Ducati 848 Evo e Streetfighter 848: classe di mezzo

Ducati 848 Evo e Streetfighter 848: classe di mezzo

Sono entrambe motorizzate col Testastretta di 848 cc, anche se appartengono a due segmenti diversi: ecco il confronto tra la 848 Evo e la Streetfighter 848.

In effetti, a pensarci bene, sul mercato non esistono moto simili alla 848 Evo e alla Streetfighter 848. Gli altri costruttori, infatti, producono modelli di cilindrata compresa tra 400 e 650 cc quando si tratta di proporre una sorta di entry level, invece, Ducati punta su standard ben più elevati. Rispetto alle supersportive giapponesi, inoltre, questi due bicilindrici sono totalmente diversi, perché non sono stati creati con l’obiettivo di vincere in pista, risultando poi difficili da gestire su strada.

Appena saliti in sella, ci si accorge che sia la 848 che la Streetfighter trasmettono ottime sensazioni anche nel “misto” di una normale statale e questo non vale solo per i piloti esperti, ma soprattutto per l’utente medio: infatti, il “pacchetto” che mettono a disposizione queste due Ducati è così equilibrato che sono in molti a poter trarre soddisfazione da esse.

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Le forme sono le stesse della 1198, ma la 848 Evo vanta un livello prestazionale decisamente più “friendly” rispetto alla versione di maggiore cilindrata.

La Streetfighter 848, ad esempio, ha debuttato all’inizio del 2012. In quell’occasione, tanti hanno pensato che fosse una versione “ridotta” del modello di 1098 cc o, ancora più semplicemente, una 848 privata della carenatura, ma non è affatto così.

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L’aspetto estetico è quello, particolarmente aggressivo, della versione equipaggiata con il bicilindrico della 1098, anche se la Streetfighter 848 condivide con quest’ultima ben pochi elementi, forte di un comportamento assai più equilibrato.

Si tratta di una moto nuova in tutti i sensi: il telaio e il forcellone sono stati ridisegnati e il motore è il Testastretta 11°, diminuito di cilindrata rispetto a quello che equipaggia il Diavel.

Anche la 848 Evo, in realtà, non rappresenta una 1198 “ridimensionata”: la ciclistica è stata rivista completamente e sia le sospensioni che gli pneumatici hanno specifiche sviluppate appositamente per questo modello; in confronto alla 1198, inoltre, la 848 trasmette una sensazione di maggiore leggerezza.

Rispetto alle cosiddette maxi queste due rappresentanti della “middle-class” sono facili da gestire, hanno il pregio di essere belle da guidare e, soprattutto, di rispettare i canoni che caratterizzano le moto di Borgo Panigale.

A conferma di quanto detto ci sono le parole di Ogawa, della redazione di Ducati Magazine, e di Itami, ex pilota professionista che ha corso anche sull’Isola di Man: “Queste due moto si fanno sfruttare al meglio della loro potenzialità, – spiega Ogawa – cosa che viceversa non succede con le versioni più potenti, quelle con il motore da oltre 1000 cc. Questo fa sì che in un caso ci si diverta e nell’altro si tenda invece a rimanere in tensione, specialmente se le condizioni di utilizzo non sono quelle ideali, vedi la temperatura ed eventuali avvallamenti dell’asfalto.

E’ vero! Con la 848 Evo e la Streetfighter 848 ci si diverte senza dubbio di più, – gli fa eco Itami – al punto che non si vorrebbe mai scendere dalla sella. La ciclistica è ottima per entrambi i modelli e, nonostante la grande maneggevolezza, la stabilità non viene mai meno. Da questo punto di vista, quella che mi ha colpito di più è stata la Streetfighter. La facilità di utilizzo ai bassi regimi da parte del piccolo Testastretta 11°, unita alla posizione di guida più comoda, costituisce un’accoppiata vincente. Personalmente, la preferisco pure al Monster.

Anche Ogawa è d’accordo sul fatto che la Streetfighter 848 vada considerata come una moto a sé, piuttosto che come la sorella minore della versione di maggiore cilindrata: “E’ stata completamente rivisitata e i risultati si vedono: il telaio e le dimensioni generali sono diversi, il motore risulta notevolmente addolcito, ma nonostante questo offre ottime prestazioni, facendo di questo modello un mezzo davvero gustoso da guidare.

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Il serbatoio della Streetfighter 848 ha una capacità di 16,5 litri.

Pur trattandosi di una naked, – prosegue Itami – è possibile adottare una guida molto sportiva, grazie alle doti del bicilindrico a quattro valvole. La scelta di adottare uno pneumatico posteriore da 180/60, inoltre, si è rivelata particolarmente azzeccata.

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La strumentazione è sempre a cristalli liquidi, ma rispetto alla 848 è più compatta. A dx, la gomma posteriore da 180/60-17″ è stata sviluppata apposta per questo modello.

