Patente e libretto: le Ducati dei Vigili  Urbani di Bologna

Patente e libretto: le Ducati dei Vigili Urbani di Bologna

La collezione di Lorenzo Parma: le Ducati dei Vigili Urbani di Bologna. 5 moto che hanno sancito lo stretto legame fra Ducati ed i “Pulismani”.

Una collezione unica nel suo genere in attesa di trovare una collocazione che la valorizzi.

Quando si decide di diventare collezionisti, la cosa più facile è che l’oggetto di questo interesse sia strettamente legato alla propria attività professionale o a una sincera passione. Per Lorenzo Parma, proprietario di questa serie di Ducati che vi presentiamo, possiamo dire che la motivazione alla base della sua collezione risiede in entrambi i motivi: infatti, Lorenzo, oltre a essere un grande appassionato di Ducati, fa anche parte del Corpo dei Vigili Urbani motociclisti del Comune di Bologna. Da questa duplice caratteristica è nata questa mini raccolta di cinque moto che, dal 1970 in poi, rappresentano anche la storia di un particolare connubio fra la Ducati e i Vigili Urbani di Bologna.

Il tutto, comunque, lo spiega meglio Lorenzo: “Ho sempre avuto Ducati da quando avevo 18 anni: dieci anni fa ho però avuto un incidente abbastanza impegnativo e quando sono tornato a posto mi sono dedicato un po’ meno alla moto praticante e più nel trovare un altro hobby che fosse sempre attinente a questo mondo. Per caso è venuto fuori che un collega aveva un Monster della Polizia Municipale di Bologna: era molto strano, mi ha colpito, perché ho sempre avuto questo modello. L’ho comprato e da lì è nata la passione di scoprire i modelli Ducati utilizzati nel nostro servizio. Pian piano ho iniziato a cercarli: più che altro mi dispiaceva che andassero perduti, perché sono un po’ particolari, in quanto erano moto utilizzate per lavoro ed erano Ducati”.

Da un punto di vista storico, sono più di ottanta anni che esiste il reparto dei vigili motociclisti di Bologna: prima della Seconda Guerra Mondiale venivano utilizzate le M.M. (una marca locale che produceva moto di buona qualità), poi le Gilera e infine, agli inizi degli anni Settanta, arriva la Ducati, che si fa ingolosire dall’idea di fornire i proprio mezzi agli enti, ai comuni e alle forze dell’ordine: un mercato a quel tempo interessante che poteva dare buoni riscontri commerciali.

Ma come entrare in questo settore per un’azienda che non aveva certo uno storico nello specifico settore? Facile, basta trovare un accordo di collaborazione con i Pulismani bolognesi (poi spiegheremo il significato di questa strana parola!) e il gioco diventa più facile.

La collaborazione prende il via con la Mark 450: lo specifico modello, la versione T, fu sviluppato proprio dai Vigili di Bologna ai quali la Ducati si rivolse per capire le esigenze e le problematiche che erano insite in moto che dovevano effettuare un lavoro ben preciso, differente dal loro normale utilizzo.

Ducati Mark 750 vigili urbani bologna
La Mark 450 sostituì le troppo compassate Gilera 300, fornendo quella potenza in più che era richiesta per il corretto espletamento del servizio. La sella molleggiata garantiva il giusto comfort per chi doveva affrontare le 6 ore di lavoro quotidiano. Le borse rigide contenevano quanto necessario, come i verbali o gesso e cordella per i rilevamenti in caso di incidente.

Tutto andò per il verso giusto, tanto che furono acquistati ben 40 esemplari: la moto è il classico monocilindrico da 450 cc con distribuzione a coppie coniche, ma privo del Desmo.

Una moto valida e robusta con il solo difetto che, se non ci sapevi fare, era facile lasciarci la caviglia, perché la leva della messa in moto dava un gran contraccolpo se non venivano eseguite correttamente le varie manovre fra manettini e leve, oltre che se il motore non fosse stato perfettamente messo a punto!

