In Africa con lo Scrambler: il viaggio di Alicia Sornosa

In Africa con lo Scrambler: il viaggio di Alicia Sornosa

Protagonisti del viaggio, compiuto per raccogliere i fondi destinati all realizzazione di pozzi in Africa, Alicia Sornosa e il suo Urban Enduro.

Facile come bere un bicchiere d’acqua”: è un modo di dire diffuso, che sta a significare come una cosa sia facile da fare, una banalità che non richiede nessuna complicazione. Questo almeno da noi, nel nostro mondo occidentale, perché in molte parti del mondo non c’è niente di più difficile che bere un bicchiere d’acqua.

Una risorsa limitata, della cui importanza, qui in Italia, ancora non ci siamo resi conto, visto come la sprechiamo fra inefficienze e mancanza di sensibilità: si chiama acqua, ma significa vita.

Da queste premesse è partito il lungo viaggio di Alicia Sornosa in sella al suo Scrambler Urban Enduro; Alicia è un’appassionata motociclista, grande viaggiatrice. Pensate che ha effettuato il giro del mondo in moto, percorso più di 285.000 Km in sella, visitando oltre 51 paesi.

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Alicia in sella al suo Scrambler fra le terre rosse della Tanzania

Inoltre, è una famosa blogger e, nel suo Paese, la Spagna, è molto conosciuta.

Ora, dopo avere effettuato questo viaggio di 15.000 Km nel cuore dell’Africa, dall’Etiopia al Sudafrica, lo è ancora di più, considerato anche come, pochi mesi fa, abbia ricevuto il premio della Società Geografica Spagnola quale “Viaggio dell’anno 2018”, consegnato personalmente dal Re di Spagna durante una cerimonia ufficiale.

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Un momento emozionante, la consegna del premio della Società Geografica dalle mani del Re Filippo VI di Spagna.

Sia chiaro, il tour in sé per sé non rappresenta certo un’avventura impossibile, ma è quello che c’è dietro a fare la differenza. Infatti, Alicia ha voluto dare una sostanza particolare al suo tour, basandosi appunto sul tema iniziale di questo articolo: l’acqua.

Un elemento che in un paese povero e arretrato come l’Etiopia rappresenta un tema quanto mai delicato, in quanto implica problemi gravissimi per la salute e la vita quotidiana delle persone.

Inoltre, come Alicia ha scoperto collaborando con la Onlus “Amigos de Silva”, la carenza di acqua incide in modo particolare sulla vita e la cultura delle donne, fin da bambine: è infatti a loro che è deputato il quotidiano e a volte lunghissimo viaggio per procurarsi l’acqua a una fonte o riserva magari lontana molti chilometri.

Viaggiare significa capire, aprire la propria mente agli altri.

Ecco quindi la sorpresa davanti a quelle lunghe file di donne e bambine, con in testa recipienti di ogni tipo, che fanno ogni giorno un lungo ed estenuante percorso sotto il sole, per riportare nel villaggio pochi litri di un liquido che noi non potremmo definire come acqua.

Questo continuo e drammatico percorso di sofferenza fa sì, per l’appunto, che alle bambine e alle donne sia precluso ogni forma di studio ed educazione, visto che non hanno il tempo e modo per dedicarvisi.

L’obiettivo primario della “Amigos de Silva” è quindi quello di scavare pozzi vicino ai villaggi, in modo che sia disponibile e salubre una sostanza vitale come l’acqua: in questo modo, inoltre, si risolvono gravissimi problemi sanitari e si incide positivamente sull’emancipazione femminile: infatti, grazie a questi pozzi, posti sempre sotto la tutela di chiese o scuole, centinaia di ragazze imparano a leggere e scrivere, evitando di camminare per chilometri e chilometri verso la fonte d’acqua più vicina.

Alicia è quindi partita da qui, da Gublack, un piccolo villaggio nel cuore dell’Etiopia dove si è fermata diversi giorni proprio per vedere di persona e capire cosa voglia dire vivere in situazioni simili; del resto, lo scopo del suo viaggio era proprio quello di riuscire a recuperare almeno 3000 euro necessari per contribuire allo scavo del pozzo che interessava proprio questo piccolo villaggio.

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Alicia fra i bambini della scuola di Gublack, in Etiopia. La presenza del pozzo li libera dalla schiavitù della ricerca di acqua e lascia loro il tempo di frequentare la scuola.

