Una Ducati da Speedway

Una Ducati da Speedway

Avete mai visto una Ducati da Speedway? Dalla viva voce del costruttore, ecco la storia di questa sorprendente moto dedicata a Hamilton.

A metà degli anni ’70, quando ero solo un adolescente, mentre ero in vacanza con la mia famiglia in Danimarca, mi capitò di appassionarmi allo Speedway: i grandi del tempo, Ivan Mauger, Peter Collins e il danese Ole Olesen, dominavano in quel periodo questa particolare specialità, vincendo numerosi titoli mondiali.

Dopo ben 40 anni, ho avuto la fortuna di poter disporre di un bellissimo motore Ducati monocilindrico, fra l’altro nella pregiata versione Desmo: faceva parte di una serie di parti di ricambio d’epoca, dei primi anni Settanta, che avevo acquistato in blocco.

Quando lo vidi, feci questa considerazione ad alta voce: “Mi piacerebbe utilizzarlo per costruire una moto da Speedway”, rivolgendomi a Iain, mio amico e collaboratore qui alla Wreckless Motorcycle (questo il nome dell’officina inglese che ha realizzato questa special, ndr), prima ancora di rendermi conto se un tale pensiero fosse realmente nella mia testa.WM_AMG_Front_3Q_Right

In seguito, tramite le sue conoscenze, Iain, nonostante mettesse seriamente in dubbio la mia sanità mentale (e non sapendo praticamente niente di Speedway e dintorni), trovò un telaio da Speedway della stessa epoca del motore Ducati; una combinazione fortunata che comportò l’obbligo di effettuare tutte le modifiche necessarie (molte!) affinché il telaio potesse ospitare in modo adeguato il suo nuovo motore.

Tutto procedette velocemente così che, entro la fine del novembre 2016, lo avevamo quasi terminato di assemblare e il risultato ci sembrava fantastico!

Che design e colori per la verniciatura?” mi chiese a quel punto Iain.

Quello della Mercedes F1: mi piacerebbe realizzare una moto che sia di tributo al pilota Lewis Hamilton”.

Ancora una volta, Iain mi guardò stranito! Da allora però passarono altri 18 mesi, fino al 2018, quando purtroppo ci giunse la notizia della morte di Ivan Mauger: un grande campione dello Speedway, sei volte Campione del mondo, una leggenda del suo sport, il miglior pilota della sua generazione.

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Questa è una moto ricca di trovate geniali, come il contenitore cilindrico della foto qui sotto che, a prima vista sembrerebbe un serbatoio dell’olio: in realtà, la sua funzione è quella di ospitare parte dell’impianto elettrico, che così viene occultato alla vista. Al suo esterno l’interruttore che serve a dare corrente o spegnere il motore. Chiara poi la citazione per Lewis Hamilton: il 44 è infatti il suo numero di gara.

Fu questo lo stimolo decisivo per completare finalmente la moto: era il momento giusto per rendere omaggio a un tale eroe, celebrandolo nel migliore dei modi, ovvero con il metallo, la gomma e la vernice.

La moto ha quindi una duplice dedica: a Ivan Mauger, ma anche a Lewis Hamilton.

Del resto sono un fan degli sport motoristici, ma non a senso unico; certo, lo sono soprattutto del mondo delle moto, e il mio idolo in questo senso è senz’altro Valentino Rossi, ma per quanto riguarda le quattro ruote Lewis Hamilton ha catturato la mia immaginazione più di qualsiasi altro pilota del passato o del presente: questo per il suo talento, la determinazione, la resilienza e l’ambizione, tutte doti necessarie per essere un campione completo.

Lewis va anche al di là delle capacità necessarie per eccellere nel suo sport, come riescono a fare pochi atleti: è infatti uno spirito libero, vive la vita alle sue condizioni, un talento anticonformista.

Come detto, nonostante la realizzazione e il design della moto fossero già abbastanza definiti nel 2016, ci sono voluti però altri due anni per completare la moto e giungere al suo aspetto finale: un percorso lento, in quanto certamente non ci abbiamo lavorato tutti i giorni, perché altri progetti avevano la priorità.

Ma di tanto in tanto la nostra attenzione si dedicava solo a lei, anche perché molti sono stati i passaggi complicati che abbiamo dovuto affrontare come, ad esempio, il fatto che l’abbiamo verniciata per ben tre volte prima di raggiungere il risultato che desideravamo. Ora però, possiamo ben dire che il lavoro è terminato! La caratteristica principale di questa moto penso che risieda nel fatto che non è una realizzazione che si vuol far prendere troppo sul serio: è piuttosto un gioco, una celebrazione degli eroi che hanno lasciato un’impronta nella mia vita.

LA MOTO

È una special a tutti gli effetti, quindi non è catalogabile in alcun modo, è una sorta di Frankenstein in giacca e cravatta! Ducati non ha mai realizzato una moto da Speedway, ma se lo facesse, magari somiglierebbe alla nostra, chissà!

La sua storia ha preso il via, come detto, grazie a un telaio da competizione (forse della Jawa) degli anni Settanta.