Pure per la 848 Evo i giudizi sono oltremodo positivi, proprio in virtù di quell’equilibrio che molti altri modelli non riescono ad avere, come dice Ogawa: “Le supersportive giapponesi non sono efficaci nell’ingresso in curva come lo è la 848. L’avantreno di questa Ducati è davvero piantato per terra e ciò, naturalmente, costituisce una vera e propria garanzia in termini di guida!

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Il serbatoio del carburante da 15,5 litri della 848 Evo e la strumentazione a cristalli liquidi con tante informazioni utili.

Va tuttavia sottolineato come la 848 porti con sé l’inevitabile fascino delle competizioni, associato alle numerose vittorie della Ducati nel campionato del mondo Superbike, come ricorda Itami: “La 848 ha lo stesso look della 1198 e quindi riempie gli occhi dell’appassionato di corse. La Streetfighter, invece, è più facile da condurre, ma se riesci a coordinarti al meglio nella guida, la Evo ti dà ancora più soddisfazione.

Il fatto è che con la 848 si ha anche il tempo di pensare a cosa si sta facendo, mentre con la 1198 tutto avviene troppo rapidamente. – prosegue Ogawa – Pertanto, con la sorella maggiore si ha la sensazione che sia la moto a comandare e non il contrario, anche se questo dipende ovviamente dalle capacità di chi guida.

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Lo scultoreo codone che è in grado di ospitare anche un eventuale passeggero. A dx, il pneumatico posteriore da 180/55-17″.

Sempre in merito al confronto tra la 848 Evo e la 1198, Itami fa una considerazione interessante riguardo al peso: “Tra una moto l’altra ci sono solo 3 Kg di differenza, ma a livello di feeling questo piccolo vantaggio a favore della 848 determina un comportamento sostanzialmente diverso.

In effetti, i piccoli interventi compiuti sulla 848 si sono dimostrati efficacissimi, – concorda Ogawa – come ad esempio la diversa misura dei pneumatici, che consente alla moto maggiore reattività. Pure le sospensioni hanno lo stesso comportamento, rendendo la ciclistica ancora più agile di quello che ci si potrebbe aspettare.

Come dicevamo, entrambe queste Ducati si dimostrano più facili da guidare rispetto alle rispettive versioni di maggiore cilindrata, ma questo non significa che anche i piloti più esperti non possano trarre altrettanta soddisfazione nella guida: sia la 848 Evo che la Streetfighter 848 si dimostrano infatti molto adatte all’utilizzo su strada, dove si fanno apprezzare per il loro equilibrio generale e per la possibilità di sfruttare una maggiore percentuale del loro potenziale: “La configurazione di entrambe le moto sembra fatta apposta per le statali ricche di curve, – racconta Itami – mentre in sella a una 1198 o a una Streetfighter S purtroppo non è possibile confrontarsi in un contesto del genere.

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La posizione di guida delle due moto è piuttosto diversa, ma la loro filosofia è per certi versi simile. – aggiunge Ogawa – Infatti, quando si inizia a prendere la necessaria confidenza per forzare il ritmo, ci si stupisce di quanto sincera e positiva sia la risposta da parte di motore e ciclistica.

Secondo Itami esiste addirittura una tipologia di cliente ben precisa per la quale la Streetfighter 848 sembra fatta apposta: “Mi sentirei di consigliarla a chi possiede un Monster già da qualche tempo e magari vuole cambiare moto pur rimanendo nell’ambito di una naked. Dal punto di vista estetico, inoltre, va detto che questo modello denota grande fascino e ormai, a distanza di qualche anno dal suo debutto, è stato apprezzato anche dai ducatisti più intransigenti.

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A sinistra: la dotazione della 848 Evo prevede anche l’ammortizzatore di sterzo. A destra: caratterizzata da una taratura particolarmente azzeccata, la forcella della Streetfighter 848 contribuisce, oltre che alla dovuta stabilità sul veloce, a un comfort di marcia più che sufficiente.

Per quanto riguarda la 848 Evo, invece, Ogawa pone l’accento sul fatto che questo modello potrebbe rappresentare l’ultima supersportiva Ducati con il telaio a traliccio, visto l’equipaggiamento della nuova 1199 Panigale: “Chi è affezionato al tradizionale layout della Casa di Borgo Panigale è ancora in tempo. Il traliccio di tubi e il bicilindrico a L sono elementi che hanno fatto grande questo Marchio. Vale la pena di provarli!

Infine, va detto che oggi la maggior parte dei potenziali acquirenti di una supersportiva vanta capacità più compatibili con il livello prestazionale di questi due modelli che non con quello delle versioni di maggior cilindrata, come sostiene Itami: “Entrambe le moto sono facili da gestire per l’apertura del gas in uscita di curva e questo fa sì che in molti risultino più veloci in sella a loro piuttosto che ai modelli più potenti.

Per gentile concessione di Ducati Magazine
Traduzione di Noriki Aizawa

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