Una Ducati MHR 900 restaurata e portata in pista

Una Ducati MHR 900 restaurata e portata in pista

La MHR rappresenta l’ultimo bicilindrico a coppie coniche prodotto a Borgo Panigale, un’icona tra le moto da gara non solo per i ducatisti.

É una delle Ducati più ricercate, ambita dai collezionisti di tutto il mondo per la sua innata sportività, ed è l’ultima bicilindrica ad alberi e coppie coniche a essere stata prodotta a Borgo Panigale. Costruita, come un vero oggetto di culto, in poco più di 7000 unità a partire dal 1979, rappresenta il più significativo omaggio alla grandiosa vittoria del fuoriclasse inglese Mike Hailwood al Tourist Trophy del 1978.

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La Mike Hailwood Replica nasce per celebrare la straordinaria vittoria dell’omonimo pilota inglese al Tourist Trophy del 1978. In tutto, ne sono stati realizzati soltanto 7000 esemplari.

La Ducati 900 ufficiale, destinata alla celeberrima competizione che si svolge sull’isola di Man, era contraddistinta dalla sigla NCR perché la sua preparazione agonistica veniva compiuta dalla “Nepoti Caracchi Racing” di Bologna e il suo propulsore, derivato da quello in dotazione alla 900 SS, aveva una cilindrata effettiva di 864 cc, con alesaggio di 86 e corsa di 74,4 mm, capace di sviluppare ben 105 Cv a 8500 giri.

La notevole differenza di potenza rispetto alla SS era dovuta principalmente all’alimentazione, affidata a carburatori Dell’Orto PHM con diffusore da 40 mm senza filtro e allo scarico brunito di tipo 2 in 1; il cambio era del nuovo tipo a innesti frontali, a tre denti anziché a sei.

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Come ogni racer d’epoca che si rispetti, la strumentazione è composta dall’immancabile contagiri meccanico Veglia a fondo bianco.

Il telaio, costruito dalla bolognese Daspa, era leggerissimo: la motocicletta pesava infatti circa 150 Kg. Telaio e sospensioni erano quindi identici a quelli montati sulla 900 S2, con la sola eccezione degli ammortizzatori: più lunghi di 20 mm. La frizione era a secco con comando idraulico e il filtro dell’olio a cartuccia era ubicato in mezzo alla V generata dai cilindri. Sempre dalla 900 S2, la MHR ha ereditato le leve al manubrio e le pinze dei freni Brembo, che venivano ancorate sulla parte posteriore dei foderi della forcella.

Il desiderio di possedere una Ducati 900 coppie coniche da corsa è nato nella mente e nel cuore del suo proprietario, Carlo Passari, dopo la grande vittoria di Mike Hailwood al Tourist Trophy del 1978; il primo, all’epoca dei fatti, aveva solo 23 anni e le sue possibilità finanziarie non gli permettevano l’acquisto di una simile opera d’arte.

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Le perfette condizioni in cui è stato riportato il motore di 864 cc.

Gli anni sono passati e un giorno, nel 2010, sfogliando un libro sulla Ducati, l’appassionato romano ha visto una foto che ritraeva il grande pilota britannico sulla sua Ducati proprio al TT: si è riacceso così il desiderio di possedere una moto simile, anche se sarebbe stato tutt’altro che facile trovarne un esemplare; infatti, la maggior parte di essi era finita all’estero e i pochi rimasti in Italia si trovavano custoditi nei box di collezionisti che non li avrebbero venduti se non per cifre stratosferiche.

Dopo circa un anno, un amico gli ha segnalato la presenza di una 900 a coppie coniche in vendita presso la concessionaria Celani di Roma: la motocicletta era stata “ibernata” in due casse, completamente smontata, con il telaio e le ruote da una parte e la carenatura da un’altra.

La visione di quella che poteva diventare la sua moto ha sconvolto a tal punto il futuro acquirente tanto da farlo sentire come Tom Cruise nel film Mission impossible; aiutato da Daniele Celani, che si è rivelato un grande appassionato di Ducati, ha cercato di capire cosa mancasse per poter ricomporre la moto senza grandi difficoltà.

Il problema più grande era senza dubbio il motore: le sue parti vitali, come l’albero di manovella e i carter, erano ridotte piuttosto male a causa dell’utilizzo in gara e tutto il resto era da revisionare completamente, mentre il telaio Daspa era invece in ottimo stato.

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Il bicilindrico a coppie coniche è stato revisionato, oltre che sottoposto a un’opera di elaborazione che lo ha reso ancora più adatto all’utilizzo in pista.

Carlo ha contattato quindi Massimo Tulli, il suo meccanico di fiducia, per sapere se era disponibile a restaurare la moto e se poteva reperire i ricambi necessari: la sua risposta è stata affermativa, quindi si è conclusa la trattativa con Celani e si è perfezionato l’acquisto. Qualche giorno dopo era pronto l’elenco dei pezzi da sostituire, forniti dalla Old Racing Spare Parts di Reggio Emilia, quindi sono iniziati i lavori di ripristino del motore e della ciclistica, che sono durati circa un anno. Per fortuna, le famose coppie coniche della distribuzione erano in buono stato e l’abilità di Massimo Tulli ha fatto il resto.