Nel frattempo, sul suo sito sono iniziate le sottoscrizioni, incrementate da continui post con cui lei informava tutti sugli sviluppi e sulla situazione che incontrava. Poi è venuto il momento di partire, con destinazione Sudafrica, attraverso Paesi come Kenia, Tanzania, Mozambico, Malawi e Lesotho.

Protagonisti del viaggio il suo Urban Enduro e il Desert Sled pilotato da Polo Arnaiz, fidato compagno di viaggio; diciamo subito che i due Scrambler, nonostante le condizioni delle strade e le varie difficoltà, si sono comportati benissimo: nessun problema meccanico, solo un cambio degli pneumatici, due forature, diverse cadute, ma fortunatamente senza conseguenze fisiche.

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Siamo alla frontiera fra Malawi e Mozambico: per passare il fiume si deve imbarcare lo Scrambler su una zattera non proprio sicura!

Ma lasciamo ad Alicia il compito di descrivere il suo viaggio: “Parto da Gublack, il piccolo villaggio dove tutto ha avuto inizio, oggetto delle donazioni per la costruzione di questo pozzo d’acqua. I versamenti si susseguono mentre il nostro viaggio procede: prima il Kenya e il Maasai Mara, passando tra giraffe, zebre e gnu, poi la Tanzania con le sue piogge monsoniche e le sue foreste di baobab inondate dall’acqua, situazione normale in questo periodo dell’anno; poi la capitale Dodoma e laghi misteriosi come il Vittoria. Infine il Malawi e il suo bellissimo lago nel mezzo della famosa faglia africana, pieno di pesci colorati, villaggi di pescatori sulle rive, con i sorrisi e il buon umore dei suoi abitanti. Poi le canzoni dei giovani in Mozambico, con le loro eterne spiagge di sabbia bianca, le piste di sabbia e pietre, le strade rovinate. Sentieri allagati, fango, tutti gli ingredienti di una grande avventura, una sfida gigantesca. Dopo tre mesi di viaggio ero già vicina alla destinazione finale, con 10.000 km in più nel contachilometri del mio Scrambler, battezzato dai Masai del campo tenda Enkerende come “Shikati” (l’animale più veloce). Senza alcun incidente, senza rotture meccaniche, con pneumatici consumati e umore alto come le nuvole. Nel frattempo le donazioni avevano superato i 3000 Euro che intendevo donare agli amici della Onlus per il loro pozzo. Così, quando ero in Sudafrica, ho voluto rilanciare la sfida. Ho deciso di sacrificare le mie adorate trecce se le donazioni avessero raggiunto i 5000 Euro! Intanto il mio viaggio continua: il Sudafrica si è rivelato un grande Paese, con molte differenze sociali e paesaggi incredibili. Città perfette, moderne e pulite, che si oppongono ai villaggi fatiscenti abitati da tribù nere. Un’architettura coloniale accanto a moderni grattacieli e case bianche con tetto di paglia. Infine, il colpo di scena a Città del Capo: le donazioni hanno raggiunto i 5000 Euro e devo dire addio alle mie trecce, che, una volta tagliate, sono andate all’Associazione per il Cancro del Sudafrica”.

Complimenti quindi ad Alicia che ha saputo coniugare la sua passione per il viaggio motociclistico con un obiettivo umanitario di grande rilievo: un modo diverso di vivere il mondo, che deve far riflettere anche noi, in moto come nella vita di tutti i giorni: infatti, a volte siamo troppo intenti a seguire la striscia d’asfalto davanti a noi, senza farci troppe domande, dimenticandosi di quanto avviene a sinistra e a destra, nel paesaggio che ci circonda, così come nella complessità della vita di oggi.

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Qui siamo a Tofo Beach, in Mozambico, mentre qui sotto ammiriamo la meraviglia del Parco Clarens in Sudafrica.

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Il risultato che ha ottenuto, Alicia ci tiene a ricordarlo, non sarebbe però stato possibile senza l’appoggio dei suoi sponsor, che le hanno consentito di abbattere i costi dell’impresa e potere così destinare tutta la somma raccolta al suo obiettivo: non ci dobbiamo quindi dimenticare di citare i suoi sponsor personali come TomTom e Generali, la compagnia aerea Ethiopian Airlines che ha reso possibile il trasporto delle moto da Madrid al continente africano, Ducati Spagna e la sede Scrambler in Italia, che le hanno dato tutto il supporto necessario per la riuscita dell’impresa.

Speriamo che anche in Etiopia, quindi, si diffonda quel piacevolissimo modo di dire che abbiamo riportato all’inizio di questo nostro breve resoconto.

Grazie, Alicia Sornosa!

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