750 SS café racer: una special gentile

750 SS café racer: una special gentile

Un profondo restyling delle sue linee trasforma la Ducati 750 SS disegnata da Pierre Terblanche in una piacevole café racer.

Vi ricordate al tempo quante discussioni sulla nuova linea impostata dal designer Pierre Terblanche per la rinnovata famiglia delle Supersport? Certo, le rotondità delle prime serie, con il carattere distintivo della presenza del faro quadro anteriore, erano probabilmente un po’ datate, ma il salto in avanti fu senz’altro molto ampio e non pochi ducatisti rimasero un po’ disorientati.

Direttamente ispirata alla sua precedente Supermono, la nuova SS aveva infatti linee spigolose e estremamente moderne, con quella parte inferiore della carena a ricordare la bocca spalancata di uno squalo: insomma, un bel po’ differente dalle linee classiche e paciose della precedente versione!

A trovare un punto di raccordo fra questi due mondi ci ha pensato la Kaspeed Moto, un nuovo atelier che, dalla Germania, e più precisamente dalla Sassonia, ha rivisitato una vecchia 750 SS del 2001 con l’obiettivo di realizzare una café racer dalle linee sportivamente classiche.

La Kaspeed è una classica azienda a conduzione famigliare: con il padre Karsten lavorano infatti i due figli gemelli Jimmy e Mick. Insieme hanno creato questa attività che, come abbiamo detto, è appena agli inizi, tant’è che questa SS è la loro terza moto, ma sicuramente, per loro stessa ammissione, è quella che li ha più coinvolti e soddisfatti; la moto è stata presentata in anteprima al famoso happening motociclistico di Glemseck 101, di cui lo scorso settembre si è tenuta la dodicesima edizione, dove ha riscosso un notevole successo.

Come spesso succede in questi casi, è stato papà Karsten a infondere il sano virus del tuning in famiglia: infatti, la sua passione per le moto è iniziata negli anni ’70 e ha preso nuova vita quando i suoi due figli hanno preso la patente rinnovando così l’interesse per la preparazione e l’elaborazione delle moto!

Capite quindi che, anche se la loro attività è agli esordi, non sono certo degli sprovveduti: infatti, ben prima di entrare in possesso della SS, avevano ben chiaro come il compito che gli aspettava fosse tutt’altro che semplice, ovvero come trasformare la spigolosa 750, con il suo ingombrante serbatoio, in una moderna e affascinante café racer!

Ma queste, a quanto pare, sono le sfide che intrigano di più la nostra teutonica famiglia.

Bando alle chiacchiere, però, perché è già giunto il momento di spogliare la moto e di mettersi al lavoro sul telaio, la cui parte posteriore è stata completamente modificata: prima di tutto si è scelto di accorciarla, in modo che la moto risultasse più compatta, visto anche che non è più destinata a ospitare il passeggero.

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Importante il lavoro effettuato sulla parte finale del telaio, che ora termina con un tubo circolare nel quale è stata incassata la luce posteriore

Anche il profilo è stato rivisto, restringendo le sue dimensioni verso l’estremità posteriore, chiusa poi con un tubo circolare che ne circoscrive il suo profilo.

Il secondo passo è stato quello di eliminare tutti gli attacchi dal resto del telaio, visto che è stata tolta di mezzo la carena di cui era dotata la moto e che quindi si è reso necessario riposizionare molti accessori in modo che risultassero il più possibile nascosti alla vista.

Il nuovo andamento del telaio ha permesso di creare un collegamento stilistico tra la parte anteriore e posteriore della moto, così da unire in una sorta di linea immaginaria il cupolino al codone posteriore: in effetti, così la moto sembra molto più raccolta ed equilibrata rispetto all’originale, anche se ovviamente la mancanza della parte destinata al passeggero facilita molto il compito!

La parte anteriore della moto è stata caratterizzata da un cupolino stile Moto Guzzi Le Mans, che è stato rimodellato in linea con lo stile sportivo e classico che volevano conferire alla moto, in modo che poi fosse adatto a ospitare un faro dal diametro più piccolo rispetto a quello per cui era stato progettato; il faro stesso è poi molto particolare, perché ha al suo interno un’unita circolare a led che ha la funzione di luce di stazionamento.

Passando alla parte centrale della moto, da notare come sia stata rimossa, con lo scopo di rendere più filante la linea, la protezione posteriore in gomma presente di serie sul serbatoio della famiglia SS; la parte superiore del serbatoio è stata impreziosita dal classico logo “Ducati Meccanica”, una bella citazione della gloriosa storia del marchio di Borgo Panigale.

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Il logo di Ducati Meccanica è ben presente sul serbatoio della special della Kaspeed moto; il cupolino stile Le Mans ospita un moderno faro con tanto di luce perimetrale a led.