La Ducati 450 T aveva un solo difetto, se non ci sapevi fare era facile lasciarci la caviglia

Molte le modifiche apportate rispetto alla moto di serie: manubrio alto, parafanghi molto più protettivi, tubi paracolpi, serbatoio di forma più tondeggiante, sella a sbalzo, borse posteriori, impianto elettrico a 12V e alloggiamento della paletta sul fodero di sinistra della forcella.

Con questa moto, i Vigili di Bologna iniziarono a fare anche le gare interforze: si rivelò ottima per le gimcane e le altre prove di abilità che costituivano la base di queste particolari manifestazioni che interessavano un po’ tutti i Corpi dello Stato; era una vera moto, potente con un bel rombo pieno.

Il passo successivo, nella collaborazione fra Vigili di Bologna e Ducati, avvenne nel 1974 con l’entrata in servizio di cinquantacinque 750 GT, il veloce bicilindrico a carter tondi, progenitore di tutta la produzione attuale di Ducati. Divenne, per il Corpo, una vera moto di rappresentanza, anche se, proprio in virtù della sua potenza e delle sue doti ciclistiche, partecipò a tante gare interforze, vincendo molto spesso.

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Rispetto al modello originale, la 750 dei Vigili montava un parafango anteriore più ampio, le borse posteriori rigide e la sostituzione della forcella a perno avanzato con una Paioli a perno centrale. Inoltre, al posto dei Conti originali, la moto montava dei silenziatori Lafranconi. La moto è di proprietà di Osvaldo Bettelli, un collega di Lorenzo, ora in pensione.

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In realtà, senza niente togliere all’abilità dei vigili bolognesi, c’era anche un piccolo segreto: proprio in virtù della consolidata collaborazione con Borgo Panigale, era frequente che gli esemplari in dotazione passassero spesso nelle mani dei tecnici Ducati che si adoperavano per dare loro, come dire?, robuste iniezioni energetiche, tanto che, a quanto pare, la loro cilindrata non fosse esattamente proprio quella di 750 cc: delle vere special da corsa di tipo istituzionale, insomma!

Questo era dovuto al fatto che vi era ormai una conoscenza personale fra i vigili motociclisti e il personale in Ducati e quindi c’era veramente una grossa collaborazione. Di tutto ciò si accorse amaramente chi era abituato a seminare i Vigili in occasione di infrazioni o peggio!

A detta di chi ebbe il piacere di utilizzarla in servizio si trattò della migliore moto mai avuta a disposizione: maneggevole, comoda, potente e con una gran coppia, unico neo una batteria non abbastanza potente per consentire l’utilizzo di tutti gli apparati di bordo (sirene, radio) così che poteva succedere che il povero Vigile rimanesse appiedato!

Il modello raffigurato in foto è strettamente originale, se non per la sostituzione della sella monoposto, del parabrezza in plexiglass e l’installazione del secondo disco che il proprietario fece montare per migliorare la frenata.

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Il Pantah 600 qui in versione gara: la moto è stata infatti dismessa dopo avere partecipato a una delle gare interforze in auge negli anni Settanta e Ottanta. Deriva dal Pantah 600 TL, esteticamente parlando, la versione meno riuscita della famiglia Pantah: doveva essere una sorta di versione da granturismo, ma le sue linee squadrate, con le bandelle laterali che coprivano la vista del cilindro verticale, erano particolarmente sgraziate. Furono ben novantanove gli esemplari di questo modello in forza ai Vigili Urbani di Bologna: in originale, erano accessoriate con parabrezza in plexiglass, tubi paracolpi cromati, due capienti borse rigide, oltre alle consuete dotazioni in termini di sirene e radio.

Nel 1981 è la volta del Pantah nella versione 600 TL: per un certo verso fu una gran moto perché avendo la distribuzione a cinghia era più silenzioso e di facile manutenzione, ma come telaio, a giudizio dei Vigili, era inferiore al 750.

