Intervista a Eugenio Gherardi sul Diavel 1260

Intervista a Eugenio Gherardi sul Diavel 1260

Approfondiamo alcuni temi relativi al nuovo Ducati Diavel 1260, grazie alla collaborazione dell’Ing. Eugenio Gherardi, Project manager del relativo modello.

Approfondiamo alcuni temi relativi al nuovo Ducati Diavel 1260, grazie alla collaborazione dell’Ing. Eugenio Gherardi, Project manager del relativo modello.

Ora anche il Diavel è dotato del motore 1260 DVT dell’XDiavel: perché qui avete scelto la trasmissione finale a catena invece che a cinghia?

La scelta della trasmissione finale non dipende dal motore, ma dall’impostazione della moto: l’XDiavel è un Cruiser, la cinghia è un contenuto obbligatorio per silenziosità e per assenza di manutenzione. Il Diavel è un muscle bike di impronta più sportiva, per cui la catena è la scelta più coerente, anche in funzione di ergonomia (la cinghia ha ingombri laterali molto più importanti, non compatibili con le pedane centrali) e delta peso”.

La presenza del variatore di fase permette di ampliare il range dei motociclisti interessati al Diavel?

Certamente, perché accresce la regolarità del motore e quindi la facilità della moto anche a regimi medio bassi”.

Da dove avete tirato fuori i 7 Cv in più rispetto all’XDiavel?

Sul XDiavel l’obiettivo era di avere una curva di coppia particolarmente piena già dai regimi medio bassi, mentre sul Diavel abbiamo voluto dare un temperamento più sportivo alla moto, con curva di coppia sempre piatta, ma con valore di picco più spostato in alto (7500 rpm Vs 5000 rpm). Inoltre aspirazione, scarico e mappatura sono nuovi e dedicati”.

Tutto l’impianto di scarico del Diavel 1260 è molto raccolto, praticamente invisibile: come si coniugano le sue dimensioni ridotte con le stringenti normative Euro 4?

C’è un enorme lavoro di sviluppo dietro a questo risultato, così importante per lo stile della moto, come per tutte le Ducati. Il layout del silenziatore è inedito”.

Parliamo della ciclistica: più interasse per la nuova Diavel, che però nel test si è rivelata più maneggevole.

L’interasse non è l’unico parametro da considerare. Il nuovo Diavel 1260 ha un’inclinazione del cannotto più sportiva (27° Vs. 28°) e un avancorsa di 120 mm contro i precedenti 130 mm. Inoltre la posizione del motore è stata arretrata, per cui la posizione del baricentro è cambiata. L’obiettivo era chiaro dall’inizio: la moto doveva essere ancora più maneggevole e facile rispetto alla precedente”.

Come mai avete deciso di adottare la versione “corta” del classico telaio Ducati a traliccio?

E’ una soluzione tecnicamente più moderna e compatta, perché sfrutta il motore come elemento stressato della ciclistica. E’ inoltre una soluzione importante per lo stile della moto, perché lascia completamente in vista il motore”.

In cosa avete modificato la posizione di guida?

L’ergonomia della moto è sostanzialmente uguale a quella della precedente versione, a meno di un leggero avvicinamento del manubrio al pilota. Inoltre, la sella offre ora un’abitabilità longitudinale maggiore, in modo che ciascuno possa trovare la sua posizione di guida ideale facilmente”.

Anche la nuova elettronica serve a differenziare in modo notevole il MY 2019 rispetto alla versione precedente.

Rispetto alla versione precedente, i contenuti elettronici del Diavel 1260 rappresentano un salto quantico in avanti. Ci sono tutti i sistemi di ausilio alla guida che Ducati è in grado di offrire su una moto top di gamma, per un’esperienza di guida appagante e sicura”.

Quali sono, con la nuova versione, i punti di forza della proposta Diavel?

Secondo noi non esiste un’altra moto sul mercato in grado di coniugare al massimo livello design, tecnologia e prestazioni come il nuovo Diavel 1260

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