Il giorno che tutto è stato ultimato si è potuti procedere alla messa in moto, che ha rappresentato una grande emozione sia per il proprietario che per il restauratore: il possente motore si è avviato subito, con un ruggito da brividi, ma allo stesso tempo girava come un orologio, con un rumore cupo ai bassi regimi e acuto agli alti.

L’ex pilota Mario Roscioli ha avuto l’onore di compiere il primo giro di prova nell’ampio parcheggio, sufficientemente lontano dall’abitato, nel quale la motocicletta ha emesso i suoi primi “vagiti”: tutto ha funzionato a meraviglia e il lavoro di restauro è stato poi ultimato con la verniciatura della carenatura e il suo montaggio.

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La bella livrea rossa e argento della MHR le conferisce un misto di sportività ed eleganza.

In seguito, il fortunato proprietario ha deciso di portare la moto presso lo storico autodromo di Vallelunga per provarla in pista: il motore spinge forte fin da subito (già a 3000 giri) e allunga senza esitazioni, con vibrazioni quasi inesistenti pur essendo un bicilindrico di grossa cilindrata; in uscita dalle curve, basta appoggiare il gas e il tiro del motore porta fuori dalle stesse in un attimo.

Il telaio Daspa preferisce i circuiti veloci e le curve ad ampio raggio: in quelle strette si fatica un po’, ma, una volta presa la traiettoria, la stabilità risulta totale e si può accelerare senza incertezza e con la massima tranquillità.

La melodia che esce dallo scarico è solo per le orecchie più allenate e disposte al sacrificio ma, in compenso, questa moto regala grandi emozioni.

Dopo il primo test, sono stati sostituiti i cerchi con dei Campagnolo e i pneumatici con degli Avon Racing: il tutto fedele alla versione da corsa originale.

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Durante il secondo test la differenza di comportamento della ciclistica rispetto al precedente è stata notevole: i cerchi Campagnolo, più leggeri degli originali, facilitano i cambi di direzione e l’inserimento in curva è decisamente più rapido, mentre i pneumatici Avon consentono pieghe più accentuate, con un’ottima tenuta in accelerazione; l’avantreno, già stabile grazie all’ottimo telaio, con queste gomme permette di compiere staccate decise in tutta sicurezza.

L’armonia della componentistica di questa favolosa Ducati è dunque totale e la semplicità con la quale si lascia guidare, anche spingendo forte, è totalmente inaspettata per la sua età (34 anni): il cambio si aziona con naturalezza e le marce sono ben spaziate tra loro: il massimo della goduria in scalata è proprio il colpo di gas che precede l’intervento sul cambio, tanto che il suono dello scarico passa da un rombo fragoroso a un cupo borbottio e, in attesa della riapertura dell’acceleratore, è possibile avvertire anche il “fruscio” delle coppie coniche.

La Mike Hailwood Replica viaggia sicura a 200 Km/h sia in rettilineo che nei curvoni: permette ottime manovre e consente pieghe incredibili, la forcella è particolarmente valida ed è in grado di adeguarsi alle asperità del terreno senza affondamenti vistosi, la frenata è sicura, potente e modulabile, mentre il propulsore è sempre reattivo, con qualsiasi marcia inserita e a ogni regime, non avendo bisogno di una guida esasperata per fornire prestazioni importanti.

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Il serbatoio in fibra di vetro è caratterizzato da un’apposita porzione non verniciata che consente di tenere sotto controllo il livello del carburante, aspetto di fondamentale importanza in una gara lunga come il TT.

Questa Ducati è una vera sportiva di razza, dotata di un’ottima tenuta di strada, soprattutto sui curvoni veloci; con essa è possibile dare libero sfogo alle proprie velleità velocistiche, perfettamente supportati dalla grande coppia a disposizione.

Accelerazione, inserimento e uscita di curva rappresentano un crescendo di emozioni, l’essenza di ciò che una motocicletta riesce a donare al suo pilota, dove velocità e suoni si confondono in un’esperienza motociclistica indimenticabile.

Foto Paolo Grana

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A Jerez de la Frontera, seconda tappa del campionato SBK, si ri-accende lo spettacolo con Ducati protagonista. Doppietta di Redding e secondo posto in gara 2 per Davies.

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Una MHe e una MHR in garage

Completamente diverse per stile e concezione, le due moto trovano il loro filo conduttore sotto il nome dell’indimenticato pilota inglese.

Questo articolo ha un commento

  1. Roberto

    Moto molto bella e curata, articolo con qualche fatto storico non corretto. la MHR non è tra le più ambite delle ducati coppie coniche, MA tra le più prodotte, cosa che riflette sul prezzo. è una di quelle meno care.
    la moto che corse con Mike Hailwood a IOM 1978 NON aveva praticamente nulla di serie, compreso il motore, le sospensioni, il telaio (come menzionato un daspa). i motori erano speciali fusi in terra e prodotti in pochissimi esemplari proprio per le corse, e non avevano il filtro olio tra i due cilindri.
    detto ciò, complimenti al proprietario moto molto bella. giusto una nota, le ruote sembrano speedline non campagnolo. le speedline furono oggetto di un richiamo in quegli anni per un difetto di costruzione, si sbriciolavano mentre uno andava. se queste sono nuove, tutto ok. se sono ruote epoca restaurate, e non siete sicuri se sono quelle soggetto al richiamo, io non le userei.
    buona strada!

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