Ducati Haptica: su misura

Ducati Haptica: su misura

Un bellissimo esercizio di stile realizzato dalla spagnola Ad Hoc per Paul Berry, un cliente londinese.

La Multistrada è stata una delle prime Ducati ad aver introdotto un forte concetto di integrazione a livello di design; il riferimento non è solo al modello attuale, che rappresenta un vero e proprio concentrato di tecnologia grazie ai suoi quattro Riding Mode, ma anche alla prima versione, quella caratterizzata dal bicilindrico a due valvole con raffreddamento ad aria.

Frutto della matita di Pierre Terblanche, la Multistrada di 1000 cc (in seguito portata a 1100) ha fin da subito diviso gli appassionati per la sua estetica non convenzionale.

Comunque sia, le forme disegnate dall’ex responsabile del Centro Stile Ducati avevano la particolarità di limitare molto le possibilità di intervento da parte di eventuali customizzatori, essendo strettamente amalgamate tra loro e piuttosto lontane dal concetto di “modularità” che aveva caratterizzato la produzione di Borgo Panigale fino a quel momento (basta pensare al Monster o alla Super Sport per rendersene conto).

Si accettano scommesse, ma crediamo che pochi siano in grado di intuire che la base di partenza di questo intrigante esercizio di stile sia il primo modello della Multistrada!

Per questo motivo, non si sono viste, nel corso degli anni, delle vere e proprie special che sfruttassero come base la “vecchia” crossover Ducati, ma piuttosto degli esemplari più o meno accessoriati.

E’ mancato, insomma, il contributo di chi, con coraggio e capacità, fosse disposto a stravolgerne la fisionomia per ottenere qualcosa di veramente diverso.

Uno stile essenziale portato fino alle sue più estreme conseguenze.

Adesso, però, siamo di fronte a una proposta che cambia, e non poco, la situazione: la spagnola Ad Hoc, infatti, ha allestito un oggetto che così a prima vista potrebbe essere addirittura scambiato per una concept bike, se non fosse che è perfettamente funzionante!

La Haptica, che trae il nome dal processo di riconoscimento degli oggetti attraverso il tatto, nasce da una Multistrada 1000 DS del 2004 e David González, il suo creatore, l’ha realizzata per Paul Berry, un cliente che abita a Londra.

Paul voleva una moto con la quale affrontare i suoi spostamenti quotidiani all’interno della City, così David ha iniziato a immaginare una moto leggera e agile da condurre anche nel traffico urbano: il progetto iniziale prevedeva l’installazione del serbatoio di una Hypermotard, effettivamente più compatto rispetto a quello della Multistrada, ma poi si è deciso di attuare un approccio ancora più radicale.

González ha iniziato a tirare giù una serie di bozzetti e alla fine ha definito le linee guida della parte estetica; il passo successivo è stato quello di modellare le nuove sovrastrutture attraverso l’utilizzo del clay, dopo di che sono stati effettuati i primi test dinamici per valutare ingombri ed ergonomia.

Il serbatoio del carburante, naturalmente, è stato realizzato a mano, ma sfrutta ancora sia il tappo che la pompa della benzina originale, mentre la batteria e gran parte dell’impianto elettrico sono stati riposizionati; allo stesso modo, per ridurre gli ingombri al di sotto del serbatoio e semplificare l’impostazione tecnica generale, l’airbox è stato eliminato e al suo posto sono stati inseriti due semplici filtri a tronco di cono.

Haptica-special-Ducati-su-base-multistrada

Per adattare il veicolo alla nuova configurazione, anche il telaio è stato modificato e adesso prevede una diversa disposizione dei tubi, soprattutto nella parte posteriore, che ha richiesto numerose ore di lavoro armati di saldatrice.

Apparentemente la Haptica potrebbe sembrare monoposto, ma all’occorrenza prevede la possibilità di installare una sella supplementare che permette di ospitare anche il passeggero, dal momento che la struttura sottostante è in grado di sostenerne il peso; in caso di necessità, si può addirittura optare per una configurazione ancora più “minimal” eliminando la cover posteriore che funge da tabella portanumero: in realtà, questa servirebbe anche a nascondere i supporti per sostenere la targa (non presenti in foto), mentre il gruppo ottico posteriore è costituito da una “discretissima” serie di led inseriti direttamente sull’estremità posteriore del telaio.

Per uniformarli al colore del telaio, i foderi della forcella sono stati avvolti con dei tubi bianchi di specifico diametro e su quelli superiori sono stati ricavati anche i supporti per il faro, che è composto da un elemento rettangolare disposto verticalmente, sul lato sinistro di una sorta di mascherina in plexiglas che allo stato attuale è trasparente, ma che su richiesta può essere anche fumé.

La Haptica nasce per essere impiegata nei brevi spostamenti urbani: una moto leggera, comoda e versatile, adatta per essere utilizzata tutti i giorni.

A causa di questa modifica, il radiatore dell’olio è stato spostato dalla sua collocazione originale e adesso figura davanti alla testa del cilindro anteriore.

Il manubrio è in alluminio a sezione variabile della Easton e alle sue estremità sono ancorati dei piccoli specchietti retrovisori circolari, mentre la strumentazione è costituita da un piccolissimo dispositivo digitale della Motogadget che indica giusto la velocità e il regime di rotazione del motore.

La livrea è dominata dal contrasto tra il rosso fluorescente delle sovrastrutture, il bianco degli elementi che compongono la ciclistica (forcellone monobraccio compreso) e il nero dei cerchi e del motore.

Nelle intenzioni di David c’è comunque la realizzazione di altre varianti del progetto, ognuna caratterizzata da un diverso colore e da alcune soluzioni tecniche distintive: in questo caso, ad esempio, un elemento che identifica fortemente l’impostazione della Haptica è costituito dai pneumatici, i Michelin Anakee III, con l’anteriore decisamente meno ribassato rispetto ai Pirelli Scorpion Sync di primo equipaggiamento, ma a nostro avviso non ci starebbe male neppure un bel treno di coperture leggermente tassellate, per un’eventuale interpretazione in chiave off-road che non stonerebbe affatto con il “fisico asciutto” della creatura messa a punto da González.

Di sicuro, a lui va il merito di aver “cambiato faccia” alla Multistrada, proponendo una soluzione inedita quanto ingegnosa: siamo certi che non passerà molto tempo prima di vedere altri prendere spunto da un simile risultato, vista anche la discreta reperibilità di questo modello e il suo utilizzo versatile. Quello che infatti colpisce in modo particolare è come, da una moto dalla linea a dir poco “complessa”, si sia giunti a un risultato che fa della semplicità e della pulizia delle linee il suo dato più caratteristico: una bella sfida per tutti coloro che vorranno seguire le orme di González.

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