Sicuramente questo telaio è stato utilizzato in gara, ma purtroppo non ne conosciamo la storia precisa: per noi era semplicemente un vecchio telaio buttato lì, insieme al suo forcellone, nell’angolo buio di qualche officina. Il motore è un Ducati 450 Desmo monocilindrico da 435,7 cc, probabilmente datato 1973: quando è entrato nella nostra azienda, ci siamo accorti che era stato modificato al tempo per gareggiare; infatti, ha valvole molto più grandi del motore di serie e anche la testa risulta lavorata.

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Le moto da Speedway sono quanto di più essenziale ci sia nel mondo delle due ruote: una sola marcia e niente freni! In questa libera interpretazione della Wreckless Motorcycle, in realtà, qualche concessione è stata fatta, come dimostra il grosso freno posteriore. A caratterizzare il tutto, poi ci pensa il nostro classico monocilindrico Ducati, in realtà mai visto prima in un contesto del genere. Notare anche il casco presente in questa foto: fa parte del “pacchetto”, con gli stessi colori e grafica di una moto veramente singolare, come dimostrano anche i quattro ammortizzatori da Mountain Bike di cui è dotata!

La sua potenza, in configurazione standard, è di 25 Cv a 6500 giri/min, ha la distribuzione a coppie coniche, mentre la frizione è multidisco in bagno d’olio con cambio a 5 marce; nuovo è invece il carburatore, ora un Amal TT.

Particolare il set personalizzato dei cerchi, realizzato dai ragazzi della SMPro: sono in tipica configurazione Speedway, ovvero 23″x1,60″ all’anteriore e 19″x2,15″ al posteriore, sui quali calzano appositi pneumatici della Mitas.

Da notare poi come il pignone abbia 14 denti, mentre la corona ben 52!

Come forcella abbiamo scelto un’unità Stuha regolabile, che è stata modificata per avere uno spazio sufficiente fra la ruota anteriore e il telaio; del resto, adattare un telaio di questo tipo a un motore Ducati richiede tutta una serie di accorgimenti utili a ottenere le corrette quote ciclistiche.

Direi inusuale per una moto da Speedway, poi, la scelta per la sospensione posteriore, con due ammortizzatori Marzocchi Moto C2R (altri due sono posizionati sulla forcella anteriore), normalmente impiegati sulle bici da MTB.

Il ponte di comando è caratterizzato da un manubrio Renthal che proviene da una KTM SX 85, un contagiri Daytona Velona analogico con display multifunzione e un comando del gas della Venhill, a doppio cavo, mentre le manopole sono sempre della Renthal.

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Sul lato sinistro del manubrio è presente il comando a cavo della frizione, in un blocco integrato della Beringer (sistema Stage 2) che include anche la leva del freno posteriore che viene attivata dal pollice. In questo modo si aziona il grosso disco della VBC personalizzato con una particolare incisione.

Il cambio viene azionato manualmente, alla vecchia maniera: sulla parte destra della moto, infatti, al posto del classico selettore a pedale c’è un’asta in alluminio (lunga quasi 35 cm) agendo sulla quale si cambiano appunto le marce.

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Le pedane sono della Kuryakyn e sono un accessorio aftermarket prodotto per il mercato delle Harley-Davidson.

Passando alle sovrastrutture, ecco la sella, realizzata a mano da noi della Wreckless, così come tutte le altri parti: il serbatoio è composto da un mix di parti originali utilizzate nelle gare di Speedway e parti in alluminio realizzate per nascondere componenti elettrici, come la bobina, l’interruttore di accensione, ecc.

Lo scarico è composto da un collettore realizzato a mano che conclude la sua corsa in un terminale Akrapovic originariamente pensato per la Yamaha R3.

Per la verniciatura, si è utilizzata la stessa tonalità argento della Ducati ST2, mentre i cerchi e i mozzi sono in nero lucido con raggi personalizzati in nero e argento alternati.

Vi sono poi alcuni rivestimenti effetto carbonio della Wicked Coatings, mentre il parafango anteriore è in fibra di carbonio, poi aerografato da Jason Fowler: a completare il tutto, adesivi e scritte utili per la decorazione finale.

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In queste foto, l’enorme corona della trasmissione finale, l’abbondante sella che contrasta con la quasi totale mancanza del serbatoio e infine, qui sopra, il carter dotato di finestrella per ammirare all’opera la coppia conica della distribuzione. Nella stessa foto, sulla sinistra, ecco la leva che il pilota deve azionare per inserire le marce, esattamente come sulle moto anteguerra!

Per concludere, non posso che ritenermi fortunato con la “THE H4MM4” (questo la sigla scelta per identificarla, con chiaro riferimento al numero di gara di Lewis Hamilton, ndr) perché ho potuto costruirla per un semplice sfizio personale, in testimonianza dei ricordi passati e presenti che i miei eroi mi hanno regalato.

Questo articolo ha 2 commenti.

  1. Marco

    Penso di non aver mai visto una cosa cosi oscena ed inutile

  2. Marco Bellini

    Di schifezze ne ho visto tante, ma questa senza dubbio le batte tutte, una costruzione più inutile di questa penso non averla mai vista, e di moto, soprattutto da speedway, ne ho viste tante in vita mia

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