Uno Scrambler Ducati per tutti i giorni

Uno Scrambler Ducati per tutti i giorni

Come essere felici grazie all’acquisto di uno Scrambler 350, un mezzo semplice e non certo tecnologico, che però emana fascino in quantità.

Finnalmente ho coronato un sogno, mi sono regalato uno Scrambler 350. Già da qualche anno avevo voglia di possedere questa moto, ma per un motivo o per un altro non ero mai riuscito a decidermi.

Alla fine, però, mi si è presentata l’occasione e ho colto la palla al balzo.

La cosa è capitata in circostanze abbastanza fortuite, tant’è che merita di essere raccontata: come succede ormai da un po’ di tempo, ho l’abitudine di recarmi nella cantina vinicola di un amico, denominata “Il Pratello”, per assaggiare sia i nuovi prodotti che quelli ormai maturati e pronti per essere assaporati.

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Inizialmente destinato al solo mercato statunitense, ma poi commercializzato anche in Europa, lo Scrambler porta inevitabilmente con sé tutto il fascino dei mitici anni Settanta.

Il proprietario possedeva questo Scrambler, ma non aveva mai manifestato l’intenzione di venderlo. Un giorno, però, tra un assaggio di Mantignano e uno di Calanzone, abbiamo iniziato a parlarne e alla fine ci siamo accordati per la vendita con una semplice stretta di mano, come si usava fare una volta.

Adesso sono felicissimo dell’acquisto, anche se a dire la verità c’è voluto un bel po’ di tempo, speso in larga parte da mio zio Giorgio Tedioli, per rimettere la moto perfettamente a posto.

Quando la accendo e parto, però, provo un piacere enorme. Devo concentrarmi un po’ sulla guida, perché il cambio a destra con la prima rivolta verso l’alto non rappresenta certo un automatismo per il mio cervello e allo stesso tempo anche i freni a tamburo lasciano un po’ a desiderare.

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A sx: il monocilindrico a coppie coniche di 350 cc, bello, oltre che da guidare, anche soltanto da vedere. In alto a destra: negli spazi stretti, lo Scrambler si destreggia con facilità, grazie al peso contenuto e all’ampia leva offerta dal manubrio. In basso a sx: il marchio Ducati in rilievo applicato sulle “guance” del serbatoio, vero e proprio simbolo di questo modello.

Ovviamente, poi, non si tratta del modello più comodo al mondo se si intende fare del turismo a lungo raggio, mentre nei brevi tragitti lo Scrambler si disimpegna molto bene.

Inoltre, è sempre motivo di grande soddisfazione quando si arriva nella piazza di un paese, come la mia Modigliana: una volta parcheggiato, infatti, la gente si ferma a guardarlo.

Lo Scrambler attrae gli sguardi di grandi e piccoli e, cosa ancor più sorprendente, colpisce anche l’attenzione del pubblico femminile.

La moto non è ancora ultimata, in quanto manca qualche piccolo particolare come il cavo del tachimetro e il tappo dell’olio originale, ma la voglia di percorrere i primi chilometri in sella era talmente grande che non ho dato tempo a mio zio di montare i pezzi mancanti.

Devo dire che è stato fatto un buon lavoro generale, ma l’aspetto che secondo me è riuscito meglio riguarda l’avviamento.

Il monocilindrico raffreddato ad aria è così a punto che alla prima pedalata, senza dare gas, entra in moto anche dopo mesi di inutilizzo.

Certo, la batteria deve essere sempre ben carica e, con un impianto a 6 Volt, questo non è sempre facile da ottenere.

Durante il lavoro di restauro ho inoltre scoperto un mondo del quale immaginavo l’esistenza, ma che non conoscevo per niente.

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Uno dei punti deboli dello Scrambler, soprattutto nelle cilindrate più grandi, è sempre stato l’avviamento. Tuttavia, con qualche accorgimento e una buona messa a punto, oggi è possibile risolvere definitivamente il problema.

La community dello Scrambler Ducati

Per questo modello, infatti, si trova di tutto; non solo i ricambi, ma anche tante altre realtà interessanti, come i club dedicati o i gruppi di discussione tra appassionati: persone che conoscono vita, morte e miracoli dello Scrambler e delle versioni affini, gente capace di snocciolarti cilindrate, colorazioni e allestimenti vari, compresa la bulloneria, per ogni singolo anno di produzione!

Non sono mai stato un grande fan dei raduni, ma sento che, con questa Ducati, prima o poi anche io andrò a farmi un bel giro in occasione di qualche meeting per moto d’epoca, per il puro gusto di trascorrere una giornata all’aria aperta in compagnia di altri appassionati.

Devo dire che è stata una bella esperienza anche per me. – racconta Giorgio Tedioli, autore del restauro – Era la prima volta che mettevo le mani su uno Scrambler e in effetti ci sono della particolarità cui fare attenzione. Il telaio, ad esempio, ha dei punti particolarmente deboli che vanno rinforzati. Allo stesso modo, anche l’impianto elettrico a 6 Volt può dare qualche problema. Il motore, invece, mi è sembrato messo meglio, almeno su questo esemplare, nonostante sia stato comunque necessario rivedere qualche tolleranza interna. Anche il famigerato avviamento a pedale, a proposito del quale circolano vere e proprie leggende metropolitane, alla fine si è rivelato meno ostico del previsto, tant’è che dopo tre mesi di lavoro, quando sono salito in sella per il collaudo finale, non volevo più riportare la moto a Gian Maria!

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Foto Damiano Cazzamali

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