La versione che vediamo in fotografia rappresenta la moto configurata per partecipare alle gare interforze: la moto fu dismessa dopo aver partecipato a una gara a Terni alla fine degli anni Ottanta ed era quindi preparata per l’occasione: in questo caso si trattava di una gara di cross country come testimoniano le gomme tassellate, le pedane arretrate, gli scarichi più corti, l’eliminazione di tutto ciò che non era indispensabile.

Su questa moto furono montati i carburatori da 36 con i filtri conici. Inoltre sono diversi anche gli ammortizzatori, che sono della Marzocchi: anche con questa ditta, negli anni Settanta, inizia una collaborazione proficua: molte parti venivano fornite perché venissero testate, sia in occasione di questi eventi che del normale servizio, da cui traevano informazioni da riportare sui modelli di serie.

Ducati Indiana 650
Con l’Indiana 650 entriamo in piena era Castiglioni, come dimostra anche il telaio a tubi quadri, utilizzato su tutta la famiglia Paso.
Nonostante l’estetica alquanto discutibile, l’Indiana si rivelò un’ottima moto per il servizio che doveva compiere, soprattutto per la sua comodità.

Nel 1988, si passa all’Indiana 650 e qui entriamo nel periodo della gestione Castiglioni: la moto, pensata per ottenere i favori del pubblico nordamericano, si discosta notevolmente dalla tradizione Ducati, come testimoniano il telaio a doppia culla chiusa in tubi quadri, la lunga forcella, i carburatori Bing, l’estetica tipicamente custom, con la sella generosamente imbottita e le vistose cromature.

Niente da dire, la versione destinata ai Vigili è sinceramente brutta e sgraziata, ma viene ricordata ancora dai colleghi più anziani per la sua comodità. Questo modello fu poco utilizzato per le gare, perché poco maneggevole e pesante.

Nel 1995, arrivano 36 Monster 600 ad arricchire il parco moto dei Vigili bolognesi: il dato particolare di questa versione, denominata Police, è il suo baule posteriore, realizzato appositamente per replicare, con le amministrazioni pubbliche, il clamoroso successo riscosso presso il pubblico.

monster-600-vigli-urbani-bologna
Il Monster 600, una moto moderna e stilisticamente inappuntabile, anche con il voluminoso baule posteriore che conteneva tutto il necessario per il lavoro quotidiano dei Vigili.

In realtà, le cose non andarono proprio così, in quanto, a parte gli esemplari venduti a Bologna, pare che si riuscì a venderne qualche decina agli Emirati Arabi (con il baule però più quadrato) e qualche esemplare in Lombardia.

Ne risultò che il Monster Police fu una rimessa per Ducati, che non riuscii neanche ad ammortizzare i costi subiti per la realizzazione degli stampi del baule. Era comunque molto comoda perché in quest’ultimo ci stava tutto ciò che è indispensabile per il lavoro del vigile. Poi era compatta, pratica nel traffico perché l’ingombro era ridotto, non superava quello normale della moto.

Il capitolo Ducati-Vigili si chiude con la Multistrada 620, in servizio dal 2006 fino ai nostri giorni: un modello particolarmente funzionale, per prestazioni e posizione di guida alle esigenze operative di chi lavora a contatto con il traffico cittadino. Probabilmente la collaborazione con Ducati terminerà proprio con questo modello, perché al momento non si intravedono modelli adatti allo scopo nel listino: tutte moto troppo potenti!

Terminiamo l’articolo con l’informazione che Lorenzo è alla ricerca di una sistemazione consona al valore della sua collezione, uno spazio espositivo dove queste moto possano essere esposte in modo permanente e accessibile a tutti; altrimenti, pur di non lasciarle nel chiuso del suo garage, è disposto a prendere in considerazioni eventuali proposte di acquisto: in entrambi i casi, la sua e-mail è lorenzo.parma@comune.bologna.it

Ah, giusto, ci siamo dimenticati del significato della parola “Pulismani”: pare che sia la traduzione in dialetto bolognese di “Policemen”, udita dai soldati britannici nei giorni della liberazione della città nel 1945.

Niente male, vero?

Foto di Andrea Bardi

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