Desmosedici da MotoGP: su misura per Stoner

Desmosedici da MotoGP: su misura per Stoner

Cosa sta succedendo alla Desmosedici in MotoGP? A parte l’australiano Casey Stoner, infatti, gli altri sono in crisi nera.

Ci sono personaggi che hanno tratto vantaggio dall’esclusività assoluta nei confronti di un certo oggetto. Per Cenerentola, la fortuna girò nel verso giusto grazie a una magica scarpetta di cristallo che calzava solo il suo delicato piedino. Se poi ci spostiamo nella mitologia del ciclo bretone, fu grazie alla spada Excalibur, che solo lui avrebbe saputo estrarre da una roccia, che Artù diventò re e fu posto a capo dei cavalieri della tavola rotonda.

Ulisse poi, aveva un arco che nessun altro avrebbe mai saputo tendere e, grazie al quale mise fine all’assedio portato dai Proci alla sua sposa, alla sua casa e al trono di Itaca. Anche Casey Stoner, nella Ducati Desmosedici, da tre stagioni a questa parte ha il proprio magico oggetto esclusivo.

Nessuno, a partire dai compagni di squadra, da Capirossi ad Hayden, passando per Melandri, si è neanche avvicinato ai risultati che l’australiano riesce a ottenere. Stoner si mette ai piedi la Desmosedici e gli va perfetta, la estrae dalla roccia ed è il re, idealmente la tende per scoccare micidiali strali che annientano gli avversari.

Un po’ Cenerentola, quando è arrivato in Ducati, molto Re Artù, soprattutto nella stagione 2007, e sempre e comunque deciso come Ulisse. Tre anni al vertice assoluto, un titolo mondiale. E gli altri?

Per brevità e semplicità limitiamoci a sintetizzare: Capirossi, che in un anno difficile vede andare in fumo i crediti che aveva guadagnato e si ritrova a essere una bandiera ammainata mestamente; Melandri, arrivato a una confusione che ha pochi precedenti nella storia delle corse in moto e Hayden in chiara difficoltà quest’anno.

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Nicky Hayden con il suo nuovo tecnico Juan Martinez, ingaggiato dal Team Ducati per vedere di risolvere la difficile situazione dell’americano, che dall’inizio della stagione non riesce a trovare il giusto feeling con la Desmosedici.

La Ducati ha un problema?

Si può definire un problema avere una moto da tre anni al vertice, quella di Stoner, e tutte le altre, contando anche quelle delle squadre satellite, a remare nelle retrovie? Abbiamo cercato di discuterne, così, senza la pretesa di arrivare a conclusioni universali, interpellando alcuni amici, gente competente, per prendere le misure di una situazione che fa discutere.

Bruno Spaggiari, storico pilota Ducati dai tempi del Motogiro d’Italia, esordisce così: “Che la Ducati non abbia ancora trovato una seconda guida valida è una triste verità, però va ricordato come Bayliss sia stato capace di salire sulla Desmosedici a Valencia nel 2006 e vincere, mettendosi dietro tutti. E’ sempre una questione di manico ed è fuori di dubbio che la Ducati abbia trovato in Stoner un vero fuoriclasse, non un buon pilota qualunque.

Per Bruno i successi non sono un caso ed enuncia il suo teorema: “I meriti dei successi sono da dividersi in maniera pressoché uguale: una grande moto ha trovato sulla sua strada un grande pilota!

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Hayden in azione sulla Ducati con tanto di ruota posteriore alzata.

Giacomo Agostini a sentire pronunciare la parola “problema” ha addirittura un sussulto: “Ma vogliamo scherzare? La Ducati ha fatto una moto che va bene per il campione del mondo e quindi non è affatto dovuto che debba essere adattata alla guida degli altri! Stoner ha vinto il titolo, ha combattuto per il titolo lo scorso anno e sta lottando quest’anno e questo basta.

Poi prosegue: “Magari la moto ha delle particolarità, che si addicono a Stoner, anche se non credo tanto a questo. Ma che dovrebbe fare la Ducati? Stravolgere la moto del campione del mondo per permettere anche ad altri di guidarla? Mi pare assurdo! So che stanno lavorando per renderla più docile, più facile, ma quanto può essere facile una moto che va a più di trecento all’ora? Credimi: la Ducati con Stoner vince, lotta per il titolo e va bene così!