Un bel colpo d’occhio lo dona senz’altro il terminale di scarico, grazie ai collettori lucidati e integrati con due terminali in stile MotoGp, sostenuti da due staffe fatte su misura che sono progettate e realizzate con l’obiettivo di ottenere un risultato all’altezza di una moderna café racer.

La moto termina con un piccolo codino realizzato interamente all’interno dell’officina Kaspeed: prima si è provveduto a fare lo specifico stampo, poi si è prodotto il pezzo finito utilizzando fibra di carbonio, kevlar e fibra di vetro. Il rivestimento della sella è stato poi messo a punto da un artigiano locale.

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Un particolare del codino e della bella sella di fattura artigianale.

Mentre la moto era completamente smontata, se ne è approfittato per effettuare una completa revisione del motore, sostituendo tutte le parti soggette a usura e cambiando completamente l’impianto elettrico.

Un capitolo a parte lo merita la verniciatura e finitura di questa lineare e avvincente special: non si è andati alla ricerca di particolari effetti speciali, proprio per non rischiare di mettere in secondo piano la piacevolezza e classicità della moto. Così è stata scelta una tonalità definita “Rosso Fuoco”, utilizzando una vernice professionale che ha richiesto ben tre diverse stesure.

Tale lavoro è stato reso più semplice dal fatto che uno dei fratelli è un carrozziere e che quindi non ha avuto particolari difficoltà nell’effettuare un lavoro che richiede notevole esperienza e capacità.

Anche il telaio e i cerchi sono stati riverniciati, mantenendo però la tonalità originale. Invece, per il motore si è scelta una vernice grigio scuro metallica con lo scopo di creare un piccolo contrasto con il resto delle strutture.

Il cruscotto è stato completamente rivisto, con l’installazione di due strumenti Daytona dal gusto piacevolmente retrò, mentre le luci delle spie sono state integrate nella piastra superiore di sterzo attraverso una lavorazione effettuata con macchina a controllo numerico.

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Molto belli e di gusto classico i due strumenti della Daytona, con tutte le spie di servizio ora incastonate nella piastra di sterzo.

Il ponte di comando si completa con la scelta delle leve LSL e con il posizionamento degli indicatori di direzione Motogadget nella parte terminale dei manubri.

La moto è poi dotata di un supporto targa in acciaio inox che include le frecce e una piccola luce posteriore incassata nel tubo posteriore del telaio.

Nonostante sia una special notevolmente modificata, la moto è perfettamente idonea a circolare su strada: questo grazie all’intelligente normativa tedesca che consente, grazie al TÜV, di omologare pezzi unici per la circolazione su strada. Ovviamente, tale certificazione viene concessa solo a fronte di mezzi che rispettano perfettamente le regole del Codice della Strada e che siano realizzati in modo professionale.

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Senza le pesanti sovrastrutture che aveva la moto di serie, la 750 della Kaspeed assume tutt’altra eleganza, rivelandosi un ottimo mezzo per qualsiasi tipo di impiego, anche grazie al fatto che è omologata per la circolazione su strada.

La domanda a questo punto sorge spontanea: perché non è possibile fare lo stesso anche in Italia? Amare considerazioni a parte, non ci resta che commentare positivamente l’abilità e la perizia con cui è stata realizzata questa bella café racer che ha senza dubbio il merito di aver rivitalizzato un mezzo che non ha mai riscosso particolare interesse nei ducatisti.

Per chi è già proprietario di un modello di questa famiglia di Supersport, invece, la special della Kaspeed potrebbe offrire una buona serie di consigli per renderla più leggera e stilisticamente moderna, facendo ben attenzione però a non operare modifiche che potrebbero rendere impossibile il passaggio dell’inevitabile revisione biennale che attende tutte le moto dopo quattro anni dalla prima immatricolazione.

Ducati 750 SS

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Abbiamo effettuato una prova della 750 SS nel 1999: il test mise in evidenza i pregi di questo modello, ovvero come fosse una moto divertente grazie ai suoi 64 cv all’albero con una coppia sostanziosa e pronta già dai 4000 giri, oltre che molto maneggevole e sicura.

In questa cilindrata fu scelta da molti perché comunque non presentava molte differenze rispetto alla versione di cubatura maggiore (sella più bassa di 5 mm, forcella priva di regolazioni, gomma posteriore 160/60 invece che 170/60 e forcellone in acciaio invece che in alluminio), costando comunque ben tre milioni di lire in meno rispetto alla 900.

In questa prima versione, poi, la 750 era dotata ancora di due dischi anteriori Brembo da 320 mm, che poi furono ridotti a un’unità singola negli anni successivi. Un aspetto negativo, da condividere con tutti gli altri modelli di questa famiglia, era la sua scomodità, data da una posizione di guida troppo caricata sui polsi, creando anche po’ di disagi sui piloti di altezza superiore alla media.
La 750 SS aveva comunque le caratteristiche di una moto poco impegnativa, agile, con la quale togliersi discrete soddisfazioni sul misto non troppo veloce.

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