Una Ducati protagonista nelle gare di Flat Track

Una Ducati protagonista nelle gare di Flat Track

Una moto spartana, costruita per le gare di Flat Track americane. Il motore è il Testastretta 821, modificato per rispettare il regolamento.

No, tranquilli, qui non si parla di Flat Tax, ma di Flat Track: se le discussioni politico/economiche estive vi hanno demolito, questo articolo vi farà scoprire come con l’aggettivo Flat si possano fare cose molto più interessanti che una manovra fiscale!

La Flat Track, infatti, è una tipica corsa americana che si disputa su anelli di terra battuta della lunghezza di un miglio e mezzo e che vede protagoniste soprattutto moto mono o bicilindriche.

Storicamente, questo tipo di gare sono il luogo di caccia di marche statunitensi come la Harley-Davidson o l’Indian, ma recentemente molte altre marche, anche europee, hanno fatto capolino in un mondo che da sempre ha un seguito molto importante nel mercato Usa: solo l’anno scorso, infatti, l’American Flat Track ha visto raddoppiare il numero dei biglietti venduti per le gare, con milioni di appassionati che le seguono sui più importanti broadcast.

In questo contesto così agguerrito, l’officina degli amici della Lloyd Brothers Motorsports (di Atlanta in Georgia, USA) ha fatto notizia, nel 2010, grazie alla prima vittoria di una Ducati in una gara nazionale di Flat Track (Arizona Mile, con il pilota Joe Kopp): il bicilindrico Desmo raffreddato ad aria è stato così il primo a fermare l’ininterrotto dominio delle Harley-Davidson XR 750 che durava da ben 19 anni!

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Stevie Bonsey è il pilota che alla Llyod hanno scelto per affrontare la stagione 2018, che sarà sicuramente interlocutoria in quanto le modifiche del regolamento li hanno costretti a passare dal due valvole raffreddato a liquido, con il quale avevano raggiunto importanti risultati in questo tipo di gare, al motore 939 Testastretta.

Inoltre, questa moto ha corso e vinto con piloti del calibro di Joe Kopp, Brad Baker, Henry Wiles e Jake Johnson.

Con lei, Nicky Hayden ha entusiasmato la folla all’Indy Mile nel 2010 facendo diversi giri di esibizione (si sarebbe qualificato 7° in base ai tempi realizzati!), e anche Troy Bayliss ha corso una gara dell’American con una versione speciale dotata di livrea Scrambler.

I nuovi regolamenti 2018 del campionato hanno però costretto i fratelli Lloyd a mettere da parte il loro motore da 1000 cc raffreddato ad aria, dato che la cilindrata massima è stata definita in 850 cc.

Alla Lloyd sono stati quindi costretti ad abbandonare la vecchia moto e a costruirne una nuova che avesse come “cuore pulsante” l’821 Testastretta raffreddato a liquido: quella che vi presentiamo in questo articolo, quindi, è la nuova versione della moto che per tanti anni è stata protagonista in queste corse così caratteristiche che anche da noi, come dimostra l’evento che si è svolto al WDW, sta sempre più incontrando interesse.

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Innegabile la personalità di questa moto, a suo modo affascinante come del resto lo sono tutti i mezzi da gara.

A dire il vero, però, il progetto era già partito l’anno scorso, quando la Lloyd Brothers aveva costruito due prototipi, utilizzando il 939 Testastretta; poi, le regole sono cambiate nuovamente, così da costringerli a utilizzare l’821 gentilmente donato da una Hypermotard.

Comunque, nelle intenzioni del Team, il 2018 era previsto come anno di sviluppo della moto, affidata al pilota Stevie Bonsey per partecipare a 10 delle 18 gare del campionato in programma per quest’anno. Purtroppo, dopo aver guidato la moto solo in un’occasione, Bonsey, alla guida di un’altra moto, è rimasto coinvolto in un grave incidente, tanto che ha dovuto saltare un bel po’ di gare.

Per fortuna ora è tutto ok e la moto è pronta per scendere in pista, dopo aver fatto bella mostra di sé al Goodwood Festival of Speed in Inghilterra.

Ma torniamo alla nostra moto: il primo passo è stato la necessità di provvedere a un nuovo telaio, che è stato realizzato da Fuller Moto, seguendo le indicazioni da Michael e David Lloyd, indispensabile per ospitare la nuova unità a quattro valvole.

A completare il reparto ciclistico, ecco un set completo di sospensioni Öhlins e un apposito disco ventilato al posteriore, visto che queste moto non sono dotate di impianto frenante anteriore. I nostri amici sono i primi ad avere utilizzato questo tipo di disco in quanto molti piloti stressano il freno posteriore in modo così irruente da farli diventare rossi incandescenti dopo pochi giri!

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Foto sopra: ehi, si sono dimenticati della leva del freno anteriore! L’immagine a fianco mette in risalto l’imponente forcella Öhlins e il grosso radiatore laterale sulla sinistra nella vista frontale. Sotto, un bel primo piano delle cartelle della distribuzione in carbonio, del grosso filtro K&N e dei due connettori che isolano la batteria, che è «a perdere», dal resto dell’impianto elettrico.

Nell’impostazione generale del mezzo, poi, è stato chiaro come, con la ruota da 19 pollici all’anteriore, vi fosse il rischio che il radiatore interferisse con il grosso cilindro orizzontale del motore Ducati a L quattro valvole; di conseguenza, si è preferito spostarlo dalla sua usuale posizione per posizionarlo sul lato destro della moto.

Art’s Radiator, un noto produttore di radiatori di raffreddamento per auto, ha progettato un’unità montata lateralmente che fosse in grado di svolgere efficacemente il suo compito, nonostante la posizione svantaggiata.

Sorprendentemente, il motore è quasi rimasto quello di serie, con l’uniche modifiche della lavorazione dei condotti delle teste e l’impiego di un volano più pesante: il tutto curato e messo a punto dal famoso preparatore Ducati, Mark Sutton del DucShop.

A quanto pare, per questo tipo di gare, è molto più importante una coppia bella robusta che non il dato della potenza massima.

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Un bell’esempio del particolare stile di guida richiesto nelle competizioni su dirt track.

Non per questo, il buon Sutton ha avuto vita facile, in quanto ha avuto il suo bel daffare per mettere a punto tutta la parte elettronica e di alimentazione, visto che il regolamento non consente di utilizzare il ride-by-wire come comando del gas e che il diametro del corpo farfallato non deve essere superiore ai 44 mm: il tutto è stato risolto, in modo originale, affidandosi ai corpi farfallati di una 748, opportunamente rivisti e modificati.

Infine, l’impianto di scarico è costituito da collettori in acciaio e terminali prodotti dalla M4, progettato appositamente per non superare il limite dei 105 dB imposto dal regolamento dell’American Flat Track.

Insomma, come si capisce bene anche valutando le soluzioni estetiche, siamo davanti a una vera moto da gara, dove tutte le scelte sono diretta conseguenza della necessità di viaggiare forte, a gas spalancato e in derapata continua.

Può quindi non essere giudicata bella, ma il suo compito non è quello di primeggiare per stile ed eleganza, ma quello di far mangiare polvere agli avversari!

Foto Silver Piston Photography

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