Un Razgatlioglu perfetto, alimentato da una fame di vittoria assoluta, assistito da una moto che gli ha consentito di prendersi a Donington l’intera posta. Alle sue spalle, nelle tre gare, c’è voluto poco perché si creasse il vuoto assoluto, perché tutti potessero capire, senza fraintendimenti, che quello era il suo weekend.
Così anche il turco Campione del Mondo in carica ha smarcato la tripletta, come Rea e Bautista, ed è stata per lui la prima volta.
Indietro in classifica, Toprak lo aveva detto: “Correrò gara per gara, cercando la vittoria su ogni pista.” Ed è stato il Re d’Inghilterra. Un valore aggiunto allo spettacolo che i tre padroni assoluti della Superbike ci stanno offrendo quest’anno, un motivo in più per assistere alle battaglie esaltanti in pista delle quali il giovane turco, Jonathan Rea e Alvaro Bautista sono gli attori pricipali. Sono loro, senza che nessuno sia in grado di inserirsi, gli unici membri del club esclusivo che si sono creati. Un club chiuso, dove per gli altri è impossibile inserirsi.
Sono loro che si spartiscono le vittorie, sono loro che fanno e – al limite – disfano. Non hanno paura di mettere sul tavolo tutto quello che hanno e ognuno si fa forte della rivalità con gli altri, ognuno di loro vive le gara per stare davanti, per battere gli altri due, e per stupire gli altri due con numeri e imprese impossibili. C’è da credere che si divertano. Spesso la storia delle corse ha vissuto momenti di rivalità accesa fra due campioni, di esempi ce ne sono tanti, ma questa, la lotta a tre, con l’equilibrio pressoché ristabilito dopo Donington, è una situazione più rara. Alvaro Bautista è caduto nella gara del sabato, lasciando punti pesanti sull’asfalto della pista britannica e – neanche a dirlo – Razgatlioglu e Rea, immancabilmente loro due, si sono approfittati a pieno del passo falso dello spagnolo: venticinque punti Toprak e venti Jonathan, puntualmente incassati.
Quello che era possibile prendere lo hanno preso, non consentendo a nessun altro di fare in modo che il bottino di punti fosse in qualche maniera diluito. Una caduta anomala per come la si è vista, quella di Alvaro, al quale si è ripresentato il retrogusto del mondiale perso tre stagioni fa. E’ stata la notizia del weekend. Occorreva reagire e il pilota del Team Ducati Aruba.it ha reagito, correndo in difesa, riuscendo perfettamente sia nella corsa dei dieci giri che in Gara 2, a portare a casa il minimo danno possibile in una giornata che bisognava giocarsi così, e mettendosi addirittura dietro Rea nella frazione conclusiva, con un sorpasso da antologia. Del resto anche Rea – pur velocissimo in prova – ha realizzato presto che sarebbe stato difficilissimo battere il pilota della Yamaha.
Così ha corso in difesa anche lui, con però i premi accessori di guadagnare su Alvaro e nello stesso tempo concedendo al Campione del Mondo il minimo che era concedibile al suo stato di grazia sul tracciato inglese. Così il mondiale si riapre, anche ad un Toprak più indietro, perché nel Regno Unito ha messo paura e perché in Superbike, in questa Superbike a tre punte, perdere e guadagnare è facile.
La logica dice che vincerà chi riuscirà a forzare e imbrigliare la propria natura di attaccante, vincerà chi saprà resistere anche a farsi bello con i rivali, a frenare la voglia occasionale di stare davanti per forza. Sarà davanti – alla fine – quello che più degli altri saprà lasciare la visione della gara e allargare il proprio orizzonte all’immagine della vittoria finale. E sarebbe una strategia razionale, se non fosse che Alvaro, Jonathan e Toprak ci hanno abituato al tutto o niente. Gente da sì o no, da bianco o nero. E ci piace così, meglio per noi che assistiamo alle loro imprese impossibili, ai loro sorpassi – ne abbiamo visti anche a Donington – al limite o anche oltre le leggi della fisica.