Per il Leone di Jesi, Giancarlo Falappa, si è creata una simbiosi tra Stoner e l’Ingegner Filippo Preziosi: “Casey si fida ciecamente dell’Ingegner Preziosi. Il tecnico ha trovato il modo, attraverso l’elettronica, di fare sì che la ruota posteriore non scivoli. La centralina, come sente che la moto scivola sul posteriore, taglia la potenza. Ci vuole anche il coraggio del pilota per fidarsi e la sua bravura. Preziosi indica a Stoner come deve guidare la moto e lui lo fa, fidandosi totalmente. La Desmosedici, evidentemente, è una moto che va guidata con la trazione.

Poi Giancarlo si rivolge al futuro: “Non credo che la Ducati si troverebbe in difficoltà più di tanto senza Stoner. Riuscirebbe senz’altro a trovare un sostituto. Certo, Casey è un fuoriclasse, difficile da sostituire, ma non è certo impossibile. Ad ogni modo, il problema non è imminente, un po’ perché l’australiano è giovane e poi perché sta bene dov’è!

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A sx: Filippo Preziosi, direttore tecnico di Ducati Corse. A dx: c’è confronto tra Stoner e Hayden, ma questo non sembra aiutare Nicky.

L’ultimo degli eccellenti interlocutori a intervenire è Franco Uncini. L’ex pilota marchigiano vive per tutta la stagione a stretto contatto con i piloti, essendo il responsabile della sicurezza sui circuiti: “Io ritengo che la Ducati sia sicuramente una moto difficile da guidare – è la premessa dalla quale parte il campione del mondo del 1982 – ed è indubbio il fatto che l’unico capace di guidarla in questo momento sia Casey Stoner. Tuttavia, anche se è chiaro che sia un fuoriclasse e un pilota eccezionale, Casey è un terrestre e quindi credo che come la guida lui potrebbero guidarla anche altri. Soltanto che non è facile: la Desmosedici è una moto che va condotta in una data maniera e gli altri stanno facendo fatica ad adattarsi.

Viene da chiedersi se quelli che hanno fatto, e stanno facendo, fatica siano in questa situazione perché troppo assuefatti a moto, chiamiamole così, più convenzionali: “Può darsi – riflette Franco – che siano abituati a moto non solo più facili come guida, ma anche in quanto a gestibilità di messa a punto. La Ducati è una moto per certi versi più artigianale rispetto alle giapponesi, con un set up più difficile. Però anche Casey, quando è arrivato alla Ducati, veniva da una stagione con Honda, eppure si è abituato molto bene alla moto fin da subito. Io penso che Casey si adatti molto di più alla condizione che trova sulla moto, piuttosto che riesca a metterla nelle condizioni migliori, ed è questo, secondo me, il suo vero punto di forza.

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Stoner è riuscito a instaurare un’intesa pressoché perfetta con la MotoGP Ducati di 800 cc.

Per Uncini, dunque, l’australiano è un po’ come se ad ogni gara si ritrovasse nella stessa condizione nella quale si trovò Troy Bayliss a Valencia nel 2006: salire sopra e pensare di dare gas a più non posso. Anche per Franco, alla fine, tutto si riduce a una questione di polso destro. Certo, se è vero che la Ducati non è convenzionale sia come guida che come messa a punto, hanno fatto bene i vertici sportivi di Borgo Panigale ad aver incoraggiato il Team Pramac a ingaggiare due piloti, Kallio e Canepa, assolutamente non condizionati dall’aver usato altre MotoGP in precedenza: “Io penso che la scelta sia più del Team Pramac, che è una squadra satellite con la sua voce in capitolo. Non credo che la scelta dei piloti sia stata più di tanto indirizzata da Ducati Corse. Fra l’altro, Kallio non sta andando male: sta crescendo e sta iniziando a emergere. Canepa, invece, ci sta impiegando un po’ più di tempo.

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Il finlandese Mika Kallio, l’unico dei privati a difendersi con la Desmosedici.

Il quadro che è venuto fuori da questa discussione, da questa specie di forum che abbiamo voluto fare, è che il problema delle seconde guide che non brillano non sia poi così grave e scandaloso. A volte, un pilota è in crisi, o non riesce a uscire da una crisi, per il semplice fatto che si mette in rapporto con ciò che il compagno riesce a ottenere in più rispetto a lui. E il compagno di squadra, in questo caso, si chiama Casey Stoner.

Un chiaro esempio di fuoriclasse.

Foto Rimorini e Ducati Corse

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Andrea Tessieri

Andrea Tessieri, da sempre appassionato di motociclismo sportivo, segue le tappe italiane del WorldSBK e del mondiale GP professionalmente dalla fine degli anni novanta. Collaboratore di Mondo Ducati come fotografo e giornalista fin dai primi numeri, la propensione alla studio della storia del motociclismo sportivo lo porta alla pubblicazione di Ducati Racing, nel 1999, e del più recente Ducati Legends, uscito alla fine del 2021.

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