Al Sachsenring Marc Marquez pone fine al digiuno di vittorie della Honda, durato 21 Gran Premi, e al suo.
Marc è tornato? E’ una bella domanda, alla quale non è possibile rispondere (saranno i prossimi appuntamenti a dircelo); intanto però dalla vittoria del fuoriclasse spagnolo, tutte allineate e pronte a scattare come su una ideale griglia di partenza, prendono il via diverse valutazioni.
La prima, quella in pole, è la più ovvia e la meno discutibile: Marc Marquez ha vinto, e questo è il certificato, assodato, messo nero su bianco, dato di fatto. E la vittoria ci poteva stare: in fin dei conti anche il pilota numero 93 è lì per giocarsela, uno dell’élite dei piloti che – di Gran Premio in Gran Premio – sono accreditati della possibilità di incappare nella giornata giusta.
Ed è questo da chiedersi: ha pescato il Jolly su una pista a lui favorevole dove, con ieri, ha vinto undici volte? Ha pescato la carta giusta su un circuito dove nessuno è riuscito a battere il suo record sul giro?
C’è senz’altro una parte di tutto questo nella vittoria di ieri, ma c’è stato anche il lampo del Campione: nella prima parte della gara i migliori, con Marc a comandare, formavano un trenino dal quale sarebbe potuto uscire qualsiasi risultato… poi però ci si è messa la pioggia.
Non tanta, ma sufficiente a fare in modo che gli altri – tutti gli altri – pelassero il gas. Lui no, ed è qui che si è rivisto il vero Marquez: si è preso un paio di secondi di margine e nessuno è più stato in grado di riprenderlo. Ci stava anche di potersi stendere, ma la sensibilità propria del suo bagaglio di fuoriclasse lo ha premiato.
Quindi ieri lo spagnolo ha vinto perché ha fatto quel “di più” che agli avversari non è riuscito. Inoltre sono sempre stato convinto che i piloti si nutrano e si fortifichino nella vittoria, e quindi già dalla prossima gara avremo un altro Marc Marquez, che magari potrà anche non vincere, ma che sarà più somigliante e molto più vicino a quello che metteva paura.
Dovrà combattere – lo abbiamo già scritto in passato – con avversari diversi da quelli che è stato capace di annientare prima dell’infortunio, nel gruppo dei quali magari non è possibile che si possa individuare un rivale solo, ma semmai una muta scatenata di ragazzi che stanno crescendo bene.
Ieri, lasciando perdere Morbidelli e Viñales, quello che ha perso – di nuovo – è stato Fabio Quartararo. Il francese, per una ragione o per l’altra, manca sempre di quel qualcosa di più che potrebbe consentirgli di aspirare al ruolo di dominatore della stagione.
Lo dico e meno assumo la responsabilità: il terzo posto di ieri è poco e buon per lui se chi lo segue in classifica non è stato capace di arrivargli davanti, per una ragione o per l’altra.
Ed è qui che entrano in gioco i piloti della Ducati Desmosedici. Francesco Bagnaia, Jack Miller e Johann Zarco sono sicuramente piloti a livello di Fabio, ma ieri, sul Sachsenring, hanno avuto ciascuno i propri guai.
Il primo, autore di una gara da applausi per la rimonta che lo ha portato al quinto posto, ha radice dei propri grattacapi da ricercarsi nelle prove, che lo hanno costretto a partire molto indietro, Miller ha sofferto per la mancanza di grip e dopo un illusoria fiammata iniziale, ha corso in difesa (senza però riuscire a difendersi dall’attacco del compagno di squadra all’ultimo giro).
Da Zarco ci saremmo aspettati di più: l’ottavo posto, partendo dalla pole, è senza dubbio una delusione. Benissimo invece la KTM, non solo con il sempre più in palla Miguel Oliveira, secondo alle spalle di Marquez, ma anche con Brad Binder che arriva a ridosso del podio.
La casa austriaca sembra avere riordinato le idee, mettendo in pista delle moto con le quali tutti gli aspiranti dovranno fare i conti. Bene anche l’Aprilia, che se trovasse la maniera di non calare da metà gara in poi, sarebbe al livello delle migliori. Le Suzuki ultimamente arrancano, con i propri piloti fagocitati nella zona grigia di quelli che davanti non hanno la possibilità di affacciarsi.
La Honda – ha vinto, ma l’abbiamo lasciata per ultima – a detta di Marc è tornata sui propri passi, ritrovandosi e facendo ritrovare al proprio campione quello che conosceva. Anche questo è uno dei motivi che scaturiscono dalla vittoria di Marquez: anche la Honda è tornata?
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