Ducati 60 con telaio “custom” Caproni, una special d’epoca

Ducati 60 con telaio “custom” Caproni, una special d’epoca

Un invito a tornare giovani, a sfidare gli amici del bar sul rettilineo più lungo del paese…

Si sente spesso parlare delle cosiddette “special d’epoca” nell’ambito del collezionismo e degli appassionati di moto storiche, ma spesso e volentieri si tratta di un argomento abbastanza delicato. Infatti, sono in molti a vedere la modifica di una moto sopravvissuta alle insidie del tempo come un vero e proprio sacrilegio, mentre altri la vedono come una pratica legittima, purché venga effettuata con parti e accessori della stessa epoca in cui la moto è stata costruita. Altri ancora, invece, ritengono che tutto sia concesso, purché il mezzo in questione non sia particolarmente ricercato o di sostanziale interesse storico.

Insomma, come avrete capito, non esiste un unico filone di pensiero e quando ci si trova a dover valutare oggetti di questo tipo, forse, la cosa migliore da fare è quella di esaminare attentamente caso per caso.

Piccolo e cattivo, il 60 di Enea rappresenta un periodo in cui la voglia di correre era uguale alla voglia di vivere, anche con mezzi di potenza assai ridotta e ciclistiche tutte da inventare. Il mezzo di Enea, invece, pur essendo fedele allo spirito del tempo, è curatissimo in ogni particolare.

Se infatti ci è capitato, anche piuttosto spesso, di imbatterci in realizzazioni abbastanza discutibili, riteniamo con una certa sicurezza che nessuno avrà da ridire su questo bellissimo esemplare di Ducati 60 con telaio Caproni “customizzato” dallo specialista Enea Entati di Bondanello di Moglia.

La moto che vedete nelle immagini è stata infatti completamente rivista in chiave racing, dal momento che la Casa di Borgo Panigale era solita impiegare il 60 anche nelle competizioni di Gran Fondo, come la Milano-Taranto e il Motogiro d’Italia.

Il piccolo motore è un vero spettacolo della tecnica, con il volano esterno che sembra una citazione delle Moto Guzzi dell’epoca, allora all’avanguardia per tecnica e prestazioni.

Pertanto, Enea ha voluto ricreare una sorta di tributo a quel tipo di gare, partendo da quella che può essere considerata come la prima, vera “moto” Ducati, visto che il Cucciolo, con il quale il 60 condivideva il motore, è in realtà una sorta di bicicletta motorizzata.

Nel fare questo, naturalmente, Entati ha utilizzato solo ed esclusivamente materiale perfettamente compatibile con l’età e la caratterizzazione dell’esemplare prescelto, senza concedersi alcuna divagazione sul tema, da profondo conoscitore della materia qual è.

Tutto è partito dal telaio, che Enea ha modificato realizzando una sorta di culla chiusa inferiore, anche se il motore ha mantenuto il fissaggio a sbalzo, retaggio del suo originale impiego sul Cucciolo. Tutta la parte posteriore, compresa la struttura reggisella e il supporto del parafango, è stata rifatta di sana pianta, conferendo al mezzo un’impostazione decisamente più sportiva.

Special-d'epoca-Ducati-Caproni

Il monocilindrico di 60 cc, invece, è stato trasformato attraverso una modifica che, all’epoca, veniva proposta dalla Lario e che Entati ha replicato sulla base degli stampi originali con cui ha effettuato le relative fusioni.

Il kit comprende cilindro, testa, valvole, doppie molle e albero a camme: a questi particolari va ad aggiungersi anche il particolarissimo impianto di scarico alto, caratterizzato da un layout perfettamente rettilineo, in quanto la luce di scarico, sul gruppo termico Lario, è rivolta in direzione opposta al senso di marcia, come si vede nella foto qui sopra.

Il motore è stato poi dotato di un magnete nella parte anteriore, comandato attraverso una catena che prende il moto da un volano esterno dalle classiche forme “ad affettatrice”, come quello che gli appassionati avranno certamente visto su numerose Moto Guzzi d’epoca.

special-Ducati-con-telaio-Caproni
Il tromboncino dello scarico pare messo lì per stuzzicare la nostra fantasia e farci immaginare il sound che deve avere questo piccolo motore quattro tempi.

Il volano, che ha più o meno lo stesso peso dell’originale, trascina il magnete con un rapporto tale che a ogni giro del primo ne corrispondono due del secondo, in base agli ingranaggi predisposti da Entati.

