diversi e la stessa moto che metterà pepe all’italiano Superbike nel 2020. Cosa rappresenta per te l’ambiente del Civ e qual è il livello?

Il livello è molto alto, ovviamente c’è un pilota che lo ha alzato notevolmente e si fa fatica a corrergli dietro; però tecnicamente non c’erano molti personaggi attrezzati come lui, piloti al suo livello e comunque piloti esperti con le moto vicine alla sua, quindi finora è stato difficile. Secondo me quest’anno sarà un po’ più combattuto, poi magari l’epilogo sarà sempre lo stesso, non lo so, mi auguro di no; però sulla carta come abbiamo detto ci sono almeno tre o quattro piloti veloci sulla Ducati, ci sarà sicuramente l’Aprilia con Savadori e non sarà male per niente, poi due o tre Bmw competitive e la Honda, quindi penso che sarà un bel campionato. Il Civ è un campionato di altissimo livello, noi guardiamo sempre fuori casa, ma quello che abbiamo qui è davvero bello”.

Grazie Matteo, non vediamo davvero l’ora di assistere alle prime gare della Superbike italiana!

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