Il vantaggio di utilizzare il magnete invece della bobina interna è essenzialmente legato alla sua maggior affidabilità di funzionamento, come aveva avuto modo di verificare la stessa Ducati in occasione delle massacranti corse di Gran Fondo, che, oltre ai piloti, mettevano a dura prova anche la parte meccanica.

La sella, il serbatoio e i semimanubri, con questi ultimi attaccati direttamente alla forcella, sono anch’essi stati modificati da Enea per accentuare una connotazione all’insegna dell’essenzialità, come si conviene ai mezzi che appartengono al mondo racing, ma che non trascura affatto i particolari.

Basta dare un’occhiata alla strumentazione e al relativo supporto artigianale per rendersene conto. Sopra la piastra di sterzo superiore compare infatti il solo tachimetro, originale Ducati, anche se quest’ultimo non è in Km/h, ma in miglia orarie, perché la moto è destinata a un collezionista statunitense ed Entati ha previsto anche questa finezza. “Era l’ultimo che avevo a disposizione, – spiega Enea – ma ho pensato che fosse giusto che ad averlo fosse il futuro proprietario della moto, che risiede appunto in America”.

La forcella è quella originale del Ducati 60, solo che Entati ha eliminato le molle interne e ha montato due molle esterne, in modo da rendere l’insieme più piacevole alla vista.

Sotto al serbatoio del carburante, sul lato sinistro, si trova invece un manettino che regola l’anticipo del già citato magnete, mentre un tubicino trasparente recupera i vapori dell’olio del motore e li riversa direttamente sul ramo basso della catena di trasmissione, in prossimità del pignone, unendo così necessità e utilità.

Di serie è invece la caratteristica sospensione posteriore di tipo Cantilever, anche se Entati ha revisionato sia le molle che i tamponi presenti all’interno del tubo principale del telaio.

Le pedane sono di tipo sportivo e trovano ancoraggio attraverso due piastre laterali che Enea ha aggiunto al telaio, realizzando anche i leveraggi relativi al comando del cambio.

 Un dettaglio della sospensione posteriore, protetta da un soffietto, e del prezioso carburatore Dell’Orto con vaschetta separata.
 

Il carburatore è un Dell’Orto con vaschetta separata e diffusore da 16 mm, molto diffuso negli anni Cinquanta e dunque perfettamente compatibile con la realizzazione di Entati.

Allo stesso modo, i freni a tamburo sono quelli originali del Ducati 60, che Enea ha ritenuto di non dover sostituire alla luce del loro discreto funzionamento. Del resto stiamo parlando di una moto che non supera i 70 Kg di peso e che pertanto non richiede una potenza frenante particolarmente notevole per essere fermata, anche se la velocità massima che è in grado di raggiungere è comunque superiore ai 100 Km/h.

Nonostante la caratterizzazione sportiva, inoltre, Entati ha mantenuto il cassettino porta attrezzi che si trova immediatamente sotto al soffietto in gomma che protegge la sospensione posteriore: il motivo, in questo caso, non è però legato al comfort di marcia, bensì a una ancora più fedele rispondenza storica, visto che sui mezzi che partecipavano al Motogiro d’Italia e alla Milano-Taranto i partecipanti vi riponevano immancabilmente gli strumenti di prima necessità per far fronte a eventuali guasti meccanici, che come è facile immaginare erano tutt’altro che improbabili.

Insomma, quella di Entati può essere considerata a pieno titolo una vera special d’epoca, come testimonia anche la cifra che il facoltoso collezionista americano si è sentito di offrirgli per entrarne in possesso.

Naturalmente, non possiamo parlare di cifre esatte, ma possiamo garantire che si tratta di una somma importante, considerato che solo il kit di trasformazione del motore costa 1800 Euro.

Una moto unica che, pur non rispettando più le specifiche originali, rimane fedele in tutto e per tutto al periodo storico in cui è stata costruita, dai componenti strutturali fino agli elementi di dettaglio, come il marchio che compare sul serbatoio, riproducente il logo del caprone alato che contraddistingueva appunto la Aeroplani Caproni di Rovereto, in provincia di Trento, azienda specializzata nel settore dell’aeronautica presso la quale, come forse non tutti sanno, era assemblato non solo il telaio, ma tutto il veicolo della Ducati 60, mentre in quel periodo, a Borgo Panigale, veniva costruito soltanto il motore.

Foto Enrico Schiavi

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